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| notizia del 23/05/2005 messa in rete alle 17:56:27 Libri dimenticati: Che fine ha fatto 'Marco in Sicilia'? “Marco in Sicilia”: un libro per ragazzi dagli undici ai quindici anni. Un libro dimenticato, scomparso; a Gela si é persa ogni sua traccia. Eppure é stato scritto a Gela; é esaminata una componente del suo territorio; si parla di due ragazzi di Macchitella nei primi anni della nascita del petrolchimico. Questi ed altri ancora sono i temi principali trattati nel libro. Il volume, dall’essenza spiccatamente siciliana, é stato rintracciato dal vostro cronista, in una comunità di poco meno di tremila abitanti nel mantovano. Il comune si chiama Ceresara, ed il sindaco Giovanni Grazioli rivendica al suo paese l’eredità dei Gonzaga. Il piccolo paese, immerso fra giardini curati al massimo e viole dai colori sgargianti posti a dimora davanti ogni abitazione, é cinto da una campagna rigogliosa e da case rurali. Un magnifico torrione-porta separa la piazzetta del municipio da via Roma: un breve tratto per il passeggio nei giorni festivi, dove un pezzo di carta a terra rappresenta una rara eccezione. In quel piccolo, tranquillo eden di funzionalità municipale e di civiltà individuale, ho rintracciato “Marco in Sicilia”. Il libro, edito dalle edizioni Salani, ha vinto nel 1970 il premio nazionale “Laura Orvieto” per un’opera inedita di narrativa per ragazzi, é si imposto sia per la qualità dello stile, sobrio e netto, sia per la mancanza di ogni elemento retorico. Così la figura del protagonista, Marco, si lega a quella di un poverissimo ragazzo gelese, Crociuzzo: una figura potente e gentile, come si mostrano alcuni personaggi del Verga. Marco é nato in “continente” e Crociuzzo é un locale; ma l’incontro fra i due si pone in termini di concreta umanità, al di là dei retorici luoghi comuni fra Nord e Sud e dei contrasti di classe. L’autrice Luciana Martini in Greco, scomparsa nel 1984, moglie di un ingegnere dell’Anic, ha lasciato una eredità romanzata che, sotto molti aspetti, può entrare a far parte della storia patria di Gela. Infatti la scrittrice ha tenuto a precisare che nella sua opera soltanto l’ambiente é ripreso dal vero. Ma sappiamo bene che anche l’ambiente fa parte del tessuto connettivo della storia locale, a parte i soliti Eschilo e Federico II di Svevia: materia prima per gli storici di professione o per hobby. Luciana Martini racconta che Macchittella, un tempo, era una macchia senz’alberi, tutta rovi, sterpi, canneti, piena di acquitrini lungo il mare. Ci facevano il nido gli uccelli e le tane i conigli e le lepri, e i pastori ci portavono a pascolare il gregge fin tanto che quei pochi palmi di verde non diventavono gialli e il sole non li bruciava. Si dicevano tante storie sulla Macchitella, perché era selvaggia e abbandonata e non si sa da quanti secoli fosse lì. A modo suo era bella, sola davanti al mare, con la spiaggia sconfinata come le dune di un deserto e le pianure silenziose alle spalle. Poi vennero le macchine scavatrici a morderla, a rivoltarla, a frugare, i rulli compressori battevano, spianavano e livellavano. Ora li si costruiva un villaggio per quelli che lavoravano il petrolio. Costruirono anche una chiesa tutta in legno. Il padre di Marco diceva: “In fondo, anche questa é terra di missione!” Dunque, una storia accattivante per capire un recente passato gelese; un libro da adottare come testo scolastico al posto di certi mattoni di sapore ministeriale: per offrire ai giovani che amano il libro, il giornale e la cultura in generale, uno spaccato realistico e fantastico di Gela. Di una città sempre in bilico fra luci e chiaroscuri: una peculiarità difficile da scrollarsi di dosso, anche in questi primi vagiti del nuovo secolo. Autore : Federico Hoefer » Altri articoli di Federico Hoefer |
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