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Corriere di Gela | Norme antiracket, parziale ripensamento
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notizia del 13/05/2009 messa in rete alle 18:10:11
Norme antiracket, parziale ripensamento

Il primo Maggio a Gela non ha costituito, come in ogni alta parte del mondo, esclusiva occasione di esaltazione del lavoro e di coloro che lo svolgono, in ogni condizione, anche la più precaria, ma si è, inoltre, dipanato nel ricordo delle vittime di un male oscuro, la mafia, certamente attivo e pronto ad insinuarsi innanzi ad ogni utile occasione.
Il sindaco Crocetta, oggetto di un ennesimo progetto di attentato, questa volta pianificato da appartenenti al clan Emmanuello, ha ricevuto, a seguito di una visita assolutamente informale, la solidarietà di altri uomini di frontiera, il commerciante palermitano, Vincenzo Conticello, ed il fondatore dell’associazione Libera, don Luigi Ciotti, sempre pronti a sostenere la causa dell’antimafia.
In un contesto sociale già sufficientemente scosso e privo di adeguate rassicurazioni ha trovato facile accesso la notizia, giunta dalle aule parlamentari, di un drastico ridimensionamento della disciplina nazionale antiracket.
Due i punti nevralgici del disposto normativo interessati da alcuni emendamenti al pacchetto sicurezza, grande contenitore ove ha trovato posto la stessa disciplina antiestorsione, presentati dal gruppo del PdL: l’obbligo di denuncia per l’imprenditore interessato da illegittime richieste di pagamenti; il divieto, per un periodo di almeno tre anni, di partecipazione a gare d’appalto pubbliche per i renitenti alla denuncia.
Le modifiche proposte alla Camera, a differenza delle statuizioni già evase in Senato, seguono un preciso percorso logico: assicurare all’imprenditore una proficua prosecuzione della propria attività economica, indipendentemente dall’atteggiamento paventato dal medesimo innanzi a richieste di natura estorsiva.
Priorità, quindi, al profitto, unico motore del progresso nazionale, trascurando ogni esigenza di trasparenza e legalità.
Più precisamente, il gruppo PdL in Commissione Giustizia alla Camera, ha inteso introdurre mutamenti netti, inerenti i due casi sopraccitati, opponendosi ad un rigido veto allo svolgimento di gare d’appalto da parte degli imprenditori segnalati, per una condotta non collaborativa, dal pubblico ministero in un procedimento contro terzi, ed esigendo, invece, il rinvio a giudizio per favoreggiamento o falsa testimonianza.
All’assunto in esame deve aggiungersi l’esclusione, praticamente consequenziale, dell’obbligo di denuncia in capo all’imprenditore destinatario di pretese estorsive.
I dissensi sollevatisi hanno accomunato schieramenti politici e sociali davvero eterogenei, dalla Lega Nord del Ministro degli Interni, Roberto Maroni, alle associazioni Libera ed Addiopizzo, giungendo fino a Gela, e causando, in tal modo, la dura reazione del sindaco Crocetta, affiancato da diversi esponenti istituzionali.
La stessa Confindustria, tradizionalmente non annoverabile tra le forze d’opposizione, ha deciso di mettere in campo tutta la sua influenza al fine di scongiurare il rischio di una definitiva approvazione delle modifiche paventate.
Ma come si è giunti ad una tale inversione di rotta?
Taluni, anche all’interno dell’esecutivo nazionale, hanno descritto l’opera di intercessione di una potente lobby, composta dai massimi esponenti dell’ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili), interessata alla salvaguardia degli interessi dei propri aderenti.
La ricostruzione, così come formulata, non può certamente dirsi infondata: gli imprenditori edili, del resto, costituiscono la categoria economica maggiormente esposta alle voglie della criminalità organizzata, attratta dai lauti guadagni derivanti dalle opere realizzate da costoro; purtroppo, in diversi episodi, le stesse vittime, pur di ottenere il compenso programmato, hanno permesso a “terzi” di insinuarsi tra le voci di spesa dei propri bilanci, quasi a dover assolvere un costo fisso. A quanto trapela, però, dalle stanze dei decisori nazionali e dalle stesse agenzie di stampa, frenetiche nell’immediatezza dell’approvazione del discusso pacchetto sicurezza, i medesimi propugnatori di variazioni tanto criticate, indotti evidentemente da pressioni superiori a quelle lobbistiche, hanno ritenuto saggio ritornare sui propri passi, convincendosi dell’inopportunità di siffatte variazioni.
La disciplina normativa non dovrebbe, salvo sorprese dell’ultimo momento, subire mutamenti: gli imprenditori saranno, così, persuasi della necessità di una piena collaborazione con le forze dell’ordine, onde eludere il rischio di condotte conniventi, dannose in primo luogo per le vittime del racket mafioso, costrette a sottostare ad un giogo vile e borioso.


Autore : Rosario Cauchi

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