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Corriere di Gela | Ricordare il “Sileno d’oro” Ercole Patti
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notizia del 02/10/2003 messa in rete alle 22:37:50
Ricordare il “Sileno d’oro” Ercole Patti

Il 16 febbraio del 1903 nasceva a Catania lo scrittore Ercole Patti, nipote dell’altro scrittore siciliano Giuseppe Villaroel (1889-1965). Nei primi mesi di quest’anno a Princeton negli Usa si è svolto un seminario si studi sulla figura e le opere dello scrittore catanese.
Ettore Patti fu anche critico cinematografico, sceneggiatore e soggettista; collaborò alla realizzazione di alcuni films unitamente ad Ennio Flaviano, Cesare Zavattini e Mario Soldati. Da un suo scritto “Villa Borghese” fu tratto un film, e fra gli attori principali vi furono Vittorio De Sica, Aldo Giuffré e Giovanna Ralli.
La letteratura siciliana, negli ultimi due secoli, ha annoverato grandi nomi che sono entrati prepotentemente ed a ragione fra i grandi scrittori nazionali: uno di questi è Ercole Patti.
Quanti l’hanno letto? E nelle scuole nostrane e d’oltre Stretto lo si studia? Se ne discute? Ci si chiede chi era costui?
Certamente non era un siciliano come tanti altri che, per dono celeste, posseggono un particolare Dna.

Ercole Patti rappresentava la Sicilia con i suoi miliardi di splendide sfaccettature ed in particolare l’Isola orientale. I suoi scritti etnei risentivano, oltre che di sciare vulcaniche ed amori fra profumi di ginestre, di acque salmastre trapanesi, fino a mescolarsi con le zolle dei campi geloi, alle arenarie colonne dei templi della valle agrigentina, ai cocci di Kamarina non distante dalla sua Pozzillo che guardai vaporosi ciuffi dell’Etna.
L’anno scorso, per i tipi dei tascabili Mondadori, è stato ristampato “Un bellissimo novembre” curato, nella nota introduttiva, da Sarah Zappulla Muscarà. Ma è attraverso la cronologia della vita e delle opere di Ettore Patti e della vasta bibliografia curati con certosino amore e dedizione dal-la Zappulla Muscarà, la più attenta e responsabile studiosa della letteratura e del teatro siciliano, che si può cogliere appieno ed esaurientemente il valore di questo nostro scrittore.
Ettore Patti moriva a Roma, la sua seconda patria, il 15 novembre del 1976.
In una delle sue puntuali e circostanziate collaborazioni al quotidiano “La Sicilia” del 3 maggio del 1998, una nota critica di Sarah Zappulla Mu-scarà era intitolata “Il miele e il sonno”.
Ma gli articoli dei quotidiani hanno, purtroppo, vita breve ma non certo effimera; e le emeroteche non si trovano con facilità. Riproporre, quindi, alcuni passi di quella “nota” su Patti, ci sembra opportuno. La docente catanese ha, fra l’altro, scritto: “Ricettacolo di umori e luoghi natii, di esperienze avidamente consumate e vistosamente esibite come filosofia dell’anima, la narrativa di Ercole Patti è radicata in una illustre e ricca tradizione si-ciliana di realismo, risalente a Domenico Tempio, ma rivivificata nei registri dell’ironia e della benevola e divertita...”.

Ed ancora su Patti “che attinge, con ostinata precisione, dal serbatoio della memoria autobiografica con i suoi odori, sapori, colori, oggetti, luci, suoni, volti, luoghi, costumi, atmosfere che, tutti interellati fra loro, conferiscono al narratore quel fascino sottile e struggente...”.
Se per Luigi Pirandello i luoghi dell’anima furono circoscritti alle casupole marinare di Porto Empedocle ed ai tramonti dal Caos di Agrigento, “luoghi dell’anima e metafora del mondo – scrive la Zappulla – furono Catania e Roma, i due poli geo-grafici dell’itinerario esistenziale e letterario di Patti, e costituiscono le sue principali e felici fonti d’ispirazione...”.
Alla solarità tutta siciliana di Ercole Patti non sfuggivano le tante ombre maligne che, purtroppo, allignavano nella sua terra. Così come il nuovo “rinascimento” gelese non può tenere conto delle molte ombre che affliggono ancora questa città, e dalle quali il più presto possibile dovrà liberarsene.
Una celebrazione, non fine a se stessa e di facciata, per ricordare lo scrittore Ercole Patti, sarebbe auspicabile che avvenisse anche a Gela, legata alla città di Catania da vincoli culturali e di buon vicinato.
Ma dovrà trattarsi di una celebrazione-convegno tale da lasciare una ulteriore testimonianza dello scrittore: per farne buon uso ed elevare il tenore culturale di questa comunità.
Per pervenire a tale obiettivo si renderanno necessari i coinvolgimenti del Comune, della Provincia e della stampa, per una competente ed attenta fase organizzativa ed esecutiva. Tenendo bene in evidenza che gli atti su Ercole Patti dovranno, successivamente, essere raccolti in volume diffusi: come documento storico-letterario da affidare alle nuove e future generazioni.


Autore : Federico Hoefer

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