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Corriere di Gela | Ritratto del bassista-meccanico Gianni Cravana, batterista mancato
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notizia del 19/10/2012 messa in rete alle 22:09:03

Ritratto del bassista-meccanico Gianni Cravana, batterista mancato

«Chi fermerà la musica?», cantavano i Pooh. Nessuno, perché la musica è continua evoluzione, emoziona, esalta, eterna, ricorda. Saranno la musica e i musicisti della nostra città i protagonisti della nuova rubrica che troverete tra le pagine del Corriere di Gela. Bassisti, chitarristi, batteristi, tastieristi. Tutti in rima, quasi come in poesia. In fondo la musica che cos’è se non una meravigliosa forma d’arte?

Ne parliamo con Gianni Cravana(nella foto), bassista, classe 1974. Il suo più grande amore è la musica, ma non disdegna il cinema, il disegno e la cucina. Casa sua – come lui stesso racconta – è piena di film, locandine, fogli A4 sparsi con abbozzi e soggetti sempre differenti.

Dopo aver conseguito la maturità scientifica voleva continuare i suoi studi presso la facoltà di architettura. Suonava già da diversi anni e forse fu per questo motivo che decise di abbandonare l’università per dedicarsi completamente agli studi musicali.

– Gianni, quando e come nasce la tua passione per la musica?

«La musica mi è sempre piaciuta, motivo per cui non ricordo esattamente il momento in cui me ne innamorai. A dodici anni feci un viaggio in Abruzzo con i miei zii che mi fecero conoscere degli amici di famiglia, i fratelli Rocco e Aurelio Cerro. Quest’ultimo mi colpì per il modo in cui suonava la batteria. Senza quel viaggio in Abruzzo e quell’incontro non avrei mai conosciuto la musica. Mio padre mi comprò la mia prima batteria. Un evento un po’ buffo ma decisivo mi portò al mio attuale strumento: il mio migliore amico vide la mia batteria, se ne innamorò, ne comprò una e in pochi giorni divenne più bravo di me, quasi un dio. Mortificato, decisi così di cambiare strumento. E’ una storia divertente che racconto per ridere, ma credo che in fondo il motivo sia stato davvero questo. Così a quattordici anni cominciai a suonare il basso, grazie a Rocco Cerro che mi diede i primi insegnamenti. Continuai a studiare con il maestro Maurizio Campisi, bassista dei Synthesis, al quale poi subentrai. Partì la mia prima tournèe in giro per la Sicilia. In quel periodo cominciai anche a suonare in musical dal vivo; il primo fu “La Baronessa di Carini” di Tony Cucchiara, grazie al Cesma e a padre Angelo Strazzanti. Al Cesma sono cresciuto come uomo e come musicista, e lì è nato il mio amore per il musical, che è il tipo di esibizione che più di ogni altra amo suonare. Ah, dimenticavo: quel mio migliore amico adesso è un musicista, si chiama Giuseppe Tringali, e insegna percussioni in una scuola media di Catania. Era un segno del destino che vedesse la mia batteria».

– Come e dove proseguirono i tuoi studi e a che livello artistico ti portarono?

«Dopo diversi anni frequentai l’Accademia Musicale “Nino Rota” di Piazza Armerina, che mi rilasciò un attestato che mi permette di insegnare nelle scuole private».

– Ti è mai ispirato a qualche mito della musica?

«Sin da piccolo i miei modelli sono stati Jaco Pastorius e Marcus Miller, due bassisti che hanno rivoluzionato il basso elettrico».

– Qual è il genere musicale che ami suonare?

«Fusion e funky, anche se non disdegno il pop. La fusion è una sorta di jazz moderno, un incrocio tra il funky e la musica jazz. In venticinque anni di carriera però ho suonato davvero di tutto».

– Perché ha scelto la musica? Cosa ti ha spinto a diventare un musicista?

«Anche se faccio un altro mestiere – lavoro presso la concessionaria Fiat di Gela – la musica è la mia priorità. Purtroppo non mi permettere di guadagnare bene, ecco perché non è il mio principale lavoro. Però non potrei vivere senza. Mi consente di esprimermi, di evadere, di elevarmi culturalmente».

– C’è un brano o un momento musicale della tua vita a cui sei particolarmente legato?

«The chikken, di Pastorius. E’ il brano a cui sono più legato perché è stato il primo pezzo di elevata difficoltà che ho studiato e perché con il suo giro armonico mi ha folgorato. Il primo live su un palco di fronte ad una piazza gremita di gente è il ricordo che più mi emoziona. Un momento pazzesco».

– La musica ti ha dato tanto, ti ha regalato forti emozioni. Cosa ti aspetti ancora da lei?

«Mi sento di rispondere attraverso le parole di un brano meraviglioso che si chiama Music, di John Miles: “La musica è stato il mio primo amore e sarà l’ultimo. Vivere senza musica sarebbe impossibile. In questo mondo di problemi, la musica mi trascina”».


Autore : Greta Smecca

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