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Corriere di Gela | Lucio Dalla, dal jazz al pop, al cinema
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notizia del 11/03/2012 messa in rete alle 19:51:04

Lucio Dalla, dal jazz al pop, al cinema

Lucio Dalla è morto improvvisamente in Svizzera il 1° marzo scorso (quattro giorni prima delsuo 69° compleanno), per arresto cardiocircolatorio. I funerali in San Petronio, nella sua Bologna, il 4/3/2012, presenti 50 mila persone provenienti da tutta Italia. Dalla lascia un’eredità artistica, come pochi nella storia della musica italiana. Ne ricorda il profilo artistico il nostro Gianni Virgadaula, regista cinematografico.

Ho conosciuto Lucio Dalla a Roma nel 2009 durante le riprese del film “Gli amici del bar Margherita” di Pupi Avati. La vicenda era ambientata a Bologna, ma in effetti le riprese si effettuarono nella capitale, in buona parte al Bar Dagnino di Piazza Esedra, famosa pasticceria palermitana con prelibatezze tutte…siciliane. Con Dalla ci fu un cordiale scambio di battute. Gli dissi di come a soli tre anni la mia bambina ballava sulle note di “Attenti al lupo”. Poi il cantautore, che con la sua simpatia e il suo istrionismo aveva già conquistato tutti, si appartò con l’altro “bolognesissimo” Pupi, e i due parlarono una mezz’oretta in un cantuccio, da dove di tanto in tanto si sentivano provenire delle complici risate, testimonianza di un’amicizia lunga e antica, ma anche di un rapporto professionale collaudatissimo.

Difatti, Dalla aveva composta la colonna sonora del film, ma più lontano negli anni era stato anche un attore di Pupi nella pellicola “La mazurca del barone, della santa e del fico fiorone”, girato nel 1974. D’altronde, quanto Dalla amasse il cinema si sa, e innumerevoli sono state le sue collaborazioni musicali (ad esempio “Borotalco” di Verdone) ma anche presenze sul set come interprete; la più importante nel film “I sovversivi” dei fratelli Taviani “.Avati diceva ancora che se aveva deciso di fare il cinema il merito era tutto di Dalla che, grande clarinettista e sassofonista, gli fece comprendere che sarebbe stato meglio lasciare gli strumenti musicali per fare altro. Si sa, infatti, che Pupi e Lucio alla fine degli Anni ‘50 suonarono più volte insieme nelle cantine di Bologna nel gruppo jazz “Rheno Dixieland Band”. Con questo gruppo nel 1960 Dalla partecipò al Primo Festival Europeo del Jazz, svoltosi in Francia, vincendo il primo premio. Fu allora che Avati, resosi conto dello straordinario talento dell’ amico “rivale” optò per la carriera registica. Lucio invece, nel 1971 sarebbe esploso a Sanremo con “4 marzo, 1943” che, ironia del destino, è risultata essere la data della sua nascita e anche quella del suo funerale.

Di Lucio Dalla artista tutti hanno detto e scritto, e nulla o poco si potrebbe aggiungere. Ma raramente la grandezza di un artista si è sposata con una sensibilità d’animo e una generosità, che appunto agli artisti, in genere “lupi solitari ed egocentrici”, non viene riconosciuta. Dalla invece fu grande anche nella semplicità, nello stare in mezzo alla gente, nell’aiutare i meno fortunati. E non si vergognava neppure di credere in Dio, andando pure in questo controcorrente dato che avere fede sembra oggi essere una prerogativa solo degli imbecilli. Lucio Dalla rimarrà comunque nella storia del nostro Paese soprattutto per il suo eclettismo creativo e le sue canzoni. Citarle tutte sarebbe cosa impossibile, ma certamente quella che è stata consegnata ai posteri; quella a cui ha dato voce e musica con particolare ispirazione è “Caruso”, omaggio al grande ed insuperato tenore napoletano. Il brano, portato al successo mondiale da Luciano Pavarotti, fu composto nel 1986 a Sorrento proprio nell’appartamento in cui il grande artista del “bel canto” aveva soggiornato già malato pochi mesi prima della prematura scomparsa

Un mistero come il destino possa abbracciare anche persone vissute in epoche diverse. Segno che non tutto finisce con il trapasso, ma c’è qualcosa che ci proietta oltre l’esistenza terrena senza peraltro spezzare il filo con quello che sta quaggiù.

A questo Lucio ci credeva ciecamente. E non a caso ripeteva spesso: “ Non credo alla morte. Agli amici dico sempre che è solo il primo tempo”.


Autore : Gianni Virgadaula

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