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Corriere di Gela | Prg, il Consiglio Comunale incontra il progettista Urbani
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notizia del 22/12/2008 messa in rete alle 21:36:52

Prg, il Consiglio Comunale incontra il progettista Urbani

Piano regolatore, atto primo. Come da copione, giovedì 18 scorso è approdato in aula per essere illustrato dal progettista Leonardo Urbani (nella foto) e dal suo più stretto collaboratore, ing. Puleo. L’iter amministrativo dovrebbe concludersi con l’adozione da parte del Consiglio nell’arco di 15 giorni se si dovesse tener fede all’ultimo dei tanti ultimatum del funzionario regionale dell’assessorato al Territorio, che ha minacciato il commissariamento. Una platea molto attenta a carpire ogni virgola oltre che l’essenza del piano stesso, ma molto più pre-occupata a comprendere le responsabilità cui potrebbero andare incontro in caso di adozione quasi a scatola chiusa senza avere la minima conoscenza di due allegati fondamentali e mancanti: i RIR (Rischi incidenti rilevanti) e VAS (Valutazione ambientale strategica).
Il prof. Urbani, con alle spalle due grandi mappe cartografiche riproducenti la nuova planimetria della città, ha tenuto inchiodati i consiglieri per più di un’ora facendo una lezione di storia urbanistica e della logica che ha ispirato il piano, toccando la sociologia, l’economia e i settori economici che dovrebbero affermarsi nel territorio se si vuole uno sviluppo armonico della città. Così ha parlato di “centralità lineare” della Via Venezia che potrà servire al recupero di Settefarine e della fasce d’area che la circondano. Una sorta di centro a cuneo con i terreni a destra e a sinistra che andrebbero ad acquistare valore stimolando i proprietari a demolire e ricostruire. La vocazione del nostro porto – ha detto – non può che essere turistica e si armonizza con tutto il litorale e le risorse edili che vi sovrastano. E’ fuori discussione un porto commerciale perché appesantirebbe tutte le arterie viarie e soprattutto il Viale Federico Secondo immancabilmente percorso dai Tir.
L’argomento portante della serata è stato quello della questione universitaria. Gela non deve puntare esclusivamente sull’edilizia così come è stato per il passato, ma deve lavorare per creare un centro universitario di ricerca e di studio per aspirare al suo sviluppo. Per Urbani questo momento di crisi finanziaria che sta colpendo tutto il pianeta, rappresenta per Gela un’occasione d’oro in mancanza della quale saremmo stati espropriati di qualche cosa così come cinquant’anni fa fummo espropriati dall’Eni di tutta un’area che avrebbe potuto svolgere ruoli completamente diversi da quelli industriali che non hanno portato sviluppo. Turismo, agricoltura, terziario avanzato: sono questi gli ingredienti che possono agire da volano ma a condizione che nasca a Gela un centro universitario per la elaborazione delle idee e la formulazione di progetti di sviluppo. Bisogna che ci siano imprenditori che non si limitino a cogliere le opportunità, ma debbono essere loro a crearle. Un discorso forse un po’ accademico quello del prof. Urbani ma preliminare se si vuole comprendere appieno quali debbono essere le linee tendenziali e di sviluppo economico, urbanistico e strategico della nostra città. In rappresentanza dell’amministrazione c’era il vice sindaco Elisa Nuara che ha anche preso brevemente la parola.

Sono intervenuti i consiglieri Enzo Cirignotta, Paolo Cafà, Giuseppe Ventura, Totò Scuvera, Giovanna Cassarà, Grazio Trufolo ponendo domande tecniche e procedurali alle quali si sono alternati a rispondere sia il prof. Urbani che l’ing. Puleo. Cirignotta ha chiesto come mai il piano ha avuto una gestazione così lunga. Avviata nel ’93, approda in Consiglio dopo ben 14 anni. Quindi ha chiesto se un piano possa essere adottato anche se mancante di due allegati fondamentali, ossia i Rir e i Vas. Qui le risposte dei due professionisti sono state un po’ incerte e interlocutorie, riguardo alla prima domanda. Hanno lasciato trasparire responsabilità oggettive, dovute anche in parte a mancanza di leggi specifiche. In queste lungaggini hanno giocato un ruolo i sindaci, le giunte comunali e il Consiglio. Un esempio per tutti: dopo la stesura del piano giungevano a Palermo richieste di modifiche conseguenza di deliberati di giunta o di consiglio e anche di nuovi regolamenti della regione siciliana e pertanto bisognava nuovamente mettere mano a cambiare tutto, quasi la tela di Penelope. Un piano che stava per essere consegnato lì per lì all’amministrazione, doveva poco dopo essere modificato per il subentro di una legge regionale che imponeva prescrizioni che prima non c’erano. Riguardo invece ai due allegati mancanti, l’ing. Puleo ha sfoderato una legge e delle direttive della Regione che chiaramente impongono l’esistenza dello studio di incidenza ambientale, che “dovrà costituire allegato obbligatorio allo strumento urbanistico da adottare pena la violazione dell’art. 5 del D.P.R. n.357/97. Una domanda che ha lasciato tutti di stucco e che sicuramente farà discutere è stata quella posta dal consigliere di Des Paolo Cafà. In sostanza il consigliere socialista ha chiesto come mai il piano artigianale che nel 94 era localizzato in un’area omogena e funzionale a ridosso della Via Butera adesso dopo quattordici anni risulta confinato in tutt’altra area frastagliata a forma di pettine e fortemente ridotta. Una critica è andata anche al porto che nello schema di massima era la metà di quello ora rappresentato, in cui viene privilegiata l’aristocrazia ossia la classe dei ricchi. Cafà ha parlato di piano ormai superato perché arriva fuori tempo massimo, con le molte prescrizioni che non sono state rispettate per la presenza continua di varianti e leggi che nel frattempo intervenivano. Positive le risposte fornite al consigliere da parte dei professionisti che si sono dichiarati pronti a rimediare a tutti gli inconvenienti lamentati. La seduta è stata quindi aggiornata al 13 gennaio del prossimo anno.


Autore : Nello Lombardo

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