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Corriere di Gela | Si torna in campo: Gela a Benevento
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notizia del 11/02/2007 messa in rete alle 20:32:51

Si torna in campo: Gela a Benevento

“Nessun uomo è un’isola, intero a se stesso. Ogni uomo è un pezzo del Continente, una parte della Terra. Ogni morte d’uomo mi diminuisce, perché io partecipo dell’umanità. E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana: essa suona per te.” Venerdì 2 febbraio ciascun italiano, consapevolmente o meno, ha subìto gli effetti della riflessione e del pensiero espresso da John Donne, poeta e filosofo inglese del Seicento. (nella foto Mancini, pilasatro difensivo del Gela)
La morte dell’ispettore Filippo Raciti, in seguito agli scontri verificatesi durante e al termine del famigerato derby Catania-Palermo, è una tragedia che appartiene ad ognuno di noi, in quanto cittadini, sportivi, genitori, o più genericamente in quanto uomini, vittime di un degrado e regresso della società al cui deterioramento tutti noi abbiamo contribuito. Insieme alla vita di Raciti è volata via una piccola parte del nostro cuore, della nostra fede, della nostra fiducia in un governo che ha indirettamente armato la mano di quell’animale, ultrà del Catania, reo d’aver colpito l’ispettore di Misterbianco con un corpo contundente, ferendolo mortalmente. Il mondo del calcio si è fermato, solo per un turno, ma nel fine settimana riprenderà regolarmente, con stadi ancora fuorilegge, con la solita accondiscendenza delle società ostaggio delle tifoserie, con i soliti controlli effettuati in maniera blanda, eccezion fatta per le prime settimane dove l’attenzione sarà alta per poi presumibilmente scemare.
Il blocco dei campionati serviva a riflettere e al contempo ad adottare misure tempestive e immediate per arginare la piaga-ultrà, ma i primi pensieri formulati dagli italiani ponevano più quesiti: perché è successo? E a chi vanno attribuite le responsabilità? Suscita rabbia il fatto che il governo si sia attivato soltanto dal momento in cui s’è consumata la tragedia, ovviamente, com’è nel costume italiano, serviva un sacrificio umano per intervenire.
Tutti quegli ultras criminali, presenti in buona parte delle tifoserie italiane, come cani sciolti appaiono liberi di azzannare, ferire, uccidere, la maggior parte minorenni che non capiscono cosa è giusto o cosa è sbagliato, non distinguono il lecito dall’illecito, o semplicemente se ne fregano. Nello Stato in cui si privilegia l’indulto anziché costruire nuove galere per rinchiudere i delinquenti, in uno Stato che guida le forze dell’ordine verso la morte, che consente la mutilazione di una famiglia per una partita di calcio, è ancora necessario chiedersi di chi è la colpa? Da vent’anni ogni settimana dai campi di calcio salta fuori un bollettino di guerra, da vent’anni s’annunciano provvedimenti, svolte che dovrebbero garantire maggior sicurezza e minor scontri e tafferugli, ma finora non è cambiato nulla, perché è mancata la volontà di cambiare in un mondo politico pervaso dall’ipocrisia. Il governo ha emanato d’urgenza un decreto-legge che dovrebbe favorire un forte avvicinamento dell’Italia al modello inglese, al paradigma per eccellenza, in cui gli stadi sono privi di barriere e dove i tifosi seguono l’incontro con la calma tipica dei fedeli che assistono alla messa nella parrocchia.
Perché hanno la paura, il terrore di pagare seriamente le conseguenze per un minimo sbaglio, basta un insulto e vai in galera per sei mesi, mentre in Italia dopo un giorno di fermo sei libero di sbeffeggiare le forze dell’ordine e tornartene a casa. Una delle introduzioni più importanti del nuovo decreto consiste pertanto nell’inasprimento della pena, con possibilità del processo per direttissima: è una legge severa, forte, ma il problema ovviamente non sarà risolto solo con l’emanazione della normativa, occorre applicarla, e qui si vedrà la vera forza, la voglia di reagire dello Stato e delle forze dell’ordine.
Per il momento un segnale abbastanza importante, sul piano applicativo, riguarda l’imposizione della disputa a porte chiuse degli incontri negli stadi non a regola con il decreto-Pisanu, e dunque il potere politico fa la voce grossa nei confronti delle società le quali, pur avendo ottenuto in passato la concessione di deroghe, hanno tuttavia fatto ben poco per migliorare la sicurezza negli stadi. Quest’aspetto riguarda da vicino anche il Gela, poiché domenica si riprende con la quinta giornata di ritorno del campionato di C2, e pertanto con la trasferta di Benevento, il cui stadio, superando i diecimila posti, è sottoposto all’applicazione del decreto-Pisanu e sembrerebbe non in linea con i parametri di sicurezza previsti dalla normativa.
La gara sarà anticipata alle ore 15 di lunedì (era prevista per le 20,45), non si sa ancora se a porte chiuse. Il turno saltato, ossia la quarta giornata di ritorno, in cui il Gela avrebbe dovuto ospitare al Presti la Val di Sangro, sarà recuperato il diciotto marzo, in occasione della sosta prevista originariamente dal calendario. Per quella data il Gela avrebbe dovuto disputare una gara di beneficienza contro la nazionale dei magistrati. Verrà, se possibile, spostata ad altra data. A Benevento la squadra di Sorbello affronterà un avversario in gran forma, il cui rendimento è stato talmente elevato negli ultimi mesi che non sorprende l’avvicinamento dei sanniti al primo posto in classifica, a solo tre punti dalla capolista Sorrento.
Merito dell’esperto tecnico Simonelli, il “filosofo”, che ha sostituito Pileggi nel cuore del girone d’andata, trasformando un Benevento in piena crisi in una splendida realtà. E nel mercato di riparazione la dirigenza campana ha effettuato il colpo più importante, ingaggiando un elemento di lusso per la categoria quale Clemente, fugace ex del Gela, il quale si è immediatamente inserito con gol e assist subito decisivi. Con Clemente è migliorato inoltre il rendimento delle fortissime punte Polani e Taua, e anche l’innesto di Colasante ha arricchito dal punto di vista qualitativo il centrocampo sannita. Il Gela però, sebbene si presenti sfavorito sulla carta, può vantare il sensazionale acquisto del centrocampista D’Alessandro, altro elemento di lusso per la categoria e fiore all’occhiello della campagna-acquisti invernale.
In allenamento il fantasista di Bagheria ha deliziato i tifosi con giocate sopraffine, e in Campania dovrebbe giocare sin dal primo minuto, con probabile impiego sulla sinistra a centrocampo, poiché, essendo squalificato Berti e dovendo affrontare in trasferta una sfida delicata, Sorbello sostituirà l’esperto mediano con Parlagreco o un altro elemento abile in interdizione, una scelta saggia per non sbilanciare la squadra. Indubbiamente ci si aspetta un Gela maggiormente sicuro nei propri mezzi, e l’arrivo di D’Alessandro e Costanzo, innalzando il tasso tecnico del centrocampo, dovrebbe favorire un atteggiamento più offensivo dell’undici biancazzurro. Peccato per la perdita di quella splendida cornice di pubblico che avrebbe reso ancora più spettacolare l’incontro: ma la società civile non può tollerare altri martiri, quindi è giusto giocare a porte chiuse e conferire priorità alla sicurezza all’interno dello stadio.


Autore : Paolo Cordaro

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