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Corriere di Gela | Tiene banco La Margherita
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notizia del 15/07/2004 messa in rete alle 21:10:07

Tiene banco La Margherita

Ormai è rottura col presidente del partito della Margherita Peppe Di Dio. A sancire il dissenso verso il presidente della Margherita è un documento con cui sei componenti della direzione, cinque degli otto componenti del direttivo e tre consiglieri comunali si autosospendono dalle cariche politiche e chiedono la sua testa.
Giovedì era stata convocata a Palermo la direzione regionale del Partito per discutere argomenti posti all’ordine del giorno da tempo, ma nessuna discussione sul caso Gela, anche perché – come ci riferisce Di Dio nell’intervista che segue – nessun documento accusatorio è giunto a Palermo. Intanto il presidente della Margherita si appresta a partecipare alla direzione provinciale per prendere cognizione del documento e per parlare con i dissidenti. Ricucire lo strappo non sarà facile, ma Di Dio non ha nessun timore se si andrà al commissariamento del partito e quindi al congresso straordinario.
– Di Dio oggi lei ha partecipato alla direzione regionale del suo partito. Si è parlato dei fatti di casa vostra, delle dimissioni dei componenti del direttivo e della richiesta da parte di costoro delle sue dimissioni? Insomma quali sono state le conclusioni. E’ giunto a Palermo il documento dove si contesta il suo operato e tutto il resto?
“Non è giunto alcun documento in direzione. L’ho chiesto al segretario regionale. Oggi all’ordine del giorno c’era tutt’altro. Si doveva fare l’analisi del voto, poi si doveva affrontare il problema della legge elettorale. Tra le varie ed eventuali ho chiesto che si parlasse della vicenda che riguarda Gela. Purtroppo non è stato possibile in quanto si doveva parlare di Siracusa, Mascalucia ed altro. Poi il tempo non consentiva di affrontare la problematica delicata di Gela. O meglio, dal momento che non c’era alcun documento in possesso della direzione, si sarebbe discusso della questione ad una prossima seduta della direzione”.
– Adesso come risponde ai fatti ed alle contestazioni di Gela?
“La cosa è molto semplice. Ho sei componenti di direzione che si sono dimessi. Poiché siamo in sedici, non c’è una maggioranza che chiede la sfiducia. In linea teorica dovrei sostituirli, ma non lo faccio. Per esempio l’altro ieri potevamo votare i nomi degli assessori senza di loro. Ma io democraticamente rispetto le minoranze. Parlerò con questi amici che si sono dimessi per capire meglio. Non c’è una maggioranza che chiede la mia testa”.
– Perché questo forte dissenso nei suoi riguardi?
“Intanto io penso che c’è una minoranza che vuole prevaricare la maggioranza. Le regole di un partito vanno rispettate. Intanto potrei anche dimettermi e l’ho preannunciato in tempi non sospetti. Il congresso straordinario bisogna farlo. Io sono un presidente eletto democraticamente. E devo constatare che c’è una minoranza che non vuole rispettare la maggioranza”.
– Tra le altre cose lei è accusato di volersi riservare la nomina di un assessore, è così?
“Queste sono accuse false e infondate. Vorrei capire e l’ho chiesto anche ai miei organi superiori se il presidente o anche nella qualità di consigliere comunale ho la facoltà di indicare qualche nome che poi venga votato sempre dalla direzione. Da che mondo è mondo il segretario fa delle proposte. Nessuno vuole imporre degli assessori personali. Non voglio imporre nessuno contro la volontà del partito. Non mi pare che io sia in tale condizione. Voglio solo avere il diritto di proposta e basta. Semmai sono le minoranze che vogliono indicare quei nomi”.
– Ci sono le condizioni per ricucire sulla questione che vi divide, ossia sulla designazione degli assessori?
“Io ho il dovere di parlare con questi amici. Sulla questione della indicazione degli assessori al sindaco a me interessa un criterio sul quale confrontarci. Il partito decide lo scorrimento e a me va bene. Però lo scorrimento si fa: uno, due e tre. Non uno tre e cinque. Se non ci sono le condizioni per fare lo scorrimento, si fa un’altra proposta. Allora ho chiesto di proporre al sindaco diverse soluzioni. La prima potrebbe essere quella di fare lo scorrimento così come siamo stati eletti iniziando dal sottoscritto, a continuare con Ferrara, Fava, Collura, Giordano, Cirignotta. Alla fine sceglie il sindaco. Ma anche questo criterio per loro non va bene. Ho proposto persino di togliere gli eletti e di andare all’esterno indicando Fava, Cirignotta e Vella. Ma anche qui non va bene perché mi si dice che c’è qualcuno che non è gradito al sindaco. Ed io voglio rispettare la volontà del sindaco. Altro criterio poteva essere una lista di sei nomi tutti componenti dell’esecutivo. Niente, neppure questo andava bene. Infine avevo suggerito di ricorrere alla formulazione di una proposta in base alla componente di appartenenza. Il fatto è che loro vogliono scegliere i propri assessori e determinare quelli degli altri. Loro vogliono mettermi in difficoltà nominando mio cugino. Mi voglio riferire a Cirignotta. Così poi mi accuserebbero che sono stato io a indicarlo”
– Stando a quanto dice, le proposte da lei fatte sonno state numerose. Ma nessuna è stata accettata? Come mai?
“Anzi le dirò di più l’ultima mia proposta, visto che c’è una crisi interna al partito voluta da alcuni, si sarebbe potuto richiamare Fava e Minardi e andare al congresso. Ma neppure questa proposta andava bene”.
– Ed ora cosa deciderà di fare?
“Esattamente quello che vuole il partito, comunque la maggioranza del partito. Da segretario io non posso tenere conto solo delle esigenze della minoranza del partito. Il potere di decidere ce l’hanno i sedici componenti della direzione ed io devo ascoltare tutti e far valere la soluzione che passa a maggioranza”.
– Possiamo dire che c’è un gruppo che fa capo a Di Dio ed un secondo facente capo a Collura?
“Assolutamente. Per quanto mi riguarda non c’è un gruppo che fa capo a Peppe Di Dio. Io esco da un congresso come segretario. Non ci possono essere gruppi. Possono esserci divergenze di vedute all’interno del partito. Ma questa è la democrazia, è dialettica. Io non mi sento il capo di nessuno”.
– Le avevo chiesto cosa farà, se si dimetterà.
“Domani (venerdì per chi legge) che ci sarà una riunione della direzione provinciale, vedrò questo documento. Ne prenderò visione e prenderò atto di quello che deciderà la direzione provinciale. Se il partito dovesse dividersi su due posizioni distinte, non ho alcuna difficoltà ad andare al congresso”.

Per il partito il malessere è generale

Quanto diramato in questi ultimi giorni dagli organi di stampa è sintomatico di un malessere che sta attraversando tutto lo scenario politico della città.
La situazione politica venutasi a determinare a Gela, ed in particolare in seno al partito della Margherita, impone inevitabilmente una chiara presa di posizione da parte degli organi rappresentativi del partito.
In particolare si osserva:
– il signor Di Dio sembra essere da tempo alla ricerca di percorsi personali tanto che, attualmente ricopre la carica di consigliere comunale e di presidente del partito di Gela, di componente del direttivo provinciale e di componente del direttivo regionale (quest’ultima senza il coinvolgimento e l’assenso del partito);
– si sono riscontrati comportamenti autoritari anche nel tentativo di risoluzione della crisi al comune di Gela dove ha letteralmente esautorato la direzione locale, i due vice presidenti ed il responsabile agli enti locali, dando così vita ad una girandola di dichiarazioni spesso contraddittorie, tant’è che, criteri definiti “rigidi” e deliberati dal partito vengono successivamente stravolti, mortificando persino il ruolo dei candidati e degli eletti al Consiglio comunale;
– si ha persino l’impressione che pretenda un as-sessore “personale” al co-mune di Gela puntando, addirittura, su un soggetto esterno alla lista dei candidati e stravolgendo, così, ogni regola che il partito si era data da far valere per tutto il mandato, così come ribadito anche dal capogruppo consiliare nella riunione del 3 luglio 2004;
– nella riunione di direzione del 6 luglio sembrava non esserci i più spazio per un confronto aperto e democratico e non sembrava emergere nessuna intenzione di volere chiudere la crisi a Gela, il che ha indotto gli iscriventi a firmare un atto di sfiducia dell’azione politica della direzione locale e, conseguentemente, le proprie dimissioni dalla stessa.
In conclusione il comportamento del signor Di Dio non ha fatto altro che dare all’esterno la visione di un partito spaccato ed appiattito sulle posizioni dello stesso; partito che tra l’altro sembra non volere risolvere a Gela una crisi che ormai si protrae da tempo (è convincimento degli scriventi che se si mette da parte Di Dio la crisi si risolve subito).
Ciò premesso nel’interesse esclusivo del partito e per il bene della città, nel ribadire le proprie dimissioni e l’unanime assenso all’entrata in Giunta del partito, gli scriventi chiedono le dimissioni immediate del signor Di Dio dalla carica di presidente della Margherita e dalla Direzione regionale del partito.
Nelle more che la presente venga esaminata da parte degli organi preposti, i sottoscritti si autosospendono dalle cariche di partito, dichiarandosi sin da ora disponibili, qualora fosse necessario, ad un incontro con le Signorie Vostre per meglio chiarire quanto dichiarato.
I consiglieri comunali (Carmelo Ferrara, Davide Giordano, Giuseppe Collura); L’esecutivo (Maurizio Prodi, Rocco Biundo, Carmelo Russo, Bartolo Rizzo, Crocifisso Moscato); La direzione (Nunzio Brentino, Antonino Collura, Rosario Giordano, Carmelo Ferrara, Aldo Romano, Enrico Vella)


Autore : Nello Lombardo

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