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Corriere di Gela | Quel filo d’olio che condisce la sicilianità della scrittrice Simonetta Agnello Hornby
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notizia del 07/05/2011 messa in rete alle 22:32:04

Quel filo d’olio che condisce la sicilianità della scrittrice Simonetta Agnello Hornby

Un filo d’olio (Sellerio Editore), è l’ultimo lavoro letterario di Simonetta Agnello Hornby, (nella foto, al centro) presentato venerdì scorso 29 aprile nel refettorio piccolo delle biblioteche riunite Civica e Ursino-Recupero del monastero dei benedettini di Catania, sede della facoltà di Lettere e Filosofia. Moderatore dell’incontro è stata la prof.ssa Sarah Zappulla Muscarà, presidente del corso di laurea in Scienze della Comunicazione, nonché ordinario di Letteratura italiana della Facoltà di Lettere. Sono intervenuti il prof. Enrico Iachello, preside della facoltà e coordinatore del Dottorato in Storia della Cultura, della Società e del Territorio in Età moderna, la prof.ssa Margherita Spampinato, direttore del Dipartimento e coordinatore del Dottorato in Filologia Moderna e il pro-rettore prof.ssa Maria Luisa Carnazza.

Si è trattato di una piacevole conversazione tra l’autrice il moderatore e la Spampinato, conclusasi con una sfilza di domande alla scrittrice da parte dell’attento pubblico, compostvo prevalentemente da docenti universitari, medici, giuristi, avvocati, uomini di cultura, nonché laureandi e dottorandi, cui il seminario era rivolto.

Il libro, in un maneggevole formato tascabile, è una sorta di tuffo nella memoria dell’infanzia della scrittrice-avvocato, nata a Palermo, ma residente dal 1972 a Londra, dove è stata presidente per otto anni del tribunale di Special Educational Needs and Disability.

Il suo primo romanzo, La mennulara, risale al 2002. In seguito ha pubblicato La zia marchesa (2004), Boccamurata (2007), Vento scomposto (2009), La monaca e Camera oscura (2010), tradotti in diverse lingue e accolti con premi letterari, tra cui il Sebastiano Addamo.

Un filo d’olio è la storia di una famiglia, di un luogo, della cultura della buona tavola, con i suoi odori e sapori, tipicamente siciliani. Vi sono raccolte tante ricette familiari, ma anche fotografie, racconti d’infanzia.

«Ho scritto questo libro pensando ai miei nipoti – ha detto la scrittrice – per trasmettere a loro le memorie di un passato che altrimenti andrebbe perso. Sono i ricordi della mia infanzia, quando andavamo a villeggiare nella nostra campagna, a Mosè,nell’Agrigentino, dove ogni estate io e mia sorella Chiara ci ritroviamo e dove ancora oggi cuciniamo come ci hanno insegnato mamma e zia Teresa. Mi ricordo che ogni giorno si discuteva di come preparare la salsa al pomodoro, di come cucinare la pasta. Come avrei potuto spiegare tutto ciò ai miei nipoti, che sono nati e cresciuti in Inghilterra?».

Il tutto condito, appunto, con quel filo d’olio, che dà il titolo al libro.

«E’ un libro ricchissimo di spunti, di atmosfere – ha sottolineato la prof.ssa Muscarà – caratterizzato da una scrittura facile e semplice, ma proprio per questo difficile. È molto importante il recupero della memoria del proprio passato, della cultura tout-court di altri tempi, che non bisogna lasciare nell’oblio ma valorizzare».

Il preside Iachello nel suo intervento di apertura ha posto l’attenzione sulla cultura umanistica, la cui utilità è difficile e complessa da cogliere nell’immediato, ma che poi col tempo si rivela essere semplice. «La semplicità – ha sottolineato Iachello – è un valore importante a cui la cultura umanistica ha fatto riferimento».

La prof.ssa Spampinato ha messo in evidenza come la scrittrice sia incline all’insularità, per ciò che accomuna la Sicilia e l’Inghilterra. Ha esaltato la sua scrittura semplice, ma nello stesso tempo elegante, caratterizzata da termini tipici del dialetto siciliano, che l’autrice ha così motivato: «Ritengo che alcuni termini siciliani debbano entrare a far parte della lingua italiana in quanto rendono meglio l’idea delle cose, dei concetti. E’ così che si parla l’italiano a Palermo, con un linguaggio più semplice. Essere siciliana è per me una certezza. Dobbiamo sapere chi siamo, solo così potremmo far parte del mondo. Io mi sento europea, ma è in Sicilia che sono a casa mia».

A tal proposito, da segnalare tra gli interventi quello di presidente di Siciliamondo, Domenico Azzia, che ha sottolineato come l’associazione porti nel mondo la sicilianità anche attraverso la cultura, l’eleganza, la cucina.

I laureandi della facoltà di lettere e filosofia di Catania avranno il prossimo anno il privilegio di poter seguire un laboratorio di scrittura creativa curato da Simonetta Agnello Hornby.


Autore : Cinzia Sciagura

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