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Corriere di Gela | Calato il sipario sul 150° dell’Unità d’Italia
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notizia del 26/03/2012 messa in rete alle 22:11:08
Calato il sipario sul 150° dell’Unità d’Italia

In questo anno di tormenti per la nostra Nazione, i festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia un po’ alla volta sembrano essere stati travolti dalla crisi galoppante, dalla recessione, dagli scandali politici e da tutte quelle questioni irrisolte che investono il nostro Pa-ese da sempre.

Il 17 marzo si è avuta comunque la chiusura ufficiale della ricorrenza con una solenne cerimonia al Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (nella foto con Benigni) e delle più alte cariche dello Stato, nonché delle rappresentanze dei corpi militari e delle gerarchie della Chiesa.

L’incontro dal titolo “Bilancio e significato delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia” si è svolto nell’ampio e luminoso Salone dei Corazzieri. Il momento è stato toccante, perché finite ormai le parti più spettacolaristiche dei festeggiamenti, si è tornati a parlare senza retorica della patria, del lungo periodo che è occorso per farne una nazione unita ed infine dei tanti lutti che questa nostra Italia ha dovuto subire durante le guerre d’Indipendenza, e poi durante le due sanguinose guerre mondiali sino all’ultimo doloroso capitolo della Resistenza, da cui è nata la nuova Italia con la Costituzione e l’affermazione della Repubblica. Un percorso lungo appunto 150 anni, che al Quirinale è stato raccontato da Roberto Benigni attraverso le pagini più nobili scritte dai patrioti e patriote, dai governanti, dai grandi protagonisti della nostra storia. A queste illustri figure l’attore-regista ha ridato memoria leggendo agli astanti passi significativi, senza nascondere in alcuni momenti la sua commozione, come quando ha dovuto esporre con voce tremante le struggenti epistole di due giovanissimi partigiani, a poche ore della loro esecuzione. Una in particolare dove un ragazzo di 29 anni scrive alla madre: “Mamma, il tuo bambino va a morire ma non ha paura”. E poi le lettere di Cavour, di Mazzini e di Garibaldi, le cui riflessioni , pur così diverse in ciascuno (i tre non si amarono di certo, ma li unì l’amore di patria), ci sono sembrate tanto attuali e sagge, che se oggi venissero applicate, ne troverebbe vantaggio non solo l’Italia ma tutta la nazione umana. Per ultimo Benigni ha letto davanti al Capo dello Stato gli articoli fondanti della Costituzione, il cui spirito nobile è stato spesso tradito da corruzione e interessi personali, ma che rimane il documento unico e imprescindibile dal quale bisogna ripartire per tornare a guardare con fiducia al futuro, nel ricordo dei tanti connazionali, taluni grandi, ma nella stragrande maggioranza ignoti, che con la loro determinazione e il loro sacrificio personale hanno reso possibile che l’Italia non fosse più soltanto un’espressione geografica, ma uno Stato libero e democratico pronto ad accettare le difficili sfide del mondo contemporaneo senza dimenticare la grande lezione dei Padri.


Autore : Gianni Virgadaula

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