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Corriere di Gela | L’attacco frontale del consigliere Gulizzi
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notizia del 20/05/2012 messa in rete alle 17:58:34

L’attacco frontale del consigliere Gulizzi

Non è passato inosservato l'intervento in aula del consigliere comunale del Partito democratico Giacomo Gulizzi (nella foto). Un vero e proprio affondo, articolato e scrupoloso, con minuziosi dati alla mano. Ha passato in rassegna gli ultimi anni del rapporto tra Raffineria, casa madre Eni e territorio, setacciando accordi nel frattempo stipulati, bilanci pubblicati dal 2003 (anno successivo la fermata degli impianti su azione della magistratura) al 2010 e quant'altro. Sul piano occupazionale, Gulizzi parte addirittura dall'accordo del 17 gennaio 2008, in cui l'Eni promette investimenti per 800 milioni, integrati nel gennaio successivo dall'annuncio di un aumento del capitale sociale della Raffineria (257 milioni di euro) in realtà mai avvenuto. Ciò è bastato ed avanzato per innescare i sindacati, usciti puntualmente allo scoperto nell'aprile del 2009, chiedendo a gran voce il perché tali investimenti non partivano ed individuando come causa principale – se non unica – l'impasse autorizzativa (ministeriale e regionale).

Per questa via si procede all'accordo dell'ottobre 2010 che prevede la mobilità di 135 unità e la riduzione del totale a 1257 unità, in linea cioè con il piano 2010/13 di riduzione di 400 unità ritenute in esubero, in modo da portare il numero massimo complessivo alle 1000 unità di cui al bilancio 2010.

Traguardo ribadito nell'accordo del febbraio 2011, incassando quindi il sì dei sindacati in cambio della solita contropartita degli investimenti già annunciati, conditi dall'impegno dell'azienda a favorire una maggiore dinamicità dei dipendenti, anche e soprattutto attraverso corsi di formazione ed aggiornamento in termini di expertisement, sia nel diretto che soprattutto nell'indotto, al fine in quest'ultimo caso di accrescere il know how delle aziende locali, facilitandone una nuova vocazione all'insegna della policommittenza. Cosa che di fatto è rimasta lettera morta, così come gli investimenti che non sono mai partiti. Investimenti peraltro necessari: a) o perché dettati dal mantenimento in vita e/o dal funzionamento efficace dello stabilimento (vedi diga foranea per la quale la Raffineria ottiene una concessione pressocché esclusiva ovvero la centrale termoelettrica cuore pulsante dell'intero sito industriale); b) o perché dovuti in forza di legge (vedi doppi fondi nei serbatoi ovvero la copertura del parco coke). In quanto ai bilanci, il loro esame – specie di quelli più recenti – sconfessa le perdite milionarie della Raffineria date in pasto all'opinione pubblica. Di tali enormi perdite non c'è traccia nei bilanci come ha confermato il rappresentante Eni seduto all'ultimo tavolo regionale. Peraltro, tali passività non giustificherebbero il mantenimento dell'attuale management, né l'aver premiato, promuovendolo, l'ex presidente della Raffineria con un incarico più prestigioso nella divisione Refining & Marketing. Impietoso, infine, il paragone con altri siti dei siti Eni in Italia. Se a Porto Torres, Priolo, Ferrara e Ravenna si investe nella chimica verde ed a Sannazzaro tecnologie avanzate permettono raffinazioni più pulite e con minori costi, a Gela la chimica è stata abbandonata ed il tanto sbandierato Turbogas è finito nel dimenticatoio. Per Gulizzi l'Eni è una multinazionale che programma e non improvvisa e sceglie il proprio interlocutore a Roma come a Palermo scavalcando la politica e gli attori istituzionali locali. Le stesse rappresentanze territoriali sindacali si ritrovano a riscaldare una polpetta già bella cucinata nelle sedi sovraordinate: un'azione che doveva essere fatta, era quella di non firmare l'accordo se non contestualmente alla messa in opera degli investimenti programmati. Gulizzi ricorda che Enimed e Raffineria, fino a poco tempo fa, erano un unico soggetto operante a Gela. Assegnare ora alla prima il ruolo di reginetta ed alla seconda quella del brutto anatroccolo è troppo comodo. Non spetta alla Raffineria ma all'Eni bonificare, così come individuare con certezza le aree dismesse mettendole a disposizione di chi vuole investire in una prospettiva di riconversione industriale.


Autore : Filippo Guzzardi

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