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Corriere di Gela | Wojtyla e la miseria del mondo dei miracoli
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notizia del 05/02/2011 messa in rete alle 22:29:48
Wojtyla e la miseria del mondo dei miracoli

Dunque, il prossimo primo maggio, in più che sospetta concomitanza con la laica festa dei lavoratori, assisteremo al rito della beatificazione di Wojtyla e già vedo Vespa e gli altri cattolicissimi conduttori televisivi imperversare con le loro trasmissioni-fiume – commosse e giubilanti – propinate a tutte le ore, prima durante e dopo l'evento. Sarà una festa mediatica del tribalismo animistico e superstizioso del cosiddetto popolo dei fedeli, c'è da scommetterci. E sarà anche, è evidente, un funerale per l'intelligenza collettiva di un Paese così arretrato che su di esso possono esercitare ancora un'influenza fortissima, sul piano religioso e politico, rispettivamente un teocrate medievale e un nababbo puttaniere.

Qui però vorrei proporre uno sguardo ravvicinato alla questione, al fatto in sé, per capire bene di cosa si tratta. E per far ciò, sospenderò il giudizio e concederò il massimo possibile agli attori in gioco. In altre parole, assumerò che sia tutto vero, ponendo alla fine la questione se tutto ciò sia eticamente e intellettualmente nobile o se non denoti invece una miseria culturale incompatibile con un'umanità adulta e responsabile.

La cosa su cui vorrei attirare l'attenzione è il cosiddetto "miracolo accertato" di Wojtyla, che fa parte dei meriti che hanno contribuito all'assegnazione del titolo. A quanto pare, una tale suor Marie Simon Pierre Normand, religiosa dell'Institut des Petites Soeurs des Maternitès Catholiques affetta dal "morbo di Parkinson", guarì dalla terribile malattia dopo aver invocato intensamente, insieme ad altri fedeli, il famoso papa morto da poco. La guarigione, esaminata scrupolosamente dalla consulta medica del dicastero delle Cause dei Santi, è stata considerata scientificamente inspiegabile il 21 ottobre 2010. Ora, nella speciale logica dei teologi vaticani, se un malato cattolico guarisce spontaneamente e incomprensibilmente dopo aver invocato qualcuno (in genere percepito come dotato di certi poteri), allora vuol dire che tra i due fenomeni, l'invocazione e la guarigione, c'è un qualche rapporto magico-causale, nel senso che quel qualcuno ha mediato con successo facendo in modo che un altro di grado superiore, comunemente detto Dio, intervenisse forzando le leggi naturali e provocando il cosiddetto "miracolo". E infatti una commissione di teologi, dopo aver preso visione della relazione dei medici, il 14 dicembre 2010 ha stabilito all'unanimità che l'invocazione a Wojtyla era stata unica, antecedente e corale, sicché era stato proprio lui (e non un concorrente, per carità) a intercedere efficacemente presso Dio, di cui si dichiarava ed era dichiarato "Servo". Ragion per cui, l'11 gennaio 2011, i cardinali e i vescovi della congregazione delle Cause dei Santi, come si legge nella nota del Vaticano, «hanno emesso un'unanime sentenza affermativa, ritenendo miracolosa la guarigione di suor Marie Simon Pierre, in quanto compiuta da Dio con modo scientificamente inspiegabile, a seguito dell'intercessione del pontefice, fiduciosamente invocato sia dalla stessa sanata sia da molti altri fedeli».

Questi i fatti, così come sono stati raccontati dagli esultanti organi di stampa, compresi molti di quelli laici, che per non sapere leggere e scrivere di solito presentano come oro colato i bollettini vaticani.

Ora, io vorrei partire dal presupposto che tutto ciò descriva correttamente la realtà, vale a dire che siano vere almeno le seguenti asserzioni:

1. Esiste un dio in grado di intervenire sul corpo degli uomini.

2. Gli interventi di tale dio sono detti miracolosi se essi risultano incomprensibili agli uomini di scienza. Anzi, quanto più tali interventi umiliano gli sforzi umani di comprensione, tanto più essi sono carichi di valore e degni di riverenza.

3. Esistono individui in grado di eseguire delle azioni intenzionali dopo la morte.

4. Una di tali azioni consiste nell'indurre il soggetto di cui ai punti 1 e 2 ad intervenire miracolosamente a seguito dell'invocazione rivolta specificamente e fiduciosamente agli individui di cui al punto 3 da parte di un essere umano in vita e in difficoltà, preferibilmente cattolico e magari accompagnato coralmente da altri.

Va da sé che interventi divini siffatti sono estremamente rari e la loro identificazione e certificazione è compito esclusivo della Chiesa cattolica, ovvero di uno speciale gruppo di suoi membri autorevoli per i quali la verità fattuale dei punti 1-4 è fuori discussione. Per costoro, inoltre, e per quelli che seguono i loro insegnamenti, la verità fattuale di tali punti si accompagna con il riconoscimento di un suo alto valore morale, nel senso che il mondo da essa rivelato è anche buono e desiderabile, al punto che tutti gli esseri umani sono "cattolicamente" (in senso etimologico) invitati a prestarvi fede e ad orientare la propria vita sulla base di una siffatta concezione del mondo e dell'etica che ne deriva (fondamentalmente un'etica della sottomissione, della preghiera e della speranza di interventi magici da parte della divinità e dei suoi sottoposti).

Ammesso e concesso tutto ciò, proviamo a esercitare un minimo di buon senso critico e vediamo se per caso non vi sia qualcosa di fondamentalmente ignobile e miserabile in un mondo siffatto, che per ipotesi stiamo dando per vero. Innanzi tutto, è difficile negare che il potere magico attribuito al dio e a certi individui speciali (quelli in odore di santità) sia esercitato con una eccessiva parsimonia, visto che un grandissimo numero di esseri umani non sfugge alle malattie, alla sofferenza e alla morte prematura. Questo destino non risparmia neanche i cattolici, le cui preghiere, come dimostra la rarità evanescente dei cosiddetti miracoli, rimangono quasi sempre inascoltate. Il loro dio e i loro santi, dunque, sono praticamente sordi e il dispositivo psicologico della consolazione impone di interpretare i loro interventi sporadici come "segni" per rinforzare (in senso skinneriano) la loro fede.

Nel mondo descritto dai cattolici, dunque, le potenze soprannaturali usano un linguaggio estremamente cinico, perché si limitano a mandare agli esseri umani segnali propagandistici sporadici che mirano alla conversione, alla fede e alla sottomissione, e lasciano intenzionalmente quasi inalterato il tasso di sofferenza nel mondo, pur essendo costitutivamente in grado di annullarlo. In tal senso la loro logica è inumana, perché una delle virtù tipiche degli esseri umani evoluti è quella di socializzare, attraverso il dono o la vendita, i mezzi e le conoscenze per la lotta contro le sofferenze evitabili. Da questo punto di vista, solo una retorica masochisticamente ipocrita può indurre i cattolici a credere che il loro dio sia "amore": rispetto a un Gino Strada, o addirittura rispetto al più scarso medico della mutua, Dio, Wojtyla e compagnia bella sarebbero o dei complici consapevoli del dolore del mondo o dei maghi irresponsabili e spaventosamente lavativi. Ma c'è di più. Come abbiamo visto, il riconoscimento del "miracolo" presuppone un conflitto di incomunicabilità tra la procedura dell'intervento divino e la scienza umana, nel senso che il miracolo mira per definizione all'umiliazione di quanto di meglio gli esseri umani sappiano fare e capire, per esempio in ambito medico. Ciò rivela un disprezzo ignobile della conoscenza scientifica, in linea con il sempre riaffiorante insegnamento paolino. Ancora una volta, il divino presentato dalla Chiesa nel momento in cui essa certifica i miracoli si rivela profondamente ostile all'uomo, se partiamo dal presupposto di buon senso e intellettualmente onesto che la scienza in generale e la sua socializzazione siano tra le poche conquiste di cui la specie umana possa andare fiera.

Alla luce di tutto ciò, il maggior pregio morale e intellettuale dei quattro punti suddetti sta (per fortuna) nella loro falsità irrimediabile, perché essa li colloca nel ramo nobilissimo della letteratura fantastica. Se invece fossero veri, essi raffigurerebbero un mondo miserabile e un dio meritevole di disprezzo e derisione da parte di chiunque fosse dotato di buon senso e di un briciolo di pietà.


Autore : Marco Trainito

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