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Corriere di Gela | Una città depredata
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notizia del 19/02/2012 messa in rete alle 17:59:37
Una città depredata

Quest’anno Gela celebra i suoi 2700 anni di vita. L’evento sarà celebrato durante i dodici mesi con diverse iniziative organizzate da un comitato sorto per l’occasione, nonchè da iniziative di piccole associazioni o singoli cittadini che daranno il loro contributo attraverso mostre, incontri e dibattiti.

Non poteva certo mancare l’apporto dell’ente che in provincia si occupa della tutela dei beni culturali, e cioè la soprintendenza di Caltanissetta, responsabile insieme al neonato parco archeologico di Gela della tutela dei beni storico-culturali in città.

Difficile comprendere quali compiti spettino a ciascuno dei due enti, del resto nessuno si e mai preoccupato di spiegarlo ,alimentando sempre di più la confusione tra chi in città ha a cuore l’aspetto archeologico e culturale di Gela. In ogni caso, sembra che i vertici della soprintendenza abbiano deciso, per motivi di bilancio, di dirottare il personale della stessa che opera in città nella sede di bosco Littorio, a Caltanissetta, privando una delle aree archeologiche più interessanti della Sicilia, sopratutto in prospettiva di ricerche future, priva di custodia e perciò destinata a chiudere al pubblico.

Questa assurda decisione, oltre a privare la città di un’area archeologica visitabile, potrebbe provocare altri spiacevoli effetti.

L’area suddetta ha fornito materiali archeologici di enorme importanza. La mancanza di un’adeguata sorveglianza potrebbe incoraggiare gli scavatori clandestini, ipotesi non inverosimile dal momento che in molte aree cittadine che ricadono sotto la responsabilità della soprintendenza o che ricadevano sotto la responsabilità della stessa fino a poco tempo fa, si trovano tracce evidenti di scavi clandestini e ruberie di ogni tipo, vedi Bitalemi, dove oltre agli scavi di frodo si aggiunge il furto di gran parte della recinzione in ferro, e la trasformazione del perimetro dell’area archeologica in discarica.

Per correttezza bisogna dire che il parco archeologico di Gela, di recentissima istituzione, ha ereditato questa situazione dalla precedente gestione, cioè dalla soprintendenza.

Oltre a Bitalemi, dell’eredità fanno parte pure lo sfascio totale dell’area archeologica dell’ex stazione ferroviaria, scempio immane condotto senza che mai la soprintendenza abbia mai denunciato nulla.

Anni addietro alcuni archeologi condussero all’interno dell’area dei saggi con attorno tutta quella distruzione. Ricordo pure che i vertici della soprintendenza non molti anni fa per mezzo stampa proclamarono che si stava lavorando per rendere i due siti fruibili al pubblico. Altro eclatante caso di mancata gestione di un bene storico. Non si può neppure parlare di cattiva gestione, poichè non c’è mai stato il minimo interesse da parte della soprintendenza, almeno nell’ultimo decennio.



E che dire del Castelluccio svevo, lasciato in balia di capre e colombi? Vale la pena ricordare che l’area di bosco Littorio è un deposito archeologico in cui vengono conservati una parte dei reperti rinvenuti in città, il resto va a Caltanissetta. Nonostante la creazione del parco archeologico molti dei reperti sono ancora di pertinenza della soprintendenza, un marasma totale. Questi reperti, se il sito verrà chiuso, rischiano di finire tutti a Caltanissetta. Forse questo è il vero obiettivo di questa decisione.

Come al solito, la politica locale è assente. E pensare che in occasione della creazione del parco archeologico un nostro deputato aveva affermato con orgoglio che la guerra dei reperti era finita. In ogni caso rimane un’incognita: dove sono e dove andranno i reperti di Gela? Unici reperti vagabondi del mondo, nonostante la presenza di un museo archeologico, nonostante le dichiarazioni del nuovo soprintendente che aveva rassicurato i gelesi sulla permanenza a Gela dei reperti che vi sono custoditi e sul rientro di quelli momentaneamente in giro per arricchire le bacheche museali di mezzo mondo.

Molti di questi reperti sono ora al museo di Caltanissetta.

Contro ogni logica e al di fuori di qualsiasi criterio scientifico qualche anno fa c’è stato chi ha deciso che la storicizzazione e le collezioni di un museo, legate appunto ad un unico piano di ricerca storico-archeologico, potessero benissimo essere smembrate. Questo è accaduto col benestare degli addetti ai lavori, cioe i responsabili a livello regionale dei beni culturali, che hanno riservato questo trattamento solo a Gela.

Giuseppe Brugioni


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