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Corriere di Gela | Ercole Patti al Museo per tramandare il tempo
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notizia del 03/11/2013 messa in rete alle 08:39:15
Ercole Patti al Museo per tramandare il tempo

Un tempo non lontano il museo archeologico era considerato come una successione di stanze, per imprigionare i reperti venuti alla luce dopo pazienti scavi. Ed i passi dei radi visitatori era felpati: per non disturbare il sonno e i “pezzi” esposti con le figure che virano scolpite.

In genere, come nel caso del museo di Gela, le “trovature” erano, quasi tutte, risalenti al IV e V secolo avanti cristo. Statuette, vasellame, lucerne, ecc. si offrivano in particolari teche, ad un pubblico specialistico, in assoluto silenzio, per non disturbare la sacralità del luogo.

Luogo insignificante per le “masse”; per i frequentatori dei mercati rionali; quasi inesistenti nella didattica scolastica; privi di interesse collettivo. Salvo per le raffigurazioni erotiche nei disegni in determinati vasi risalenti al periodo attico. Un “prurito” tutto nostrano come hanno dimostrato e come successe per i Bronzi di Riace che, tuttora, continuano ad eccitare, in quel di Reggio Calabria, donne giovani e meno giovani. Il museo di Gela, nel corso degli anni, si è evoluto, ampliato, ed oggi rappresenta un “servizio” realmente democratico.

Tale servizio per la collettività richiede una specializzazione ed una particolare qualificazione professionale; nonché una passione ed una apertura mentale: per spazzare via l’antiquata concezione delle “prigioni” archeologiche di un tempo. Le sale museali gelesi, prima con il direttore Gueli, ed oggi con l’arch. Ennio Turco, ospitano anche eventi culturali qualificati e diversificati nei temi, ed attraggono anche un pubblico giovane e appartenente ad ogni ceto sociale. E’ di questi giorni una conferenza incentrata sul “Ritorno all’antico: nuova storia su Gela creca” e la presentazione di due volumi Profumi di argilla e Archeologia del culto di Gela. Il santuario del Predio Sola.

Fra i tanti studi archeologici manca tuttavia una definitiva topografia di Gela. A questa si aggiunga, purtroppo, una inadeguata presenza nei circuiti turistici siciliani. Perché da tali circuiti turistici Gela è completamente assente o esclusa?

I poli di attrazione siciliani sono riservati soltanto ad Agrigento, Piazza Armerina, Siracusa e Segesta? O, piuttosto, bisogna riconoscere l’incompetenza di determinati organi politici preposti al turismo archeologico, inteso anche come valore aggiunto?

Misteriosi interrogativi, allora, ci assalgono nel vedere transitare da Gela pullman: una specie di scappa e fuggi; oppure come una toccata e fuga di andamento concertistico.

La conferenza dei giorni scorsi, sotto determinati aspetti, è parsa riservata ad alcuni qualificati addetti ai lavori nazionali con la fattiva collaborazione del Rotary Club gelese.

Fra pochi giorni, il 4 novembre, il museo ospiterà un convegno culturale organizzato dalla sede gelese del “Maria Cristina di Savoia”. Cristina Comunale, Gina Collura Morselli e il direttore del museo Ennio Turco hanno affidato al prof. Silvio Di Fede di trattare il tema “La fuga del tempo in Ercole Patti”. Una scelta affascinante e ricca di sicilianità per rinverdire l’opera letteraria dello scrittore (Catania 1904 – Roma 1976).

Ercole Patti, autore di molti libri, deve la sua fama anche alla fortunata edizione di Bompiani con il libro Diario siciliano, che raccoglie suoi scritti “autunnali” a ritroso: dal 1970 al 1931. Di lui ha scritto il poeta Eugenio Montale: «l’ispirazione spesso sembra morderlo come una tarantola, scuoterlo da un sonno atavico e in quei momenti è impossibile scrivere meglio di lui, con più scaltra misura, con gusto più perfetto».

La sala museale di Gela, con Di Fede, donerà nuovi risvolti alle opere di Ercole Patti, per tramandare il tempo.


Autore : Federico Hoefer

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