1 2 3 4 5
Corriere di Gela | Fiscal compact morte della politica (economica)
Edizione online del Periodico settimanale di Attualità, Politica, Cultura, Sport a diffusione comprensoriale in edicola ogni sabato
notizia del 26/08/2012 messa in rete alle 18:32:20
Fiscal compact morte della politica (economica)

È veramente incredibile che l’Italia abbia ratificato il Fiscal compact. Ciò vuol dire l'obbligo per l'Italia di portare l'ammontare totale del debito pubblico al 60% del Pil entro 20 anni! Un obiettivo inverosimile per chi attualmente presenta un rapporto debito pubblico/Pil intorno al 123%, e soprattutto ha un Pil stagnato da anni o, addirittura, da 12 mesi in recessione. Inevitabilmente i prossimi governi dovranno approvare manovre da 45 miliardi ogni anno fino al 2032! Da ora in avanti saremo costretti ad assistere soltanto a tagli continui della spesa pubblica, senza alcuna possibilità per i partiti di promuovere un percorso di crescita. Si, avete capito bene, perché avremo soltanto un caduta del Pil. Come ci insegna Keynes una diminuzione continua della spesa pubblica si va a ripercuotere sulla domanda aggregata, attivando un moltiplicatore keynesiano negativo: per ogni euro in meno di spesa pubblica ne perderemo due di Pil. Per non parlare degli effetti della stagflazione che sta ulteriormente frenando l’economia e incentivando l’inflazione (ai tecnici: questa inflazione deriva da un aumento della tassazione e non da un aumento della domanda aggregata).

Allora mi chiedo: se le politiche pubbliche sono già state scritte per i prossimi 20 anni, quale sarà la funzione dei governi? Su quali argomenti saranno basate le promesse elettorali? Il Fiscal compact significa precludere ogni possibilità di attivare una politica fiscale in grado di stimolare la domanda. Significa accettare una rigidità ulteriore di politica economica che va ad aggiungersi a quella del cambio fisso previsto dalla moneta unica.

È paradossale pensare che l’Italia è la prima nazione al mondo per pressione fiscale e nel contempo si impegna oggi a sostenere 45 miliardi di euro all’anno di tasse e tagli per 20 anni! Rispettare parametri fiscali sempre più rigidi significa rinunciare ad ogni spazio possibile di manovra e vorrà dire dover imporre agli italiani, per i prossimi vent’anni, un regime di austerità totale. Ad avere la peggio saranno salari e spese per Welfare; peggioreranno le condizioni di vita delle classi sociali medio-basse. Deterioreranno, certamente, le già precarie condizioni economiche e sociali della Sicilia e quelle della città di Gela. Quali prospettive per un paese che vive la crisi del Petrolchimico? La crisi del settore agricolo? E grazie all’approvazione del Fiscal compact sicuramente all’orizzonte non si ravvisano prospettive di investimento per questo paese.

Queste decisioni così dannose sono state prese senza la consultazione del popolo. Siamo passati velocemente dalla democrazia ad un sistema oligarchico, in cui il Governo è nelle mani di un gruppo di tecnici che rappresentano interessi esterni. Il Parlamento italiano risulta essere in uno stato vegetativo, senza neppure accennare un minimo di opposizione, anche se si affaccia per i prossimi vent’anni una “Shock Economy”. Non vi è dubbio che, ormai, il problema principale del mondo è mettere ordine nelle finanze pubbliche di ogni paese, a cominciare, però, da quello in cui la crisi ha avuto origine (Usa)! A questo punto la domanda da porsi è se non è arrivato il momento di proporre su scala mondiale gli strumenti applicati entro gli stati-nazione, vale a dire uno stato keynesiano a livello planetario. E se la risposta è positiva, allora è arrivato il momento di lanciare un programma globale che tutti i paesi debbono seguire adattandolo alle loro specificità. Un programma che prevede il raggiungimento di una serie di obiettivi: aumentare il tasso di risparmio per rimborsare i debiti; sostenere durevolmente la domanda privata con un aumento dei salari minimi e una coerente riforma fiscale; sostenere i settori industriali in difficoltà; mettere in campo un sistema di protezione sociale con ammortizzatori coerenti alle necessità sociali; tenere sotto controllo le dinamiche del debito pubblico; ritornare ad avere un sistema bancario al sostegno dell’economia reale e non orientato alla speculazione finanziaria. Tutto questo vuol dire ripudiare il Fiscal compact.

Scriveva George Orwell nel 1984: “Ti spremeremo fino a che tu non sia completamente svuotato e quindi ti riempiremo di noi stessi”. Svegliamoci, siamo ancora in tempo, adoperiamoci affinché ciò non accada!


Autore : Alessandro Morselli - docente di Istituzioni di economia e Politica economica - università di Messina

» Altri articoli di Alessandro Morselli - docente di Istituzioni di economia e Politica economica - università di Messina
In Edicola
Newsletter
Registrati alla Newsletter Gratuita del Corriere di Gela per ricevere le ultime notizie direttamente sul vostro indirizzo di posta elettronica.

La mia Email è
 
Iscrivimi
cancellami
Cerca
Cerca le notizie nel nostro archivio.

Cerca  
 
 
Informa un Amico Informa un Amico
Stampa la Notizia Stampa la Notizia
Commenta la Notizia Commenta la Notizia
 
㯰yright 2003 - 2024 Corriere di Gela. Tutti i diritti riservati. Powered by venturagiuseppe.it
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120