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Corriere di Gela | Silenzio assordante sul presunto scandalo dello scavo archeologico all’ex Ospizio Marino
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notizia del 05/09/2011 messa in rete alle 21:31:19

Silenzio assordante sul presunto scandalo dello scavo archeologico all’ex Ospizio Marino

Un esposto, con firma che parrebbe inattendibile, denuncia situazioni inquietanti che riguardano il sito dell'ex Ospizio Marino mettendo in dubbio comportamenti e linearità scientifica delle indagini archeologiche sin qui eseguite.
L'estensore della denuncia, sedicente Giuseppe Lo Sciuto, sostiene che:

– Sono ripresi i lavori di costruzione con l’approvazione dell'archeologa alla quale “si sono chiusi gli occhi” sugli scavi eseguiti.
– Si chiede: “Cosa c'era di così importante da non far conoscere? Perché tanta fretta di chiudere le indagini archeologiche?”
– Lo scavo si sarebbe fermato perché non si potevano fare torti al “dottore” nei confronti del quale l’archeologa aveva un debito di riconoscenza per aver “promosso il marito”.
– I vantaggi professionali ci sarebbero anche per la stessa archeologa.
– Auspica l'intervento della Magistratura.

Questo in sintesi il contenuto della lettera del sig. “Lo Sciuto”, pubblicata su questo stesso giornale, sulla quale spetta alla Magistratura accertare veridicità, fatti e circostanze, ma sui cui contenuti, soprattutto del primo punto, alcune considerazioni sono possibili fin da ora:

• Deve esistere agli atti una relazione archeologica contenente la tecnica d'indagine che è stata seguita, il metodo di scavo, la descrizione (testi, foto ed eventualmente disegni) del lavoro giornaliero eseguito. Dovrebbe contenere anche le argomentazioni che hanno supportato la decisione di “liberare” il sito e di metterlo nuovamente a disposizione dell'Impresa esecutrice dei lavori.

• La relazione potrà essere acquisita agli atti della Procura e confrontata con la situazione reale dell'area, comprese le quote di scavo raggiunte, che consentono il raffronto con la quota d'imposta dell'Emporio che si trova a poche decine di metri che è la quota minima da raggiungere per comprendere appieno il contesto archeologico dello scavo.

• La quota a cui sarebbero giunti gli scavi è stimata in c.a. 5/6 ml. di profondità, quota insufficiente a dare certezze, soprattutto se si considera che gli scavi hanno interessato non l'intera area, ma un punto specifico di essa.

• Occorre comprendere sulla base di quali considerazioni lo scavo ha interessato un determinato punto dell'intera area quando il metodo generalmente considerato più corretto dagli studiosi di archeologia è quello stratigrafico nell'ambito del quale compiere scelte d'intervento che coinvolgono l'intera area per trincee, per quadrati o per grandi aree.

• Per fugare ogni dubbio sulla vicenda occorre rendere pubbliche le immagini dei reperti ritrovati nell'area dell'ex Ospizio visti i pareri discordi che circolano su di essi (alcuni giudicano i reperti di notevole importanza, altri poco significativi).

• Si dovrà spiegare perché quei reperti sono finiti al Museo di Caltanissetta quando a Gela c'è, non solo un Museo archeologico che poteva ospitarli più efficacemente, con maggiore rapidità, sicurezza e legittimità, ma anche un magazzino appositamente attrezzato allo scopo (un giorno, ma questa è un'altra storia, si dovrà spiegare sulla base di quali presupposti giuridici e scientifici molti reperti conservati nel Museo di Gela sono finiti ad arricchire il nuovo Museo di Caltanissetta, luogo con una storia archeologica neppure lontanamente comparabile con quella gelese, e contestualmente si è scelto di impoverire il Museo di Gela il cui territorio è stato al centro degli avvenimenti più importanti del periodo cui i reperti si riferiscono).

• Dovrà essere chiarito perchè degli scavi archeologici nel sito dell'ex Ospizio, destinato ad ospitare un bunker in cemento armato, opera ad impatto distruttivo altissimo, non se ne sia occupata l'Università di Messina - Facoltà di Archeologia, che è l'unica ad averne legittimità e titolo ad intervenire per avere sottoscritto da alcuni decenni con il Museo di Gela una Convenzione per effettuare scavi archeologici nell'area gelese, e un'altra con il Comune di Gela per effettuare nel suo territorio indagini archeologiche preliminari, il tutto con spese a carico dell'Università di Messina che ha ormai acquisito del territorio gelese una conoscenza scientifica di primo livello.

• Così non fosse si dovrà spiegare il valore giuridico e pratico di quelle convenzioni. Se è carta straccia o meno.

• L'ex Ospizio marino è un sito dalle potenzialità archeologiche altissime, ma proprio per questo auspichiamo di avere conferma che l'archeologa abbia agito con la tensione di scoprire e di sapere, ricercando quelle verifiche che, alla luce di quanto sta emergendo, potrebbero rivelarsi parziali e frettolose. Speriamo altresì, che abbia eseguito il suo compito seguendo un percorso scientifico e di legittimità mettendo da parte pressioni e influenze politiche, assolutamente fuori luogo e disastrose se applicate in campo archeologico.

Ma alla fine sono i cittadini e chi li rappresenta che determinano o no la salvaguardia e la valorizzazione della città. Perciò, al Sindaco Fasulo, rinnovo l'appello: non faccia realizzare nell’ex Ospizio Marino la Redioterapia, per il bene dei malati che a causa dei continui e prevedibili intoppi rischiano di attendere all'infinito quel servizio e di perdere definitivamente i finanziamenti, e per il bene della città, che rischia di perdere il suo patrimonio archeologico.

Esistono altri luoghi in città dove il rischio è inesistente, lo faccia realizzare in area pianeggiante che offre meno ostacoli, dove l'intervento è meno oneroso, senza rischi di interruzione e dove non provoca danni al patrimonio archeologico del territorio, dove può esserci il vantaggio di riqualificare zone che ne hanno un forte bisogno.

Provveda con una permuta immediata!
Organizzi subito, sig. Sindaco, e di questo La prego vivamente chiedendole di perdonare la perentorietà del testo, un incontro con l'Impresa e con l'Ente erogatore dei finanziamenti, per un accordo ragionevole tra le parti in causa.

Poteva già essere fatto alcuni anni fa, non è stato fatto fin'ora, ma è ancora possibile farlo oggi. Non si accolli la corresponsabilità di una scelta improvvida per la città nella quale sta montando l'indignazione dei cittadini, sia di chi preme per l'immediata realizzazione del Centro ovunque esso sia, sia di coloro che non vogliono che si distrugga un sito la cui importanza archeologica può rivelarsi enorme.

La soluzione è possibile, per gli aspetti tecnici e per quelli giuridico-procedurali, è a portata di volontà politica. Lo faccia sig. Sindaco! ne porterà grande merito, eviterà domani possibili richieste risarcitorie, la beffa che si perdano i fondi assegnati e che si distrugga la nostra storia. E' successo, purtroppo, altre volte, faccia in modo che non si ripeta anche ora.


Autore : Francesco Salinitro

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