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Corriere di Gela | Come leggere l’ultimo romanzo di Umberto Eco
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notizia del 02/07/2004 messa in rete alle 09:10:23

Come leggere l’ultimo romanzo di Umberto Eco

La grande novità dell’ultimo romanzo di Umberto Eco è costituita dalla ricchezza di illustrazioni con immagini di ogni tipo (fumetti, manifesti, dischi, locandine, francobolli, copertine di libri, calendari illustrati, pacchi di sigarette, ecc.), risalenti in gran parte al periodo fascista e usate dal protagonista per ritrovare la memoria perduta attraverso le “icone” della cultura di massa che hanno popolato la sua fantasia durante l’infanzia (la stessa Regina Loana del titolo viene da un episodio delle avventure di Cino e Franco, un fumetto degli anni Trenta: cfr. p. 249).
Come tutti i precedenti romanzi di Eco, anche questo, inoltre, è intessuto di citazioni più o meno esplicite. Nella prima pagina, per esempio, in cui il lettore è subito immerso in un'atmosfera di nebbiosa e sognante amnesia (quella del protagonista), si può trovare subito un riferimento a Bruges la morta (1892) di Georges Rodenbach, e poi, a fondo pagina, al Gordon Pym di Poe (ma già il titolo del primo capitolo, "Il più crudele dei mesi", riprende la celebre definizione del mese di aprile contenuta nel primo verso de La terra desolata di Eliot. E anche i titoli degli altri 17 capitoli sono citazioni o riferimenti vari). Nella seconda entrano in scena, tra gli altri, D’Annunzio, Pave-se, Simenon, Conan Doyle, ancora Poe, poi Kafka, Dumas, ecc.
Lo stratagemma usato questa volta da Eco per riempire il libro di citazioni più o meno colte (si va, per intenderci, dal Paradiso di Dante alla canzonetta Pippo non lo sa , attraversando così tutto lo spettro enciclopedico della cultura) è ben preciso. Il protagonista, il libraio antiquario Giambattista Bodoni (nato alla fine del 1931, quindi coetaneo dell’autore), detto Yambo, dallo pseudonimo dello scrittore di libri illustrati per l’infanzia Enrico Novelli (1876-1945), a causa di “come dire, un incidente” (p. 11) capitatogli nell’aprile del 1991, ha perso una parte della sua memoria a lungo termine, e in particolare la cosiddetta memoria “episodica” (che comprende i ricordi della propria vita e quelli delle cose e delle persone conosciute), mentre la sua cosiddetta memoria “semantica”, quella cioè relativa alla conoscenza linguistica e “da enciclopedia” del mondo, è rimasta intatta. In questo modo egli non sa più nulla di sé, del proprio passato e dei propri familiari, ma ricorda perfettamente tutto ciò che ha letto o solo sentito dire (e il lettore scoprirà quanto vaste e varie siano le sue letture). Ecco perché gli affiorano continuamente alla mente brandelli di un sapere scolastico e popolare, per cui, ad esempio, se il medico gli chiede di sua madre, Yambo risponde col luogo comune “Di mamma ce n’è una sola, la mamma è sempre la mamma”, e se gli chiede se gli piace il tè, risponde dannunzianamente (ma già D’Annunzio citava il motto che è ripetuto nel soffitto del Palazzo Ducale di Mantova) “Forse che sì forse che no” (cfr. p. 17). Ed ecco perché in apertura, quando il protagonista si risveglia in stato di parziale "amnesia retrograda" (p. 11) e si sente sospeso in un sognante “grigio lattiginoso” (p. 7) che assomiglia alla nebbia, abbiamo quella delirante carrellata di citazioni letterarie sulla nebbia: non è altro che la memoria culturale di Yambo che vortica confusamente senza alcuna possibilità di agganciarsi ordinatamente all’autocoscienza storica e presente dell’Io in cui tutto questo accade.
Occorre precisare che qui Eco segue abbastanza pedissequamente il modello cognitivista predominante sui tipi di memoria, in una versione peraltro abbastanza manualistica (lo so perché queste cose le insegno alle mie alunne del biennio del Liceo socio-psico-pedagogico) sul quale sarà utile dare qualche delucidazione. Secondo il cosiddetto modello di Atkinson e Shiffrin, abbiamo fondamentalmente tre tipi di memoria:
1) la memoria sensoriale (MS), a sua volta distinta in visiva o iconica (è quella della retina, che trattiene le immagini per circa 0.25 secondi, ed è responsabile, tra l’altro, della percezione del movimento cinematografico) e uditiva o ecoica (è quella che prolunga il suono come un’eco, dura da 2 a 4 secondi e consente, tra l’altro, di percepire il parlato e la musica come un continuum);
2) la memoria a breve termine (MBT), che dura al massimo 30 secondi, ci permette di memorizzare certe informazioni per il tempo necessario al loro uso (come un numero di telefono sconosciuto che leggiamo sull’elenco telefonico e lo dimentichiamo subito dopo averlo composto) ed ha una capacità limitata (in un famoso articolo del 1956 G. Miller calcolò questa capacità e la fissò nel “magico numero 7 più o meno 2”, per cui i “pezzi”, o chunks memorizzabili mella MBT vanno da 5 a 9).
3) la memoria a lungo termine (MLT), che può durare tutta la vita, e fondamentalmente si distingue in memoria procedurale o implicita (è quella che ci permette di fare le cose quotidiane in maniera automatica, come camminare, nuotare, suonare uno strumento ecc.) e memoria dichiarativa o esplicita (è quella che contiene le informazioni sul mondo e su noi stessi).
In un noto saggio del 1972, Episodic and semantic memory (1972), E. Tulving distinse la memoria dichiarativa o esplicita in “semantica” ed “episodica”. La prima è quella che contiene informazioni concettuali ed enciclopediche generali sul mondo, come il fatto che l’Italia è una penisola, che il cane è un quadrupede, che l’America è stata scoperta nel 1492 ecc.; la seconda, invece, riguarda o fatti autobiografici o argomenti specifici di cui abbiamo fatto esperienza (chi ha vinto l’ultimo scudetto, che faccia ha nostro padre, cosa abbiamo visto in gita, ecc.).
Ora, tutto questo va tenuto presente per entrare nel romanzo di Eco, perché egli (o se non altro il medico che cura Yambo, nonché la moglie di quest’ultimo, che non a caso di mestiere fa la psicologa) si attiene fedelmente alla distinzione di Tulving (cfr. p. 16, dove il medico distingue tra memoria "implicita" ed "esplicita", quest'ultima a sua volta distinta in "semantica" ed "episodica, o autobiografica") e in generale al modello di Atkinson e Shiffrin (a p. 14, ad esempio, il medico dice a Yambo: “La memoria a breve termine funziona”).
Per riassumere, la situazione clinica iniziale di Yambo è la seguente: il trauma gli ha danneggiato solo la memoria episodica, per cui egli “sa tutto quello che sanno anche gli altri” (p. 16), ma non sa più nulla di sé e di tutto ciò che riguarda la sua vita (“ho una memoria da umanità, non da persona”, p. 87). In pratica, è come se avesse perduto l’anima (cfr. p. 24), ovvero la capacità di provare e strutturare temporalmente i sentimenti, e quindi, in ultima analisi, egli è senza cuore, come è detto in questo gustosissimo dialogo tra lui e la moglie Paola, che lo sta aiutando a ricordare pur non essendo da lui riconosciuta (p. 21):
“Mi stai già diventando indispensabile. Sono contento di averti per moglie. Ti ringrazio di esistere, Paola”.
"Mio Dio, ancora un mese fa avresti detto che era un’espressione Kitsch da teleromanzo…”
“Mi devi scusare. Non riesco a dire nulla che mi venga dal cuore. Non ho sentimenti, ho solo detti memorabili”.
“Povero caro”.
“Anche questa mi pare una frase fatta”.
“Stronzo”.
Questa Paola mi vuole bene davvero.
Lo sciame delle citazioni è anche una strategia testuale per depistare il lettore colto e indurlo a fermarsi, a cercare di scoprire le fonti e a elaborare ipotesi sul loro senso nascosto.
Naturalmente questo senso c’è, ma Eco lo fa emergere molto lentamente e lo nasconde sotto mille false piste, fino alla sorpresa finale. Il depistaggio sistematico del lettore, del resto, è una delle provocazioni con cui bisogna fare i conti quando si legge un autore come Eco, che queste cose le ha teorizzate da anni. Non dimentichiamoci, infatti, di avere a che fare con l’autore di Lector in fabula, uscito nel 1979, cioè l’anno prima de Il nome della rosa , il suo primo romanzo.
Nel 1979 uscì anche, quasi in contemporanea, Se una notte d’inverno un viaggiatore del suo amico Calvino, cioè il romanzo sul piacevole smarrimento del lettore nel bosco dei romanzi, ed Eco non manca mai di ricordare quanto ami questo libro, che sta a Lector in fabula come una possibile applicazione narrativa sta a una teoria narratologica (com’egli stesso dice, il suo libro può sembrare “un commento teorico” a quello di Calvino, anche se i due libri sono stati scritti indipendentemente l’uno dall’altro: cfr. l’inizio della prima delle Sei passeggiate nei boschi narrativi – cioè di quelle “Lezioni americane” ad Harvard che Eco tenne nel 1992-1993 e che Calvino non poté tenere nel 1985-1986 a causa della morte prematura – che si apre proprio con un omaggio a Calvino). Ed è difficile sottrarsi all’impressione che il sintagma “Odore di stazione”, che affiora alla mente di Yambo a p. 9, sia, in questo romanzo in cui il protagonista (insieme al lettore) deve perdersi tra i libri e le icone del passato per ritrovare se stesso, un'ennesima allusione al libro di Calvino, dato che esso compare identico all’inizio del primo romanzo che il Lettore di Se una notte d’inverno un viaggiatore comincia a leggere (questo primo romanzo, non a caso, si apre in una stazione ferroviaria avvolta nella nebbia e in una “nuvola di fumo” che copre persino le pagine e “nasconde parte del primo capoverso”).
È allora il caso di concludere richiamando sinteticamente gli elementi fondamentali dell’analisi “a mondi possibili” della tessitura semiotica di una fabula e della sua stessa lettura-modello (visto che per Eco la cooperazione interpretativa del lettore è fondamentale per lo svolgimento del gioco testuale della narrazione), per mostrare tra l’altro come i depistaggi da infliggere al Lettore Modello siano delle strategie previste dalle teorie narratologiche elaborate da Eco a partire dagli anni Settanta (cfr. U. Eco, Lector in fabula , Bompiani 1979, 8.10 e 11.7):
[Legenda: “W” viene da World, “n” da novel, “r” da reader e “c” da character]
1) Wn = mondo possibile asserito dall’autore nel testo e costituito da una sequenza di Wnsi descritti da proposizioni P;
2) Wnsi = stato testuale di Wn allo stato di cose si e al tempo ti;
3) Wnc = mondo possibile in Wn concepito da un personaggio c e descritto da proposizioni Q;
4) Wncsi = il possibile corso degli eventi di Wn così come è immaginato dal personaggio c al tempo ti;
5) Wr = mondo possibile immaginato dal lettore (previsto dal testo) e descritto da proposizioni R. Wrsi si definisce in accordo con quanto precede;
6) Wrc = il mondo possibile che il lettore immagina che un personaggio concepisca e che è descritto da proposizioni Z (di solito incassate in R);
7) Wrcc = il mondo possibile che il lettore crede che un personaggio immagini che un altro personaggio concepisca (anch’esso descritto da proposizioni Z).


Autore : Marco Trainito

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