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Corriere di Gela | Omaggio a Gelone
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notizia del 08/03/2003 messa in rete alle 18:59:58
Omaggio a Gelone

Sabato al Museo archeologico regionale, cerimonia di gemellaggio fra i club Lions di Siracusa host, Agrigento host e Gela e i sindaci delle tre città. Nell’occasione la presentanzione del volume “Sul cammino di Gelone”, una sorta di itinerario culturale archeologico Siracusa-Gela-Agrigento. Prevista la presenza del presidente della Regione Cuffaro, degli assessori Granata (Beni culturali) e Cascio (Turismo), del sindaco Scaglione e del Presidente della Provincia Collura, oltre ai soprintendenti e direttori di musei delle tre province interessate.

Nel nome del grande condottiero¬
Dalla lontana Trieste, dove attualmente svolgo la mia attività lavorativa, desidero, attraverso questo giornale, far giungere ai presidenti ed ai soci dei Lions Club di Gela, Siracusa ed Agrigento il sentito ringraziamento di un gelese, o meglio ancora di un siciliano, che non ha mai smesso di amare la terra che gli dette i natali, per una iniziativa (il gemellaggio dei tre club) che mira a riaffermare, nel nome della mitica figura di Gelone, gli antichi legami esistenti fra le popolazioni di queste tre città siciliane, che, proprio grazie all'opera del grande condottiero geloo e della sua famiglia, conobbero momenti di grande splendore, testimoniati da templi e monumenti, da una ricca produzione numismatica e da reperti archeologici di rara bellezza. Di Gelone sono note le imprese militari, prima come generale della cavalleria geloa e poi come tiranno di Gela e Siracusa, e quelle sportive (fu vincitore di diverse gare ippiche ad Olimpia), che gli procurarono grande fama fra le popolazioni siciliote e della stessa Grecia. Meno note, invece, sono le sue capacità politiche e le sue qualità umane, che gli permisero di costruire inossidabili alleanze politico-militari e di superare momenti di grave difficoltà all'interno della sua stessa città.

Gelone, come vedremo, è stato precursore dei tempi e tentò di realizzare (riuscendovi anche in parte) il progetto di dare alla Sikelia e alla stessa Grecia un nuovo ordine politico, con il superamento di quella idea che vedeva esclusivamente nei ristretti confini della polis, nelle sue ridotte dimensioni spaziali, nella partecipazione attiva alla vita economica, sociale e politica esclusivamente dei cittadini liberi e greci, l'origine ed il fine della polis. Gelone, sull'insegnamento prima di Cleandro e poi di Ippocrate (che erano stati tiranni di Gela), aveva coltivato il sogno di assoggettare sotto un unico re-gno le città greche dell'isola, trasformando Siracusa da polis in me-tropolis. E proprio per queste ragioni aveva fatto trasferire decine di miglia di persone da Gela, Camarina, Megara e da altri centri minori nella città aretusea, ordinando la costruzione di nuovi quartieri al di fuori dell'isoletta di Ortigia, che ospitava la vecchia città.
Gelone aveva anche puntato al superamento della concezione secondo la quale lo status di politai poteva essere riconosciuto esclusivamente a uomini di origine ellenica (si trattava di una forma di integralismo o se vogliamo di razzismo, tendente a preservare la stirpe ellenica da contaminazioni con altri popoli). E in quest'ottica aveva favorito la cosiddetta "mescolanza" fra uomini e donne appartenenti a stirpi diverse, autorizzando matrimoni fra greci ed indigeni (nella zona orientale dell'isola abitavano popolazioni sicule).

D'altra parte, per consolidare il suo potere, aveva stretto rapporti di parentela molto intimi con Terone, signore di Akragas, di cui aveva sposato la bellissima e dolcissima figlia De-marete, una donna che con i suoi saggi consigli, lo ha consegnato alla storia dell'umanità. Con il suocero aveva stretto un doppio legame: Terone, infatti, successivamente aveva sposato una nipote di Gelone, figlia del fratello Polizelo. Anche nella gestione del potere si dimostrò alquanto accorto, in quanto più che tiranno egli volle essere un re, amato e rispettato dai suoi concittadini, oltre che ammirato dai suoi soldati, per il valore che ebbe modo di dimostrare in ogni battaglia. Fu anche un abile oratore e non fece mai ricorso alle armi, per reprimere tentativi di rivolta.
Anche quando, dopo la gloriosa vittoria riportata sui cartaginesi ad Imera, trovò la sua città in subbuglio. Alcuni agitatori, certamente al servizio di qualche città nemica, preoccupata della crescente potenza di Gelone, insinuarono fra la gente dubbi sull'effettiva utilità della guerra che il re aveva combattuto contro i punici e sulla gestione complessiva della città, sostenendo che si dovesse rovesciare il tiranno e creare un governo democratico. Gelone fece radunare il popolo in armi e si presentò alla folla senza guardie del corpo e senza alcuna protezione. Rese conto del suo operato, spiegando le ragioni della guerra e facendo comprendere il grave rischio che le città greche della Sikelia avevano corso con lo sbarco dei cartaginesi guidati da Amilcare (nonno del leggendario Annibale). Poi, cogliendo di sorpresa gli stessi suoi detrattori, chiese ai Siracusani di giudicarlo e di mandarlo a morte, se avessero reputato il suo operato contrario agli interessi della città. Altrimenti chiese di essere lasciato agli affetti familiari. Il popolo andò in visibilio e a gran voce ne invocò il nome, riconfermandolo re di Siracusa. E in questa sua veste, Gelone, proprio in quei giorni incise profondamente sui riti religiosi, affermando come assoluto il valore della vita umana: egli, infatti, sembra consigliato dall'amata Demarete, fra le condizioni poste per la pace ai cartaginesi inserì quella che imponeva ai vinti di non sacrificare vite umane al dio Saturno e a nessun'altra divinità.

Gelone morì a Siracusa nel 478 a.C., ma anche sul letto di morte si preoccupò di assicurare pace e prosperità alla sua gente. Nominò suo successore il fratello Ierone, che aveva dimostrato a Gela di saper governare con equilibrio e saggezza, ma si preoccupò anche della sua famiglia, affidando il figlio e la moglie al fratello Polizelo (che sarebbe divenuto signore di Gela), chiedendo allo stesso di prendere in moglie la sua amata Demarete, per mantenere saldi i legami parentali con Terone e la sua famiglia.
Si narra che alla sua morte il popolo lo pianse a lungo e che alla cerimonia funebre partecipò l'intera città.
Siracusa gli ha intitolato una delle strade più importanti e ne ricorda le gesta e la figura; mentre Gela che gli ha dato i natali ne ha completamente cancellato il ricordo.
Ad Egidio Alma e agli altri promotori dell'iniziativa del gemellaggio e della pubblicazione del volume che ci richiama il glorioso nostro passato possiamo solo rivolgere il nostro riconoscente pensiero ed esprimere i sensi della più viva gratitudine nostra e di coloro che amano Gela e la terra di Sicilia.


Autore : Elio Cultraro

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