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Corriere di Gela | Pisano (Asi): “Stiamo cercando di dare fiducia e prospettive certe”
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notizia del 24/08/2008 messa in rete alle 21:23:16

Pisano (Asi): “Stiamo cercando di dare fiducia e prospettive certe”

E’ il principio di responsabilità che necessita perché una nazione, un Ente, una regione, il pubblico ed il privato, possano andare avanti. Mancando il principio di responsabilità la barca affonderà. Il discorso è molto semplice: se la gestione della cosa pubblica o di un Ente a partecipazione pubblica va male, nel senso che i manager che hanno la guida hanno fallito, vanno necessariamente rimossi ed a rimuoverli dovrà essere chi si è assunto la responsabilità di operare quella scelta. In Italia purtroppo anche se un Ente si affossa finanziariamente, va alla bancarotta, non paga mai nessuno appunto perché non esiste il principio di responsabilità. Occorre dire basta a questo andazzo. E’ finito il tempo delle risorse illimitate. Serve avere un piano, ma anche saperlo seguire. Strutture isolate non ripagano, strutture collegate tra loro invece servono a far crescere i territori. Facendo riferimento alla Regione siciliana, è risaputo che si hanno migliaia di risorse, solo che non c’è stata la capacità di alcuno nel sapere razionalizzarle e metterle a frutto. A livello burocratico siamo la regione che mantiene un apparato amministrativo al di sopra delle nostre possibilità. Su dieci dipendenti, è come dire che uno lavora e gli altri nove stanno a guardare. Bisogna avere il coraggio politico di ridurre gli sprechi e razionalizzare il lavoro. Non ci si può permettere il lusso di mantenere un lavoratore pubblico laddove il lavoro è saturo mentre a qualche chilometro in una stessa struttura amministrativa c’è carenza di personale. Non si può mantenere un ospedale, con tutto ciò che comporta in termini di risorse, se già esiste a pochi chilometri una struttura ospedaliera completa di tutti i reparti. Bisogna smetterla con la logica del clientelismo politico e ragionare secondo il sistema dell’efficienza e dei costi/benefici. Fare valere il principio di responsabilità a partire dal semplice cittadino ad arrivare ai vertici di un sistema politico ed economico. E’ questo il succo di una lunga conversazione che a metà d’agosto abbiamo intrattenuto con un giovane manager, il dottor Giuseppe Pisano (nella foto), presidente dell’Asi di Gela, un consorzio dove convive pubblico e privato per guidare le realtà economiche del territorio a produrre e competere con altre realtà favorendo la nascita di infrastrutture, formando le risorse umane necessarie a fare intrapresa con l’obiettivo finale di far crescere un territorio. Nella provincia nissena, fatto anomalo rispetto al resto dell’Isola, convivono due Asi. Uno a Caltanissetta ed uno a Gela. (Anche Catania ha due Asi)
– Pisano, è risaputo che lei si colloca nell’area politica dell’Mpa di Raffaele Lombardo per il quale ha lavorato alcuni anni addietro a Bruxelles. Prima del suo insediamento all’Asi c’era un uomo di sinistra. E’ cambiato qualcosa nel modo di gestire e di portare avanti le cose nel consorzio industriale con la sua presidenza e quali le difficoltà riscontrate?
«E’ cambiato molto soprattutto nel clima sia nei rapporti con i dipendenti e sia nei rapporti con le imprese. Stiamo cercando di dare fiducia e prospettive certe. Le difficoltà ci sono e sono negli occhi di tutti, ma sono di quelle che investono la Lombardia e la Sicilia. Sono difficoltà di ordine finanziario. Sono problematiche che investono ogni ente locale in maggiore o minore misura. Non sono io ad affermarlo, ma lo si può leggere in tutti i quotidiani, anche quelli finanziari. Si parla male del federalismo, ma il principio su cui si basa è sano e serio. Quando un ente spende 100 e incassa 20, chiaramente prima o poi deve saltare. Ed è questo il problema dell’Italia. Ma è anche il nostro problema Asi. Quando tu dai 10 ed incassi solo 2, come si fa a gestire questa struttura? Tutti gli enti locali, pubblici, economici a partecipazione pubblica devono cominciare a marciare con un bilancio in pareggio, senza del quale si arriva alla bancarotta. Il fatto più grave è che nessuno paga gli errori commessi e si va avanti mettendo sempre delle pezze».
– Vedo che lei sostiene il federalismo. Ma il principio su cui si fonda non andrebbe corretto in nome di un altro principio, quello della solidarietà tra Regioni?
«No. Il principio è giusto. Il fatto è che noi italiani dobbiamo imparare più di tutti il principio di responsabilità. La vera ingiustizia è che se tu spendi 100 incassando 20, i rimanenti 20 te li dà il Veneto. Ma perché? La stragrande maggioranza delle regioni italiane hanno un forte divario tra entrate e uscite. Occorre che ognuna assuma le proprie responsabilità spendendo non più di quanto incassa. Il vero problema italiano non è la Sicilia che è veramente ricchissima, ma alcune regioni del mezzogiorno come la Basilicata e la Calabria».
– Se la Sicilia è ricchissima, come mai è sempre in rosso e addirittura è costretta ad operare tagli nel proprio bilancio?
«Proprio per mancanza di quel principio di responsabilità. Se tu sai che un domani verrai chiamato a rendere conto delle tue mancanze dal punto di vista amministrativo, sicuramente sarai più oculato nella gestione. Di questo passo si accumulano debiti su debiti e a pagare saranno le generazioni future. E tremendamente ingiusto che a pagare siano le regioni con avanzi di bilancio, le quali vanno in soccorso delle altre che si trovano in dissesto finanziario. Quello che voglio dire è che deve vigere il concetto di spesa responsabile».
– Chi deve prendere atto ed intervenire su questa stortura?
«Tutti, dal cittadino alla punta estrema della piramide amministrativa. Io cittadino devo sapere che se fruisco di un servizio, lo devo pagare in rapporto alle mie possibilità reddituali».
– Ma torniamo al nostro piccolo, all’Asi. Che tipo di politica deve portare avanti, tenendo conto delle argomentazioni generali da lei dette?
«Le Asi devono rendere i propri territori competitivi ed appetibili al punto che anziché fuggire, le imprese vengano attratte. Prima cosa da fare è di infrastrutturare l’area di servizi che possano rivelarsi utili alle imprese».
– Le pongo una domanda specifica che si riferisce a principi e fattori di cui si parla tanto nei giornali. Che ruolo possono giocare in favore delle imprese ai fini di una loro crescita e competitività: la sicurezza, le infrastrutture, il rientrare in una zona franca, la fiscalità di vantaggio?
«La sicurezza è importante e devo dire che si sta facendo tanto col pacchetto sicurezza. Al di là della videosorveglianza che può rivelarsi importante ai fini dell’identificazione di soggetti dediti a delinquere e con cattive intenzioni, ma bisogna intervenire anche sulle leggi perché l’eccessivo garantismo e la mancanza della certezza del diritto non aiutano le imprese. Non è possibile assistere al fenomeno che una persona su cui si sta indagando te lo possa vedere ogni giorno in giro. Questo aspetto scaccia le imprese più di ogni altra cosa. La mancanza della certezza del diritto ti porta a pensare ad un Paese non civile. Riguardo alla fiscalità di vantaggio, devo dire che noi siamo stati fortunati ad essere stati inseriti nelle cosiddette zone franche. Sono dei segnali che interessano sicuramente le imprese per via di quella fiscalità di vantaggio che viene riconosciuta loro dalla legge. Chiaramente queste agevolazioni saranno molto più utili rispetto ai finanziamenti della 488. Questo nuovo strumento in altri paesi è stata una leva molto importante per lo sviluppo. Tra l’altro – come dice kil presidente della Regione Lombardo - l’intervento dello Stato è a costo zero. Per dieci anni non si è creato un debito verso lo Stato, ma si è innescato un meccanismo di agevolazione che negli anni successivi determinerà da parte delle nuove imprese nuovi gettiti fiscali, forte economia, sviluppo ed occupazione. Infine quello delle infrastrutture è la nota dolens. Prendiamo ad esempio gli aeroporti. Venticinque aeroporti uno accanto all’altro a cosa servono se non funzionano? Forse solo a far lavorare qualche impresa che l’ha costruito e far incassare parcelle a qualche ingegnere che lo ha costruito. Lei lo sa che tutta l’Italia è piena di opere inutili. Quello che voglio dire è che bisogna razionalizzare la spesa e qualificarla in funzione della sua produttività. Creare una infrastruttura solo per creare lavoro per un anno o due, o per soddisfare esigenze politiche e poi alla fine l’opera realizzata non serve a nulla, significa creare cattedrali che l’Italia e la Sicilia in particolare non hanno bisogno».
– Vedo che lei è molto critico e sottolinea sempre il principio della responsabilità, dell’utilità e del ritorno economico nel creare un bene. Ma allora nel passato i contratti d’area, la cosiddetta contrattazione programmata, i Pit, la 488 non sono serviti a nulla?
«Gliel’ho detto. Sono tutti esempi che nell’economia non hanno prodotto quanto si era pensato. Parlando in termini terra terra: sono arrivati tanti soldi, ma alla fine cosa hanno innescato? Quando non si creano le precondizioni per l’impresa, dopo due secondi si fallisce».
– Ma allora a Gela non resta che piangere?
«No. Non creiamo allarmismi inutili. Occorre verificare quello che c’è e quello che occorre fare, apportando le dovute correzioni puntando sempre su ciò che avevo detto prima. Maggiore oculatezza nelle scelte e creare opere che genereranno valore. Fare valere il principio di responsabilità».
– Come la politica si rapporta con l’Asi e come possono interagire per creare sviluppo e benessere nel nostro territorio?
«L’Asi è un consorzio di cui fanno parte gli enti locali della provincia. Adesso stiamo cercando di portare a compimento le finalità delle aree di sviluppo industriale e quindi di infrastrutturale più agglomerati. Mi riferisco all’agglomerato di Gela, quello di Butera che stiamo cercando di portare dentro l’Asi. In questo modo con l’accentramento di funzioni e la razionalizzazione della spesa, che sono propri del consorzio, si può creare una politica di infrastrutturazione che abbia una logica. Noi ci stiamo proponendo ai sindaci che ci stanno dando fiducia anche perché hanno capito che i POR 2007-2016 indicano le Asi come il luogo dello sviluppo industriale, dove fare massa critica, riempire di contenuti e di servizi per dare quel quid in più onde affrontare in positivo la competizione internazionale».
– Un’ultima domanda. Quali sono le prospettive a suo giudizio e quali le sue aspettative?
«C’è da lavorare. Bisognerà lavorare bene sia nel pubblico che nel privato nel rispetto del principio di responsabilità. Centro destra o centro sinistra, sono categorie della politica. Ci sono progetti che devono andare avanti indipendentemente dal colore politico. Gli uomini devono capire di avere delle responsabilità, di non essere capricciosi, di non essere litigiosi a prescindere dai colori, dalle simpatie, dalle antipatie, dai fatti personali. Devono prendere coscienza della responsabilità dei loro ruoli».


Autore : Nello Lombardo

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