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Corriere di Gela | I re Magi e il presepe Che la tradizioni continui
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notizia del 19/12/2006 messa in rete alle 09:56:07
I re Magi e il presepe Che la tradizioni continui

Ho letto da qualche parte che è certo, che per la loro seducente avventura, favorita dal mistero, i Magi continuano ad essere contemporanei ad ogni uomo in cerca di verità. Parlo dei Magi del presepio che incantano i bambini ed i grandi, e purtroppo, una nutrita schiera di imbecilli lungo tutta la beneamata penisola italica, vorrebbe eliminare. E sapete perché? Perché con la loro presenza natalizia potrebbero offendere e disturbare l’Islam e quella religione!
Da parte nostra diciamo: tutto il rispetto per l’Islam; per la libertà di pensiero religioso; per l’albero di Natale di origine nordica con sotto i regali, attorniato di luminarie con i prezzi che si avvicinano alla stella che guida i Re Magi; ma questi non si toccano né si tolgono dall’umile e regale presepio. Rimangono là: dove vuole e li ha collocati la storia e le leggende nel corso dei secoli.
I presepi, i più arditi nella loro realizzazione, o i più semplici e tradizionali, devono continuare a mantenere la prerogativa come ai tempi del re Erode e le peculiarità costruttive dell’artigianato napoletano o calatino, fino ai più semplici ma saturi di amoretudine che si scoprono nei cortili e nelle viuzze gelesi e nelle sue chiese.
Com’è noto Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano:”Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo”. Gli risposero:”A Betlemme, perché così è scritto per mezzo del profeta”.
La stella che avevano visto nel suo sorgere, li procedeva, finchè giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino (sopra il presepio). I Magi aprirono i loro scrigni e offrirono al Bambino oro, incenso e mirra (Matteo 2,12).
Matteo, secondo una dotta interpretazione del mio amico sacerdote Don Santino Spartà, nativo di Randazzo e collaboratore di radio Vaticana, autore nel 1987 de “I Magi tra storia e leggenda” per le edizioni Cittadella di città di Castello, intendeva annunziare che era arrivata con la nascita del bambino l’ora di finirla con ogni forma di razzismo etnico, religioso e sociale tra i pastori e sapienti. I Magi erano, in ogni caso, osservanti della giustizia e della virtù; scrutavano anche i segreti della natura e vestivano alla maniera persiana, con il tipico berretto frigio in testa.
Forse perché erano osservanti della giustizia che alcuni imbecilli di quest’anno di grazia 2006 li vorrebbero togliere di torno, unitamente al presepio ed alla stella cometa che lo illumina, fra nenie di cornamuse e pastori di terracotta.
Ad ogni dono dei magi fu attribuita, nel corso dei secoli, fino ai giorni nostri, una simbologia. Per alcuni l’oro significa la fede, l’incenso la preghiera e la mirra le opere buone.
L’interpretazione di Gregorio Magno e che l’oro indichi la sapienza, l’incenso l’orazione e la mirra la mortificazione.
Verso il IX secolo si andò formando in occidente la tradizione che i magi simboleggiassero le tre razze umane: l’africana, l’asiatica e l’europea e le tre tappe esistenziali dell’uomo: la giovinezza, Gaspare; la maturità Baldassarre; la vecchiaia, Melchiorre.
Addirittura verso il XV secolo furono fissati i loro anni, rispettivamente, venti, quaranta e sessanta. Le arti figurative si sono sbizzarrite con le varie rappresentazioni dei Re Magi; e non c è chiesa e museo che si rispetti che non abbia queste sacre rappresentazioni. Ricordo una rappresentazione, in abiti e leganti e moderni, dipinta da Pietro Palma per un biglietto di alcuni anni addietro, prima della sua improvvisa scomparsa. Ma nessuna meraviglia se l’arte riserva qualche sorpresa.
Gaspare è il più giovane dei tre, che offre l’incenso, è stato trasformato in un negro per dare risalto alla simbologia del continente africano. Il cinquecento propone, tra l’altro, la incisione edita da Geoffroy Tory, che raffigura Gaspare nero e nudo, coperto solo da un perizoma. L’estrosità degli artisti si è sbizzarrita nell’inventare altri doni, contenuti nei recipienti più vari: sono cestini di frutta, o un barile di vino. Le offerte dei Magi possono essere ancora: corone regali, un libro con fermaglio, una abbondante cornucopia; mentre una splendida terracotta “Offerta dei Magi” è conservata nel Palazzo vescovile di Enna… Ma il nostro ricordo è sempre legato ai magi che raggiungono Betlemme coi cammelli. Così come la stella è stata uno degli elementi più costanti nella iconografia. E non è mancata una stella di mare per un presepio sopra una barca, fra i cavallucci marini, gamberi, e alghe per la mangiatoia del bambinello Gesù, costruito con la mollica di pane di un pescatore sperduto alla vigilia di Natale, non lontano dalla costa gelese. I Magi, veri o leggendari che siano sono stati, e devono continuare ad esserlo, un mezzo per risvegliare e rinverdire nell’ultimo mese dell’anno quel desiderio di verità e di bene che un’ipocrita modernità vorrebbe toglierci. I bambini, divenuti grandi, non ce lo perdonerebbero.


Autore : Federico Hoefer

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