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Corriere di Gela | Walter Lenza, un musicista che cita Oscar Wilde
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notizia del 07/12/2012 messa in rete alle 21:41:13

Walter Lenza, un musicista che cita Oscar Wilde

Sembrano non terminare mai i musicisti talentuosi del nostro territorio, a dimostrazione che Gela – pur con i suoi innumerevoli difetti – vanta il pregio di aver fatto crescere e maturare musicisti per passione e per mestiere.

A parlarci di sé in questo numero è Walter Lenza(nella foto), poliedrico come pochi, innamorato della musica come tanti. Ciò che imparava durante le lezioni di pianoforte lo applicava contemporaneamente alla chitarra, ma nel tempo ha cercato di imparare anche la batteria e il basso. Usa uno strumento che pochi sanno di possedere, la voce. Canta e suona, un connubio diventato per lui ormai inscindibile. La passione per la musica nasce sin da bambino, quando con suo fratello e suo padre ascoltava i Beatles e i gruppi più gettonati del momento, come gli Europe, un gruppo rock anni ’80. Imparava quasi tutte le canzoni a memoria per poi riprodurle con la fatidica diamonica.

– Walter, dove e come hai poi proseguito i tuoi studi musicali?

«All’età di dodici anni ho iniziato a studiare teoria e pianoforte e ho appreso in fretta perché ci mettevo impegno. Possedevo anche una chitarra e perciò quello che apprendevo dal pianoforte lo applicavo poi alla chitarra e così i due strumenti sono andati quasi di pari passo. A Catania – una volta entrato a Legge – mi sono dedicato al canto. L’ho studiato sui libri da autodidatta, ma anche frequentando un coro presso l’università. Il canto adesso per me è uno stile di vita perché è una disciplina che, se studiata bene, può far conoscere lati caratteriali che non sapevamo di avere. Il canto si nutre anche di nozioni universali che toccano il lato emotivo di una persona e aiuta a crescere umanamente».

– Fai parte di qualche gruppo musicale?

«Da alcuni anni collaboro con il progetto Wbeat, una band che trae origine dalle performance in acustico nello pseudo-stile degli artisti di strada. La cosa più bella è il contatto con il pubblico perché – come diceva Oscar Wilde – il pubblico è lo specchio dell’artista»

– In cosa consiste questo progetto chiamato Wbeat?

«E’ un modo per apprezzare tutte le potenzialità degli strumenti acustici con l’aggiunta anche di effetti analogici. Suoniamo anche rock, non solo brani acustici. La band si compone di due, tre o quattro strumenti a seconda delle esigenze. Siamo sempre alla ricerca di nuove sperimentazioni e, perché no, anche di nuove collaborazioni».

– Ti esibisci più a Catania o a Gela? Noti differenze tra le serate catanesi e quelle gelesi?

«Le mie performance ultimamente sono più frequenti fuori Gela, ho avuto numerose richieste nella zona nissena e catanese, ma credo che a dicembre tornerò a suonare qui, a casa mia. Ho visto parecchie differenze, sotto tanti punti di vista. Il pubblico gelese risulta essere un po’ più diffidente, ma quando vuole si lascia andare e mi rende felice l’idea di condividere la musica con i miei compaesani. Tutti abbiamo bisogno di trascorrere bei momenti e noto che la musica dal vivo, quella fatta bene, riesce a trasmettere emozioni profonde. Anche l’acustica è un fattore differente che ho notato, i gestori-pub sono più o meno esigenti. Però qui a Gela ho vissuto momenti musicali indimenticabili, serate che rimarranno sempre nel mio cuore. E so bene che – anche se a volte non sento un applauso – i ragazzi sono lì ad ascoltare, a recepire, che è la cosa più importante».

– La musica la suoni soltanto o la componi pure?

«Compongo musica ed è con questa che cerco di esprimere al meglio ciò che sento e che sono. Bisogna raggiungere il giusto equilibrio tra musica e parole. Scrivo sia in lingua inglese che in lingua italiana e spesso nelle serate inserisco anche qualche mio brano».

– Vuoi che la musica si fermi ad essere soltanto una bella passione o speri che possa diventare un mestiere?

«Molti dicono che non si può vivere solo di musica. Questa frase per me è un luogo comune che nasconde però delle verità. Di certo non si può vivere di sole serate nei pub della città, perché la nostra realtà locale non ci aiuta. Per far sì che diventi un mestiere bisogna crederci fino in fondo e capire cosa si può fare per rendere realizzabile questo desiderio».

– Progetti futuri?

«Qualcosa in mente c’è, ma per adesso la tengo per me».


Autore : Greta Smecca

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