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Corriere di Gela | Ma dove sono finiti gli orologi storici?
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notizia del 14/09/2008 messa in rete alle 18:25:42
Ma dove sono finiti gli orologi storici?

Tanti gelesi anziani (quelli che non portano al polso L’Omega, o il Rolex) si chiedono dove sono finiti i grandi orologi cittadini che svettavano sulla ex Chiesa di San Rocco (di fronte alla cartoleria di Randazzo), e sull’edificio “Pignatelli Roviano”.
Questa domanda l’avevo posta anch’io tanti anni fa all’ex sindaco (e preside) Francesco Salpietro. La risposta fu deludente e cioè che aveva fatto minute ricerche in Comune, ma de due orologi neanche l’ombra: spariti misteriosamente.
Da una pubblicazione dello storico gelese, prof. Nuccio Mulè, abbiamo saputo che l’impianto dell’orologio sulla ex Chiesa di San Rocco risaliva al 1843 (e il Comune pagava un affitto annuo di Lire 25,50 al figlio barone Vella Sebastiano).
L’espianto definitivo dell’orologio avvenne nel 1945, perché la Chiesa era pericolante.
L’orologio del “Convitto Pignatelli”, che batteva le ore di studio per gli studenti che frequentavano l’istituto, fu installato nel 1925, su progetto dell’ing. Angelo Di Bartolo.
L’orologio fu espiantato nel 1965 per minaccia di crollo.
Gli orologi da torre e da campanile vivono oggi in tante città italiane ed estere, sono considerati pezzi storici e pochi li consultano, perchè quasi tutti abbiamo al polso un orologio o di pochi euro, o di marca.
L’uomo è stato sempre schiavo dell’orario, che non ci consente di vivere con calma: le lancette segnano l’apertura degli uffici, dei negozi, la partenza dei treni, l’orario degli spettacoli, del telegiornale, degli autobus ed altro.
Oggi si vive una vita diversa da quella dei nostri padri, dei nostri nonni: siamo sempre indaffarati, nervosi, pieni di disagi e la nostra vita si accorcia allo scoccare dell’ora.
Prima della Grande Guerra, la maggioranza degli italiani contava le ore udendo le campane delle chiese, oppure osservando il sole. L’umanità viveva ritmi più rilassanti di oggi.
Nell’antica Roma si guardava la clessidra, la meridiana e complicati orologi ad acqua. Le meridiane le abbiamo avuto per quasi tutto il Medio Evo: verso la fine Duecento e gli inizi del Trecento vennero diffusi i primi orologi meccanici da torre e da campanile.
Fu Milano a sfoggiare nel 1309 il primo orologio in ferro: un orologio pubblico che scampanellava le ore del giorno e della notte. Poi l’ebbe Padova. In seguito tante altre città vollero il loro orologio, che allora costava un patrimonio, tra macchinari, campane, campanelli e sculture in movimento con precisione.
Nella Roma papalina del primo Ottocento la giornata era regolata sulle ore canoniche mattutine, laudi, prima, terza, sesta, nona, vespro).
Nel 1860 spuntarono in Svizzera i primi orologi da taschino, le cosiddette “cipolle”, che furono diffusi il tutto il mondo.
L’orologio è stato sempre più perfezionato ed oggi tanti sfoggiano al polso orologi e orologetti di marca.
E gli orologi installati sull’ex chiesa di San Rocco di Gela e sull’edificio “Convitto Pignatelli”? Forse un giorno sapremo dove sono andati a finire. Oppure –chissà!– all’insaputa dei gelesi sono finiti nelle stanze di qualche museo…


Autore : Gino Alabiso

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