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Corriere di Gela | Bisogna saper perdere
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notizia del 28/06/2009 messa in rete alle 19:36:41
Bisogna saper perdere

“Bisogna saper perdere, non sempre si può vincere, come vuoi e quando vuoi!”. Lo cantavano verso la fine degli anni ‘60 i Rokes e il nostro Lucio Dalla. Questa bellissima (oltre che pedagogica) canzone mi è tornata alla mente leggendo i giornali siciliani, che lo scorso lunedì hanno fatto il resoconto della finale play off che la squadra gelese ha disputato contro la compagine del Pescina al “Presti”, conclusasi, purtroppo, con un inutile pareggio ampiamente meritato dagli abruzzesi, anche in considerazione della evanescente condotta di gara dei padroni di casa, incapaci di imbastire spumeggianti trame di gioco e di creare pericoli (tranne in qualche sporadico caso) alla porta avversaria.
Proprio dai giornali ho appreso altre due note positive: il lungo e fragoroso applauso che lo sportivissimo e civilissimo pubblico gelese ha tributato alla fine del match alle due contendenti, cogliendo di sorpresa i giocatori, lo staff tecnico, i dirigenti ed un gruppetto di irriducibili ultras del Pescina, i quali, dal canto loro, hanno manifestato la loro gratitudine, ricambiando l’applauso ai padroni di casa ed ai loro sostenitori. Sono scene che, per il loro altissimo valore simbolico, dovrebbero essere diffuse dalle reti televisive nazionali per servire da esempio e monito al fine di scoraggiare la devastante opera, posta in essere, in molte parti d’Italia, da quegli autentici delinquenti, troppo frettolosamente liquidati come semplici teppisti, che si annidano tra le frange più composte del tifo organizzato.
Mi ha suscitato tenerezza e sentimenti di umana solidarietà la reazione del presidente del Gela Angelo Tuccio, il quale, vinto dallo stress accumulato nel corso della partita, è stato colto da un malore, rivelatosi, fortunatamente, di lieve entità.
Al tempo stesso, sono state motivo di fondata preoccupazione, le dichiarazioni rese dallo stesso Tuccio, nell’immediato dopopartita, quando cioè non aveva ancora smaltito il dispiacere della mancata vittoria e della mancata conquista della meritata promozione in Prima Divisione. Preannunciando la decisione di passare il testimone ad altri, ritenendo chiuso il triennale ciclo entro cui contava di raggiungere, almeno il traguardo della riconquista della categoria superiore, da cui il Gela venne estromesso non per demeriti sportivi, ma per questioni finanziare, che lo portarono al fallimento.
L’ingegnere si è lasciato andare ad uno sfogo che, da solo, ne evidenzia la serietà personale e la passione sportiva e civile. Un mix che lo laurea tra i migliori presidenti che la nostra maggiore Società di calcio ha avuto nel corso della sua lunga storia.
Siccome sono, da sempre, abituato a dire e scrivere quel che penso, con estrema franchezza esprimo l’auspicio che Tuccio riconsideri l’annunciato abbandono della guida societaria, che sappia recuperare le ragioni che lo hanno, tre anni fa, portato ad imbarcarsi in un’avventura che, ne sono più che convinto, può ancora riservargli delle grandi e meritate soddisfazioni.
Con la stessa franchezza, mi corre l’obbligo di sottolineare un aspetto che giudico fortemente negativo e che rischia di offuscarne i meriti di cui ho detto sopra: non voler tornare indietro sulla spinosa e controversa questione dei colori sociali, non accogliendo la richiesta della maggioranza degli sportivi gelesi, i quali non per nostalgia, ma per questioni affettive e per ragioni che attengono al senso di appartenenza ad una comunità ( i colori della bandiera della nostra città sono il giallo ed il rosso cremisi ), reclamano la riscoperta di quei colori, che hanno reso ancor più bello e famoso il nostro vessillo.


Autore : Elio Cultraro

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