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Corriere di Gela | Argentino, di origini italiane (piemontesi) è il 266° pontefice della storia della Chiesa
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notizia del 16/03/2013 messa in rete alle 19:04:13
Argentino, di origini italiane (piemontesi) è il 266° pontefice della storia della Chiesa

Habemus Papam… ed ecco la sorpresa, sul loggione di Piazza San Pietro, gremitissima di fedeli nonostante una fittissima pioggia battente, il protodiacono Jean-Louis Tauran fa il nome di Jorge Mario Bergoglio, e c’è quasi un momento di smarrimento. Certo, se dal Conclave chiamato ad eleggere il successore di Benedetto XVI ci si aspettavano dei segnali coraggiosi di discontinuità e di rinnovamento, ebbene questi segni ci sono stati dati con la nomina dell’ Arcivescovo di Buenos Aires a nuovo sommo pontefice della Chiesa Universale.

Quante novità nel nuovo papa eletto al 5° scrutinio dopo due giorni di consultazioni. Intanto per la prima volta sul Soglio di Pietro abbiamo un latino-americano, così come per la prima volta abbiamo un papa gesuita e per la prima volta un papa prende il nome fortemente simbolico di Franciscum, con un chiaro riferimento al poverello d’Assisi.

Che poi la nomina di Bergoglio sia stata effettivamente una sorpresa non è una verità assoluta, perché se è vero che alla vigilia circolavano voci di altri “papabili” diciamo più accreditati del cardinale argentino, comunque molti dei cronisti avevano dimenticato o sottovalutato come nel precedente conclave del 2005, quello che aveva portato all’elezione di Benedetto XVI, l’unico che avesse conteso il governo della Chiesa a Joseph Ratzinger con un cospicuo numero di voti era stato proprio l’Arcivescovo di Buenos Aires.

Nato in un piccolo villaggio periferico della capitale argentina il 17 dicembre del 1936, Jorge Mario Bergoglio, com’è facilmente intuibile dal cognome, è di chiare origini italiane; piemontesi per l’esattezza.

I suoi parenti più lontani erano infatti di Bricco Marmorito di Portocomaro, frazione di Asti, ed emigrarono in Argentina nella seconda metà dell’Ottocento. La vocazione di Jorge Mario, che da ragazzo ha perse un polmone, è stata quella di un giovane già maturo, che dopo avere studiato chimica ed avere avuto pure una fidanzata, decise di entrare nel 1958 nel noviziato nella Compagnia di Gesù. La sua ordinazione sacerdotale si ebbe il 13 dicembre del 1969.

Il 20 maggio del ’92 divenne vescovo ausiliare di Buenos Aires, e nel 1997 ne divenne Arcivescovo, diventando così primate d’Argentina. Nel 2001, dopo la nomina a cardinale da parte di Giovanni Paolo II , Bergoglio fu eletto a capo della Conferenza Episcopale Argentina. Ma nella sua esperienza c’è pure l’insegnamento della Filosofia, l’essere stato anche maestro dei novizi, e per 6 anni, dal ’73 al ’79, Provinciale dell’Argentina.

Nell’affacciarsi sul Loggione di piazza san Pietro, mercoledì 13 marzo, circa 70 minuti dopo la fumata bianca che ne aveva annunciato al mondo l’elezione, papa Francesco I ha tradito inizialmente una certa emozione ma ha conquistato subito tutti per il suo sorriso, che tanto ci ha ricordato quello di Giovanni Paolo I, e anche per il suo breve discorso dove le parole, fratellanza, evangelizzazione, aiuto reciproco, preghiera hanno immediatamente fatto breccia nei cuori dei fedeli. Il primo pensiero del nuovo pontefice è stato rivolto al papa emerito Benedetto XVI, poi prima di impartire la benedizione Urbi et Orbi ha invitato i fedeli a pregare per lui nel silenzio, e davvero magico e suggestivo è calato il silenzio sulla piazza più grande della cristianità.

Ed ancora papa Francesco ha avuto belle espressioni per la città eterna, dicendo che i fratelli cardinali per scegliere il nuovo Vescovo di Roma lo hanno cercato sino a quasi dove finisce il mondo. Poi, prima di congedasi dalla folla festante il papa ha detto che l’indomani avrebbe pregato e ringraziato la Madonna nella Basilica di santa Maria Maggiore; segno questo di grande devozione per la Vergine, e d’altronde la sua elezione a pontefice massimo è avvenuta il 13 che è giorno di Maria; numero questo che comunque sembra segnare il destino di Bergoglio visto che anche la sua ordinazione presbiterale avvenne un giorno 13. E poi ancora, non dimentichiamolo, quest’anno siamo nel 2013.

Dunque sono bastati pochi gesti, poche parole per comprendere subito di che pasta fosse fatto il nuovo papa chiamato a guidare la Chiesa nei prossimi anni. Bergoglio, tutta la sua storia personale lo dimostra, è un pastore che conosce i problemi della gente, la sofferenza, il dolore, la povertà perché viene da un Paese del Sud America che vive attraverso il suo popolo la tragedia dell’indigenza e l’emarginazione degli ultimi.

Un paese che ha conosciuto la guerra, la dittatura e dove la violenza è quotidiana. Così, non è andato lontano dal vero il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, quando poco dopo l’elezione di Bergoglio si è detto felice della scelta operata dai cardinali e ha definito il nuovo pontefice “Il papa dei poveri”. D’altronde, come si scriveva all’inizio, la scelta del santo padre di chiamarsi Francesco rivela la sua volontà di camminare sulle orme del fraticello di Assisi che nel 1200 rivoluzionò e riformò la Chiesa del Medioevo, anche allora travolta dagli scandali e dal secolarismo. E se Dio anche in questa epoca così tormentata e difficile ha visto la sofferenza del suo popolo – oggi schiavo e perseguitato come in Egitto – certo nella sua misericordia avrà pensato che pure in questo nostro tempo si era fatta urgente l’istanza di un nuovo Francesco capace di “riparare la sua Casa”.

Anche per ciò noi siamo convinti che questo papa austero, che ama viaggiare in metropolitana piuttosto che nelle automobili lussuose, che da buon gesuita ha lavorato “sul campo” andando ad evangelizzare i poveri nelle favelas e che quindi conosce profondamente l’animo dell’uomo, non deluderà le attese.

Sarà un papa illuminato e riformatore. E comunque le cassandre e ai tanti corvi che in questo ultimo periodo hanno pensato che la fine della Chiesa fosse prossima, dovranno rassegnarsi. I due giorni del conclave e l’esito dello stesso hanno dimostrato una volta di più la vitalità e il dinamismo della Chiesa cattolica, capace sempre di dare risposte forti ed innovative, pur nel rispetto della tradizione. La cornice poi degli oltre 100.000 fedeli presenti a san Pietro per salutare il nuovo papa, sono una ulteriore dimostrazione di come la Chiesa sia innanzitutto formata dal popolo di Dio. E non è un caso che nelle prime parole di papa Francesco ci sia stato questo pressante invito alla necessità che il pastore e i fedeli si sostengano vicendevolmente e si facciano prossimi l’uno agli altri. E non è questo l’autentico spirito del Vangelo?


Autore : Gianni Virgadaula

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