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Corriere di Gela | Una morte imposta come per Saddam
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notizia del 08/01/2007 messa in rete alle 19:42:28
Una morte imposta come per Saddam

Cosa hanno in comune Piergiorgio Welby e Saddam Hussein? Apparentemente nulla, se non le loro morti entrambi drammatche, ed entrambi "imposte" da altri esseri umani, che arbitrariamente hanno posto fine alle loro esistenze, per motivi etici ed umanitari nel caso di Welby, e in nome della giustizia (sic!)nel caso di Saddam Hussein. Certo, esistevano differenze sostanziali fra questi due personaggi che hanno riempito le cronache dei giornali dell'ultimo tratto del 2006: Welby era una persona per bene e voleva morire per non soffrire più; tutto il contrario di Saddam che persona per bene non era, ma che probabilmente avrebbe voluto vivere ancora, magari trascorrendo il resto della sua vita in un carcere. Ma come detto, altri esseri umani, altre menti, altre logiche hanno posto fine alle loro esistenze. E' stato giusto staccare la spina a Welby? E' stato giusto impiccare Saddam Hussein? Sul primo caso non mi esprimo. Ciò che direi da cattolico alimenterebbe certo polemiche. Ma sempre da cattolico, mi ritengo indignato e profondamente turbato per la morte violenta che è stata imposta a Saddam Hussein, ancor più grave perchè provocata nel "Giorno del sacrificio" una delle feste più sacre del mondo islamico. Segno questo di quanto oggi valgono poco i sentimenti religiosi anche nel mondo mussulano, profondamente diviso in "integralisti" e "moderati". Sicuramente, in questa disumana condanna, come ha ben scritto Marcello Veneziani su Libero "abbiamo rivisto un meccanismo primordiale, di rito sacrificale, il rovesciamento della vittima nel carnefice e viceversa".
In verità, nessun tribunale terreno, nessun essere umano può arrogarsi il diritto di porre fine alla vita di un essere umano, anche se questi si è macchiato di orrendi creimini. Sì, nell'antica Roma gli imperatori "tiranni" venivano assassinati ed erano spesso vittime di violente congiure. La giustizia sommaria era "prassi", ma da quel tempo sono passati 2000 anni e sembra non essere cambiato nulla. La verità è che l'uomo, fondamentalmente, rimane l'animale evoluto del "paleolitico", intelligente certo, ma sempre animale, barbaro e cattivo dentro. Certo, oggi non vestiamo più pelli di bisonte, ma abbigliamenti sofisticati, usiamo modi garbati e a volte sembriamo campioni di galateo, ma è tutto ipocrisia, dentro siamo rimasti dei barbari. D'altronde, tornando a Saddam, sconcerta il fatto, che il mondo civile e la civile Europa non siano stati capaci di far sentire il loro peso politico e la loro voce contro un simile, brutale "assassinio di stato". Sì, vero, ufficialmente l'Unione Europea ha preso le distanze dalla condanna a morte del rais. Ma ancora una volta l'Europa ha dimostrato di non valere più nulla nello scacchiere mondiale, e che gli Stati Uniti non hanno nessuna considerazione dei loro alleati, sudditi europei. D'altronde, l'unico uomo che avrebbe potuto scongiurare l'esecuzione di Saddam era il Presidente George W. Bush. Ma ben sappiamo che quest'uomo, non solo è uno dei peggiori presidenti americani della storia, ma è sempre stato a favore della pena capitale. Quando era governatore della California, non graziò uno solo dei condannati detenuti nel "braccio della morte", tranne poi mostrare la sua umanità ogni anno, nel giorno del Ringraziamento, quando - per tradizione - il presidente grazia sempre... due tacchini. Comunque, ormai è andata, il sanguinario dittatore è stato mandato all'inferno (come ha detto uno dei suoi boia), ma il vero inferno rimane l'Iraq, dove la violenza non accenna a diminuire, dove della democrazia non esiste neppure l'ombra (la stessa esecuzione di Saddam ne è la prova provata), e dove quotidianamente si alza il numero dei morti anche fra i marines. Già 3.000 i caduti. Tremila giovani strapparti alle famiglie in nome di una guerra assurda, e ancora ben lontana dalla conclusione.
Il 2006 ci lascia pesanti eredità, e problemi enormi gravano sul nostro pianeta. I governanti devono cominciare ad interrogarsi seriamente sul futuro dell'umanità. Il mondo è una polveriera, e basta un solo fiammifero per farla esplodere...


Autore : Gianni Virgadaula

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I Vostri commenti
Condivido totalmente l'articolo di Gianni Virgadaula sul tirannicidio di Saddam, ma al suo commento vorrei aggiungere che la morte del tiranno, la crudeltà delle immagini televisive diffuse dalle televisioni internazionali hanno reso più difficile il cammino per la pacificazione in Iraq. I sunniti, che considerano adesso Saddam un martire, avranno un motivo in più per per odiare gli sciiti e vendicarsi, così come hanno già fatto. La morte del Tiranno, oltre ad essere riprovevole sotto l'aspetto religioso, era politicamente e strategicamente inopportuna sia per il nuovo corso dell'Iraq sia per la stessa USA, la quale non può non essere ritenuta storicamente responsabile di quanto è accaduto e di quanto sta ancora accadendo in questa particolare area geografica dell'Asia. Qualche decennio fà, quando ancora esisteva l'URSS ed il mondo era diviso in blocchi, la paura reciproca delle due superpotenze assicurava un certo equilibrio e dava maggiori garenzie di sicurezza all'intera umanità. Adesso, con il dissolvimento del cosiddetto blocco dei paesi del

Autore: Paolo Cafà
data: 09/01/2007
Ci si è trovati di fronte alla scelta tra l’uccidere un uomo che ha portato alla morte una inestimabile quantità di gente o salvarlo e applicargli altre forme di pena che gli facciano espiare le sue colpe. Parlare di perdono è difficile ovviamente ma ritengo che ammazzarlo non possa servire ad alcunché. Forse, in una realtà più grossolana e atavica, la pena di morte avrebbe potuto avere un suo valore “satisfattivo” ma oggi, in un mondo dove molti si suicidano così “facilmente” per la patria ( i kamikaze ), lo si renderebbe invece un vero martire dandogli quindi forse un “onore” ulteriore alla sua memoria che una punizione. Al di la di questo fatto, che può più o meno convincere, un aspetto di innegabile considerazione riguarda un aspetto più squisitamente etico-religioso. Se il divieto di “uccidere”e di “giudicare” è dettame innegabile della maggior parte delle religioni non perché si è di fronte un dittatore le cose, a mio modesto parere, dovrebbero cambiare. E’ difficile dire: . E’ molto più facile, sicuramente, appoggiare la scelta di farlo fuori o diventare tanti piccoli “ponzio pilato” che lasciano agli altri l’ardua sentenza.

Autore: Alfonso  Passarello http://www.silvestre.splinder.com
data: 13/01/2007
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