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Corriere di Gela | La scomparsa di Mario Luzi, l’ultimo poeta dell’anima
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notizia del 06/03/2005 messa in rete alle 22:32:51

La scomparsa di Mario Luzi, l’ultimo poeta dell’anima

Anche lui é approdato nel regno dei più. E chissà se non abbia trovato lassù un angolo riservato tra coloro che hanno cantato la vita e la natura, cioé tra quanti hanno detto che “la poesia é depositaria dell’umanità dell’uomo”.
La scomparsa del fiorentino Mario Luzi rappresenta un momento di grande sconforto, di intensa tristezza per la cultura italiana.
Dal 1935, con La barca, una delle sue opere giovanili e metafora per osservare il mondo, a Avvento notturno e Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini, del 1994, nelle quali permane l’afflato religioso di sempre, visto ora sotto specie di un itinerario di salvezza che investe l’intera umanità, Mario Luzi é stato una delle figure chiave della poesia del Novecento.
I suoi scritti ci hanno anche fornito un’ariosa ricognizione della poesia nei secoli passati fino ad oggi: da Boccaccio a Palazzeschi; da Petrarca a Saba; a quelli della nuova generazione fiorentina, per giungere a quelli di una ristretta cerchia di meridionali.
Oggi i ricordi si accavallano ai ricordi; come il nostro pur breve viaggio in treno da Civitavecchia a Roma Termini, dopo avere partecipato ad un convegno esaltante e coinvolgente a Santa Severa.
“I suoi valori non erono negoziabili”, ha detto il figlio in occasione delle cerimonie funebre, alla presenza del Presidente della Repubblica Ciampi.
Ed era stato proprio il Presidente della Repubblica, appena cinque mesi addietro, a nominarlo senatore a vita a Palazzo Madama.
Una parte della maggioranza di Montecitorio l’ha contestata perché aveva espresso liberamente le sue idee, “perché il potere tollera i poeti – come ha scritto giustamente Salvatore Scalia su la “La Sicilia”del primo marzo – quando scrutano lontananze siderali o si struggono nell’intiminismo”.
E certuni ignorano anche la poesia é una forza, una energia liberata, che si può compiere anche a novant’anni.
In Mario Luzi l’esercizio etico e poetico si sviluppava mediante la razionalità; una razionalità che non va mai tradita, va anzi perseguita con la lealtà fin dove arriva.
Figlio del suo tempo, che viveva con giovanile ed indifesa partecipazione, anche fra i giovani scrittori italiani, amava tantissimo la Toscana e Firenze era portata a simbolo di bellezza, delle cose durature, e la violenza come fatti transitorietà del tempo.
Le sue opere, tutte le sue opere, magnifiche, che scandagliono fra gli anfratti dell’umano essere, non gli valsero la conquista del premio Nobel svedese.
Ma la sua poesia, la sua classicità, il suo umanesimo e lì, a perenne testimonianza di una vita dedicata alla cultura.
E fu cultura il testo che accompagnò la Via Crucis della Pasqua del 1999, fra le ombre del Colosseo romano.
Anche questo fu un segno di partecipazione al Cristianesimo che l’accompagnò nel corso degli anni vissuti intensamente.
Grazie, Mario Luzi.


Autore : Federico Hoefer

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