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Corriere di Gela | Riforma province, Gela beffata
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notizia del 04/03/2012 messa in rete alle 18:45:16
Riforma province, Gela beffata

Si terranno a maggio le amministrative siciliane, nei giorni di domenica 6 (dalle 8:00 alle 22:00) e lunedì 7 (dalle 7:00 alle 15:00). L'eventuale ballottaggio è fissato per il 20 e 21 dello stesso mese. Alle urne andranno i cittadini di 148 comuni, 16 circoscrizioni, ma non delle 2 province regionali interessate, vale a dire Ragusa e Caltanissetta, cautelativamente incluse nell'elenco, in attesa del completamento dell'iter sui “liberi consorzi di comuni” citati dallo Statuto e reinventati sotto mentite spoglie – le “province regionali”, per l'appunto – anni fa con legge regionale; ovvero in attesa di un adeguamento alla più recente normativa nazionale e quindi al decreto “Salva Italia” che all'art. 23 prevede l'elezione (di secondo livello) del presidente della provincia da parte del consiglio regionale tra i propri componenti, a loro volta eletti dai consigli comunali che ricadono nel territorio provinciale, secondo modalità che dovranno essere stabilite dalle Regioni con proprie leggi entro il 30 aprile, salvo potere sostitutivo dello Stato, che interverrebbe così con legge statale. Un potere sostitutivo statale che non può però estendersi alle regioni a statuto speciale (come la Sicilia).

Quest'ultimo punto s'è rivelato alla fine determinante, per l'adozione di una terza opzione, secondo gli oramai classici dettami del gattopardismo.

Una cosa era chiara: in Sicilia si doveva intervenire ben prima del 30 aprile 2012 e cioè, prima dell'indizione dei comizi elettorali (tra il 60° e il 55° giorno antecedenti le elezioni): quindi, subito. Così è avvenuto, puntualmente. Mercoledì 29 febbraio, l'Ars con 57 voti favorevoli, 10 contrari e 3 astenuti ha approvato un disegno di legge che, del decreto “Salva Italia”, recepisce solo e parzialmente la norma che conferisce alle province i poteri di coordinamento e di indirizzo dei comuni ricadenti nel territorio provinciale, riservandosi in un ulteriore disegno di legge di riforma entro fine anno, la possibilità a detta dello stesso assessorato agli enti locali retto da Caterina Chinnici, “di assegnare nel contempo nuove funzioni ed innescare percorsi maggiormente virtuosi all'interno degli enti”.

Nuove funzioni e deleghe potrebbero venire dal trasferimento di quelle in capo ad alcuni enti ed organismi regionali da tempo destinati a soppressione. In definitiva, l'Ars ha mantenuto in vita le attuali “province regionali”, non ha recepito «sic et simpliciter» dalla normativa nazionale l'elezione di secondo livello dei suoi organi, mantenendo decisamente una porta aperta, anzi spalancata (per molti dei 57 che hanno approvato il provvedimento) anche alle elezioni di primo livello, cioè direttamente dai cittadini. La legge di riforma da approvare entro il 31 dicembre 2012 dovrà operare un riordino degli organi di governo (Presidente, Giunta e Consiglio), puntando ad una riduzione del numero di assessori e consiglieri nella misura almeno del 20% rispetto a quelli attuali.

Nelle province di Ragusa e Caltanissetta si voterà la primavera del prossimo anno ma sulla questione pesa la scure del Commissario Straordinario. Si è deciso cioè di commissariare (fino al 30 marzo 2013) gli organi di governo iblei applicando una norma che prevede il commissariamento per decadenza o scioglimento anticipato previo decreto presidenziale e non come in questo caso per scadenza naturale. Inoltre se viene confermato il commissariamento della presidenza della provincia nissena dopo le dimissioni del presidente, si consente (in totale disparità di trattamento) ad una deroga al consiglio provinciale di Caltanissetta poiché a differenza di quello di Ragusa non era in scadenza.

La soluzione adottata, in ogni caso, suona come un'autentica beffa per questa città. Gela non è di fatto capoluogo di provincia perché l'Ars con naturale disinvoltura ha affossato il relativo disegno di legge popolare in men che non si dica, giustificandosi con una riforma sui liberi consorzi che fino a martedì scorso non ha visto la luce e che dopo mercoledì sera (almeno per questa legislatura) molto difficilmente la vedrà. Non solo, Gela non ha più un Presidente della Provincia di Caltanissetta che ha dovuto dimettersi (nella vicenda e nella relativa scelta ha pesato non poco anche il “fuoco amico” di una collega di partito, con tanto di ricorso) giacché dopo la sentenza della Consulta che “scomunicava” il sindaco di Catania dichiarandolo incompatibile con il ruolo di deputato nazionale, si riteneva che ciò valesse per analogia anche per i presidenti di provincia in carica. Invece, ad avviso della Giunta per le Elezioni alla Camera dei Deputati che si è espressa nel merito in questi giorni, non è affatto così: l'incompatibilità sanzionata dalla Corte Costituzionale riguarda solo la carica di Parlamentare (l'Ars è un'assemblea e non un consiglio regionale ed i suoi membri sono parlamentari con status equiparato a quello di parlamentare nazionale) e la carica di Sindaco.


Autore : Filippo Guzzardi

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