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Corriere di Gela | La burla delle primarie
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notizia del 18/05/2008 messa in rete alle 22:43:29
La burla delle primarie

Tutto come previsto, o quasi. La favola delle cosiddette primarie in casa del Pd nisseno e, quindi, anche gelese, si è conclusa come nelle migliori (si fa per dire) tradizioni della politica nostrana: con una beffa in pregiudizio della nostra comunità e di quella dei centri della fascia meridionale della provincia.
Le primarie sono servite a “consacrare” l’attuale sindaco di Caltanissetta, Salvatore Messana (ex Margherita), quale candidato del centrosinistra alla successione di Filippo Collura, dopo dieci anni (due consecutivi mandati, ottenuti con una gran messe di voti) di presidenza dell’Amministrazione provinciale. Dieci anni di successi personali e politici – cui in pochi credevano – per il primo presidente gelese della provincia nissena (se si esclude, ma solo in base al certificato di nascita, l’analogo privilegio toccato al democristiano Ernesto Fasulo, riesino di nascita, ma gelese d’adozione, all’epoca della cosiddetta Prima Repubblica, quando la carica era appannaggio del candidato più gradito alla coalizione di centrosinistra, nell’ambito della spartizione del potere fra i partiti costituenti la maggioranza ed all’interno degli stessi, con le varie correnti che li dilaniavano, rendendo difficile e, talvolta, anche impossibile, l’attività amministrativa negli enti pubblici locali, fra cui anche le amministrazioni provinciali).
Adesso si volta pagina, si ritorna (ma forse è meglio dire si vorrebbe ritornare) al passato, al periodo della più totale emarginazione, dal centro del potere provinciale, di Gela e della fascia meridionale della provincia. Così come, a gran voce e con stizzite, quanto anacronistiche rivendicazioni, richiesto da quegli ambienti nisseni, che hanno, in questi anni, mal sopportato la crescita economica, culturale e politica della nostra città e del suo hinterland. Beninteso, non a scapito del capoluogo e/o dei comuni del cosiddetto Vallone, ma per quell’inevitabile bilanciamento voluto, direi quasi imposto dalle differenti vocazioni delle due realtà: nel capoluogo si è sempre vissuto di servizi, di commercio e, più in generale, di terziario; a Gela, dagli anni Sessanta in poi, l’economia ha avuto, per la sua costante crescita, come volano l’industria petrolchimica, con le attività produttive ad essa collegate, ma anche con il passaggio da un’agricoltura tradizionale e poco redditizia ad un’agricoltura avanzata, con centinaia di ettari di terra destinati alla serricoltura e, quindi, ad una massiccia produzione di primaticci, la cui commercializzazione ha prodotto una diffusa ricchezza fra gli operatori del settore.
In ossequio a quelle che vengono contrabbandate come nuove regole di democrazia interna ai partiti (di solito si cambia tutto per non cambiare niente), la scorsa settimana, nel Partito Democratico, nato dalla fusione tra Ds e Margherita, si sono svolte le cosiddette primarie, per scegliere il candidato alla presidenza della Provincia.
Il risultato (scontato, dirò, più avanti, perché) ha visto prevalere il sindaco di Caltanissetta, Salvatore Messana, ex Margherita, il quale, con 7.871, di cui 3.749 nel capoluogo, ha battuto i concorrenti gelesi (nell’ordine, il consigliere uscente, avv. Angelo Fasulo, figlio di Ernesto, che ha ottenuto 3.078 suffragi; Beppe Di Dio, presidente del Consiglio comunale di Gela, che ha raccolto 2.621 designazioni, di cui 2.199 a Gela; Fabrizio Cannizzo, ex Ds, presidente dell’Istituto Case Popolari, vicino all’on. Speziale, che ha raggranellato 2.035 voti, di cui 1.469 a Gela). Insomma, è stata riconfermata la vecchia e becera logica del dividi et imperi, che, nei decenni passati, era risultata sempre vincente per i propugnatori dell’isolamento politico di Gela.
Il calcolo aritmetico (cioè la somma dei consensi ottenuti dai tre candidati gelesi), pari a 7.734 preferenze, avrebbe visto, comunque, prevalere il primo cittadino del capoluogo, ma niente esclude la fondata possibilità che, se a Gela non ci fosse stata la frammentazione (suicida), di cui abbiamo dato contezza, un unico candidato avrebbe potuto vincere le primarie.
A questo punto, senza perifrasi, nell’interesse di Gela e del sud della provincia, ritengo di poter e dover sottoporre all’attenzione dei lettori di questo giornale e, più in generale, a coloro che il 15 ed 16 giugno prossimi si recheranno alle urne, una personale indicazione: date uno schiaffone a coloro che mercanteggiano e/o, ancor peggio, barattano gli interessi della nostra comunità con quanti sono stati (storicamente) i principali nemici di Gela, per ricavarne un bel niente o, al massimo, qualche piccola prebenda; guardate alle candidature proposte dal fronte opposto e soprattutto a quella del medico gelese purosangue, on. Pino Federico, che, nelle recenti elezioni regionali, candidandosi con il Movimento per l’autonomia di Raffaele Lombardo, sostenuto dal Pdl, ha sbaragliato politici di lungo corso, risultando il primo degli eletti in provincia di Caltanissetta.
Sono certo che questo mio suggerimento risulterà indigesto a qualcuno, ma – come dicono i romani – nun me ne po fregar de meno… Abituato come sono, da sempre, ad assumermi la paternità e la responsabilità delle opinioni espresse e dei consequenziali comportamenti e/o iniziative poste in essere.
Peraltro (e va precisato a scanso di equivoci, magari furbescamente diffusi tra gli ignari elettori), la funzione amministrativa di presidente di un ente locale, qual è la Provincia, non è incompatibile con quella di natura legislativa, propria dei novanta componenti dell’Assemblea regionale siciliana. Anzi, quest’ultima potrebbe risultare particolarmente utile e funzionale al migliore e più proficuo espletamento della prima. Tutto, certamente, dipenderà poi dalla squadra che Pino Federico, ove eletto, riuscirà a mettere in campo, per la realizzazione del suo programma. Ma questa è tutta un’altra questione, da prendere in considerazione al momento opportuno, ad elezioni concluse e, magari, dal medesimo vinte. In barba agli alchimisti della politica nostrana.


Autore : Elio Cultraro

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