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Corriere di Gela | Radiografia d’un ospedale
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notizia del 27/05/2006 messa in rete alle 18:41:39

Radiografia d’un ospedale

Dove va l’azienda ospedaliera di Gela? Sono efficienti i servizi che offre agli utenti? Di recente ha incassato qualche punto in favore con la nascita del dipartimento di oncologia dove verrà espletato il servizio di radioterapia. Un servizio necessario per una città definita ad alto rischio ambientale, in favore del quale la società civile si è battuta. Un servizio importante che metterà fine ai viaggi della speranza per Catania o presso altri centri per curarsi il cancro. E’ un servizio incompleto in quanto perla diagnosi si dovrà ricorrere alla medicina nucleare e biologia molecolare presso l'azienda di Caltagirone e precisamente presso l’ospedale di Santo Pietro. E’ una realtà ma tutto è ancora sulla carta perché dovrà esserci ancora il decreto dell’assessore regionale alla sanità. Questo era il minimo che si potesse avere essendo Gela stata dichiarata ad alto rischio ambientale e d’inquinamento, un requisito, per potere ottenere il riconoscimento di questo nuovo reparto.
L’incontro di alcuni giorni fa fra il direttore dell'azienda ospedaliera di Gela, Corrado Failla, il direttore dell'azienda di Caltagirone Carlo Romano e i dirigenti dell'ispettorato regionale sanitario Saverio Ciriminna e Lorenzo Maniace è servito a mettere nero su bianco sugli assetti organizzativi delle due aziende ospedaliere vicine tra loro che così dovranno offrire servizi differenziati evitando dei doppioni. Sono ormai già pronti i piani dei conti per i servizi da realizzare entro due o tre anni. Riguardo al nascente dipartimento oncologico Rosario Caci (nella foto), pediatra, consigliere provinciale e responsabile della Cisl medici, ha una sua idea, ma molto diversa da quel che si dice dopo la firma e l’intesa tra le due aziende di Caltagirone e Gela. A suo giudizio perché tutto non passi nel dimenticatoio occorre fare fronte comune tra azienda, sindacato e politica locale perché questo dipartimento non divenga solo una chimera. “Ho letto le carte – sostiene il medico sindacalista – questo dipartimento prevede un ufficio informazione a Gela e il dipartimento a Caltagirone. Per qualcuno si tratta del dipartimento a cavallo. Mi rimane comunque sempre un dubbio. Certo, è anche vero che occorre la razionalizzazione delle spese, e quindi una diversificazione delle competenze, ma Gela ha tutti i requisiti per un dipartimento autonomo e quel che le è stato concesso è veramente pochino. Per questo dico che dobbiamo lottare uniti sensibilizzando tutta la cittadinanza”.
Ma cosa c’è che non va nell’azienda e perché il timore che essa venga declassata? Il manager Failla non la pensa così e non crede a questa possibilità, mentre Rosario Caci medico Cisl teme proprio che ci sia qualcuno che remi contro l’azienda, come ci riferisce più oltre. Ma vediamo alcuni numeri dell’azienda ospedaliera.
Nel reparto cardiologia, ossia all’Utic, mancano tre unità mediche e siccome non c’è un decremento delle malattie cardiologiche, è giocoforza che il restante personale medico e paramedico deve sopperire alla mancanza di quelle unità con turni stressanti che non dovrebbero sussistere proprio in un reparto dove si richiede massima concentrazione e serenità nell’espletamento del proprio lavoro. Anche nel reparto di rianimazione ed anestesia mancano tre unità mediche. E l’elenco continua. Il centro trasfusionale e la radiologia hanno carenza di personale medico (3 unità per parte), stessa cosa dicasi per ortopedia e pediatria dove mancano una unità per parte. Per fortuna i reparti in questione sono perfettamente funzionanti, ma a costo di un grande sacrificio del personale medico che vi opera. Perché non si provvede a sistemare le cose? Qualche maligno afferma che chi ne trae effettivamente giovamento da questo stato di cose è il manager che riceve per conseguenza delle premialità. Ma queste sono illazioni in quanto è la legge che stabilisce le premialità in qualunque tipo di azienda e quindi anche nelle aziende ospedaliere.
Perché ad oltre dieci anni dall’istituzione dell’azienda ospedaliera si deve registrare ancora una carenza della pianta organica? Perché non si provvede a reperire altro personale medico che copra i posti vacanti? Domande, queste, che abbiamo posto al direttore generale dottor Corrado Failla. Per il manager la situazione di carenza della pianta organica si trascina da decenni e ad emergenze straordinarie ed imprevedibili il personale fa di necessità virtù sobbarcandosi questo straordinario. Di fronte all’impossibilità di vedere modificata la pianta organica – dice Failla – si è costretti a procedere secondo una seria programmazione degli interventi procedendo per obiettivi e con un impegno massimale. E’ chiaro che ciascuno è costretto a lavorare in certe condizioni sapendo di dovere realizzare obiettivi massimi. Il dottor Failla lo dice con orgoglio aggiungendo che lo si può leggere sui giornali che un ricovero medio all’azienda ospedaliera di Gela costa meno di altre aziende italiane. E questo dato è sicuramente un dato in positivo per l’azienda ospedaliera, ma gli facciamo osservare che il personale medico e paramedico sicuramente non lavora con la dovuta serenità vista la rigidità e il rigoroso procedere del suo lavoro quotidiano.
“Noi abbiamo espletato tutti i concorsi possibili – afferma il manager – per esempio in radiologia non siamo riusciti a trovare le persone disponibili. Hanno partecipato e vinto il concorso ma poi non si sono presentati. Per il resto abbiamo provveduto a coprire tutti i posti vacanti”.
Secondo Pina Miceli, presidente del tribunale per i diritti del malato la situazione e molto più grave di quel che può apparire. Non tutti i servizi sono pienamente funzionali. Si era firmato assieme ad altre associazioni un protocollo sulla qualità dei servizi – dice la Miceli – ma non si sa che fine ha fatto. Chi farà i relativi monitoraggi per vedere la rispondenza della funzionalità dei servizi? Inoltre il presidente del tribunale dei diritti del malato contesta la stessa funzionalità dell’Urp che non dovrebbe essere l’organo preposto a ricevere i reclami della gente. Un atteggiamento molto critico quindi quello della Miceli che evidenzia un carente rapporto di dialogo tra l’associazione e l’azienda ospedaliera. Sempre sulla questione della pianta organica interviene Rosario Caci medico pediatra del sindacato Cisl.
“Tutto parte da lontano – ci confida in merito alla carenza del personale medico e paramedico – e precisamente da quando c’è stata la scissione tra azienda ospedaliera e Usl. Noi come azienda ci siamo trovati con una dotazione organica fotografata proprio a quell’epoca. Le finanziarie successive non hanno permesso di incrementare posti per cui si è cercato di ottimizzare il percorso per ricavare il meglio. Certo ne piangiamo le conseguenze tutti noi medici. Voglio dire che il nostro interlocutore è il management ma non è lui il nostro avversario. L’azienda ospedaliera ci chiede tanto perché non può fare diversamente in quanto non è in condizione di assumere altro personale perché la finanziaria non glielo permette. Allora occorre fare fronte comune e spostare l’asse su Palermo”. Qualche mese fa quando fu rideterminata la pianta organica la Cisl medici il dottor Caci fece una proposta quasi provocatoria che prevede una dotazione organica che fa riferimento ad un decreto assessoriale mai applicato di livelli minimi assistenziali rispetto all’utenza, a quello che si fornisce, rispetto alla emergenza. “Pochi eletti hanno quei livelli minimi – dice in proposito Caci – e paradossalmente sono appannaggio di quelli che non sono stati virtuosi nel tempo. Pensi che noi, rispetto alla media nazionale di 45-46 medici per 100 posti letto, siamo in 41. Esistono aziende in Sicilia che sono quasi al doppio di questo parametro. Per tal motivo il sindacato ed il management hanno concordato di predisporre una delibera in cui si dice che per quel che offriamo, per i livelli di assistenza, abbiamo trovato l’assetto ideale. Posso dire che sindacato ed azienda sono in sintonia. Siamo convinti come sindacato che dobbiamo andare oltre e fare fronte comune coinvolgendo anche la cittadinanza. Chissà che quei livelli minimi assistenziali non vengano riconosciuti a questa azienda”.
Per Caci si tratta di un problema politico-finanziario ma c’è in lui anche la consapevolezza che ci sono carenze strutturali che vanno colmate. Caci chiude la nostra conversazione con una provocazione che proporrà come sindacato al neo assessore regionale alla sanità ossia ricorrendo ad un ridisegno delle Asl perché Gela conti di più. E su questa idea dieci anni fa era d’accordo il primo manager dell’azienda, il compianto dottor Calderone ed ora anche l’attuale direttore Failla. Ridisegnare e tornare ad una sorta di Usl n. x significherebbe avere più finanziamenti e quindi un lenzuolo più largo per dare efficienza all’ospedale, funzionalità dei servizi per la gente e condizioni di lavoro più favorevoli per il personale medico e paramedico.


Autore : Nello Lombardo

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