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Corriere di Gela | Alessio Stamilla: 'Il mio cuore batte sempre per il Gela'
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notizia del 08/07/2007 messa in rete alle 23:49:28

Alessio Stamilla: 'Il mio cuore batte sempre per il Gela'

Da due anni milita in serie B, con la maglia del Piacenza. Portando in alto il nome di Gela, sua città natia e terra di giovani campioni che andrebbero valorizzati con maggiore assiduità e perseveranza. Nessuno rimarrebbe sorpreso qualora, in virtù della ribalta avuta negli ultimi anni, Alessio Stamilla (nella foto) fosse diventato un giocatore imborghesito, con la puzza sotto il naso, menefreghista nei confronti del luogo d’origine.
I soldi possono dare alla testa: non sarebbe una novità. Ma lui non è assolutamente cambiato, mantenendo la stessa umiltà e generosità che lo contraddistinse anni fa quando con la famiglia lasciò Gela per cercare fortuna in Liguria.
Una delle poche mosche bianche nel mondo del calcio, un giovane di gran talento seguitissimo dalla città per le numerose prodezze che hanno regalato alla saettante ala un ruolo da protagonista nel torneo cadetto.
Con estrema cordialità e affabilità, ci racconta dei suoi trascorsi, della gavetta e dei sacrifici che ha dovuto compiere per trovare la sua definitiva consacrazione.
– Alessio, la Gela sportiva ti segue con grande affetto, ma molti non conoscono il tuo passato. Cominciamo con la tua evoluzione calcistica.
«Sono felice della stima nutrita nei miei confronti dai concittadini. Mi gratifica molto sapere questo. Iniziai giovanissimo a Gela nella Nuova Realtà, in seguito, all’età d’undici anni, mi trasferii con la famiglia in Liguria. Giocai nelle giovanili dell’Ospedaletti e dell’Imperia, per poi trasferirmi alla Sanremese con la quale esordii in C2 a soli sedici anni ma la squadra quell’anno retrocedette nella categoria inferiore. Un'altra stagione a Sanremo in D, poi mi son trasferito alla Sangiovannese, disputando con i toscani ben quattro stagioni di cui le prime tre in C2, culminate con la promozione in C1, e una in terza serie, con ben otto gol messi a segno e un buon rendimento che hanno destato l’attenzione di molti club nei miei confronti. Ho accettato la proposta del Piacenza, e con gli emiliani ho affrontato gli ultimi due tornei di B realizzando complessivamente sette reti».
– Come mai la tua famiglia lasciò Gela per trasferirsi in Liguria? Non pensi che la decisione presa dai tuoi genitori sia stata determinante per la tua ascesa e fortuna?
«Mio padre Emanuele e mia madre Giovanna decisero di trasferirsi in Liguria nel 1994 per motivi di lavoro e io li seguii sebbene dispiaciuto perché avrei dovuto lasciare il gruppo d’amici con i quali giocavo a calcio. Ma ho sempre avuto il supporto della famiglia, mi hanno aiutato e seguito nel mio lavoro, e anche mio padre ha ottenuto un miglioramento degli affari con la sua azienda, l’Italmirex, una ditta d’import/export che s’occupa della vendita di detersivi, shampoo, e altri prodotti per il bagno o per la casa. Effettivamente il trasferimento è stato positivo per me perché al nord, per un giovane calciatore, si presentano maggiori opportunità per fare carriera, fermo restando che nessuno ti regala niente».
– La tua è una piccola stilettata rivolta alle dirigenze locali e in generale meridionali…
«Sì, perché a Gela ci sono ragazzi dal gran talento che non hanno quasi mai avuto la possibilità di mettersi in mostra. Mi ricordo di alcuni miei amici che giocavano con me nella Nuova Realtà: Nicola Zuppardo, Scerra, Tomasi, Emilio Docente. Di questi solo io e Docente abbiamo avuto fortuna, ma gli altri non erano da meno. E anche negli ultimi anni altri giovani meritavano maggior gloria. A Gela c’è poca voglia di rischiare nel puntare sul settore giovanile, al sud non si muove una foglia in tal senso».
– Sembrerebbe che tu non abbia staccato il cordone ombelicale che ti lega alla tua città d’origine…
«Assolutamente no, scendo spesso a Gela, son tornato in città un mese fa, ho seguito pure la semifinale play-off al Presti contro il Potenza, e quando torno in Sicilia utilizzo sempre la casa in cui son cresciuto, ubicata in via Marco Polo. In parole povere, Gela è sempre nel mio cuore, mi appartiene e sarò sempre legato alla mia città».
– Hai dichiarato d’aver assistito alla gara con il Potenza. Da ciò si presume che tu abbia seguito negli ultimi anni le vicende relative al vecchio Gela JT e al nuovo Gela Calcio…
«Confesso di seguire sempre il Gela. Ci tengo in particolar modo, e quando posso vengo a vedere qualche gara. Adesso il timone è in mano a Tuccio, tutti me ne hanno parlato bene, esaltando la sua volontà di sistemare la società. E dopo i problemi finanziari degli ultimi anni questo è molto importante…i tifosi dovrebbero tenerselo stretto».
– Hai fatto una lunga gavetta per vedere realizzati i tuoi sogni. Quali insegnamenti hai tratto dalla tua esperienza? Cosa consiglieresti ad un giovane calciatore?
«Non nascondo che è stata dura. Soprattutto in serie C2 e D trovi giocatori d’esperienza che all’interno dello spogliatoio e nel gruppo provano a farti sentire uno straccio, cercano di metterti sotto, una sorta di “nonnismo” nel mondo del calcio. Da un lato tali esperienze ti aiutano a crescere e ti fortificano, ma sono situazioni difficili da digerire. Però, qualora accadano, consiglierei ad un giovane di non mollare mai, non bisogna demordere».
– Il tuo ricordo maggiormente positivo e negativo nel contesto calcistico.
«L’evento più gratificante che io ricordi è rappresentato dal primo gol realizzato in serie B, contro il Catanzaro. In quel momento ho coronato un sogno. Il momento più difficile è abbastanza recente, ossia il pareggio interno contro la Triestina che ci ha impedito di disputare i play-off regalando la promozione al Genoa e al Napoli. Avrei dato chissà cosa per partecipare agli spareggi valevoli per la serie A».
– Il tuo presente calcistico è più che mai roseo. E sotto l’aspetto sentimentale?
«Ancora più roseo. Sono felicemente sposato con Elisa, abbiamo un bel bambino di due anni e mezzo al quale abbiamo dato il nome del nonno, Emanuele, e amo così tanto la mia famiglia al punto tale da dedicarmi interamente ad essa nel tempo libero. Non ho particolari passatempi, infatti a causa degli allenamenti, delle trasferte e dei ritiri vedo raramente mia moglie e mio figlio, e quando ho tempo a disposizione esistono solo loro due per me».
– In conclusione, obiettivi per il futuro? E’ arrivata qualche offerta o rimani al Piacenza?
«Nel frattempo mi dedico al riposo e alla vacanza qui nelle spiagge di Camarina, sempre nella mia amata Sicilia. Per ora penso solo al Piacenza, a gennaio ho rinnovato il contratto fino al 2010. Il mio sogno si racchiude nel giocare in serie A, ma possibilmente con una squadra del sud. Ho soltanto ventiquattro anni, c’e ancora tempo per l’ultimo gradino, la massima serie».


Autore : Paolo Cordaro

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