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Corriere di Gela | Antonio Tallarita, orgoglio gelese in Emilia
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notizia del 06/11/2011 messa in rete alle 17:45:02

Antonio Tallarita, orgoglio gelese in Emilia

Un figlio di Gela, che attualmente vive e lavora a Reggio Emilia, ha fatto la grande impresa. Si chiama Antonio Tallarita e da alcuni giorni è un personaggio conosciuto nel globo, detentore di un primato mondiale. Ingegnere e dirigente d’azienda, grande appassionato di sport, è atleta della Nazionale Italiana della 24 ore di corsa su strada. Campione Europeo e vice Campione Mondiale della 24 ore a squadre nel 2010. Nel 2011 vince la Torino Roma no stop (712 km) in 6 giorni e 3 ore, ossia 147 ore. Da mesi aveva deciso di provare ad entrare nel “Guinnes World Records”, percorrendo 1.000 km in 10 giorni (100 km al giorno) in una pista lunga 1.022 metri, con tanto di ufficializzazione alla stampa, attraverso apposita conferenza tenutasi a metà ottobre presso la Provincia di Reggio Emilia.

L'avventura parte il 21 ottobre sulla pista ciclistica “Giannetto Cimurri” di Reggio Emilia. A fargli compagnia, ogni giorno, ci saranno atleti che si cimenteranno nella maratona, nella mezzamaratona, nella 12 ore e nella 6 ore. Fra gli altri, esponenti che hanno fatto la storia dell'ultramaratona come Antonio Mazzeo, Vincenzo Tarascio e la stessa Angela Gargano, a cui si sono aggiunti Mario Liccardi, Stefano Giorgio, Marina Mocellin, Roberto Paracchini, Vito Piero Ancora, Lorenzo Gemma, Angelo Cappuccio, Michele Rizzitelli, Davide Stangherlino, Tito Artoni, Enrico Vedilei, Maria Luisa Costetti, Gianfranco Toschi, il vietnamita Du Bien Sen, Enzo Funghi, Gaspare Livornese, Guido Riccio, Santo Borella, Massimo Petruzzelli, Antonio Mammoli, Stefano Santarini, Francesco Capecci e Paolo Casotti. Fra i presenti, il Presidente della Iuta, Gregorio Zucchinali e la medaglia d'oro olimpica nello sci invernale, Giuliano Razzoli. Non ha fatto mancare la sua vicinanza il sindaco di Reggio Emilia. Impossibilitato a fare un salto in Emilia causa impegni, invece, il sindaco di Gela. Alla fine dei 10 giorni il crono complessivo è di 120:39:09. All'arrivo lo accolgono una fiaccolata e l'inno di mameli con il tricolore che lo avvolge. La sua 10X100=1000KM è diventata nel frattempo “l'ultramaratona del tricolore”. E' sera inoltrata quando, il 30 ottobre 2011, un gelese stabilisce un record del mondo. Lo abbiamo intervistato.

– Ingegnere, lei e la sua grande passione per lo sport, e la corsa in particolare, entrate di diritto nel Guinness World Records, specialità ultramaratona. Dal 30 ottobre lei è, di fatto, “Mr. Millechilometri”. Cosa significa per Antonio Tallarita questo primato?
«Significa aver capito che si può e si deve sempre tentare di andare oltre i propri limiti senza mai mettere a rischio la propria salute».

– C'è stato un momento durante questi 10 giorni in cui ha pensato di non farcela e mollare?
«Fin da ragazzo (avevo 16 anni quando sono partito da Gela per motivi di studio) sono stato educato a ragionare per obiettivi. Uno alla volta, uno dietro l’altro… non c’è stato, quindi, mai un momento di abbattimento. I tempi per chiudere i 100 km al giorno lo dimostrano. Il dover fare giornalmente, sia prima sia dopo la corsa, dei test “cognitivi” della durata di circa 40 minuti e le analisi mediche mi hanno stressato un po’, in quanto hanno ridotto di molto i tempi di recupero, ma l’obiettivo era chiaro ed andava raggiunto. In alcuni casi i tempi di percorrenza sono stati più alti solo perché ho voluto avere e dare il piacere di arrivare insieme a quanti hanno condiviso questa esperienza».

– Come nasce questa passione e quando Antonio Tallarita realizza che può ambire a grandi risultati, poi raggiunti puntualmente come testimonia un curriculum ricco di successi?
«La passione nasce dall’aver notato che correre mi permetteva di stare bene con me stesso e con tutto l’ambiente che mi circondava. Grazie alla corsa ho superato momenti critici della vita sia nello studio che nel lavoro, e poi la voglia di conoscersi meglio e capire fin dove lo star bene con me stesso mi permetteva di spingermi. Durante la corsa prego molto e questo è un modo indiretto di stare con i miei genitori morti tanti anni fa. Egoisticamente, a quanti mi chiedono informazioni rispondo che la corsa è l’unico momento della mia vita in cui mi dedico a me stesso».

– Programmi e obiettivi futuri?
«Quest’anno ad Helsinki ho stabilito due delle tre miglior prestazioni italiane dell’ultramaratona indoor, quello della 100 km e quello della 12 ore. Ho fallito quello della mia specialità, la 24 ore. Spero di farcela nel 2012».

– Lei è un gelese che vive da anni lontano dalla città del golfo: quali sono i suoi ricordi più belli e come vive oggi il suo legame con Gela?
«Come detto, sono partito da Gela all’età di 16 anni, dopo il biennio dell’Itis. Dapprima sono rimasto nell'isola ed ho frequentato il triennio a Piazza Armerina dove mi sono diplomato come Perito Meccanico, giacché allora a Gela vi erano solo le specializzazioni in chimica ed elettrotecnica. Poi ho frequentato il Politecnico di Torino dove mi sono laureato in Ingegneria Meccanica e specializzato in Costruzioni Automobilistiche. Per motivi di lavoro ho vissuto a Torino, Biella, Avellino, ma Gela è sempre rimasta e resta nel mio cuore. Ci torno volentieri 3 oppure 4 volte l’anno per trascorrere qualche giorno con i miei familiari e con i pochi amici rimasti a viverci. Questo vuol dire che il mio legame con Gela è molto forte. Ci sono nato e qui ho fatto le prime esperienze di vita e costruito il mio carattere. Sono legato a Gela e lo dimostrano le piccole cose quotidiane indispensabili quando arrivo in città: il gelato da Gagliano, l’arancina al Break, il cannolo e/o la pasta di mandorla nella pasticceria Catania, la granita al bar Siracusa. Un rito che insieme a mia moglie Gabriella facciamo da sempre e che volentieri ripetiamo quando arriviamo e prima di partire».

– Dobbiamo allora pensare che Gela, pur con tutte le sue contraddizioni, un po' le manca?
«In realtà, sono 35 anni che vivo fuori dalla città che mi ha dato le origini, ma quando arrivo è come se non fossi mai partito. Tutto mi torna familiare ed io riprendo a vivere, a sognare a sperare. Il mio legame con Gela è molto speciale, leggo molto su quello che succede e sono molto informato sugli avvenimenti sportivi e culturali, un po’ meno quelli politici. Nei primi anni ‘90 (dopo più di 15 anni di emigrazione) Io ed alcuni amici costituimmo la “Nuova Atletica Gela” ed organizzammo, in occasione del primo e del secondo anniversario della morte di Giovanni Falcone, la “Gela-Palermo: Podistica no stop contro la Mafia” di 227 km, 14 paesi attraversati... Diciamo che siamo stati i pionieri dell’Ultramaratona. Adesso, da quanto l’amico Giuseppe Veletti è rientrato a Gela, condivido le sue iniziative e cerco di essere presente, se non fisicamente almeno con lo spirito. Giuseppe sa di poter contare sul mio sostegno ed appoggio in tutte le iniziative sportive che hanno l’obiettivo di coinvolgere la città ed in modo particolare i bambini. Sono il nostro futuro e saranno i nostri Dirigenti di domani, è quindi giusto prepararli al meglio».

– Peccato che la classe dirigente cittadina si dimostri, specie di recente, un po' latitante al riguardo.
«Mi dispiace molto che questa condivisione non ci sia con le Istituzioni che dovrebbero farlo come “missione”. Penso che la classe medio-alta, sia economicamente che culturalmente della città, faccia ben poco. Dovrebbero uscire più spesso dal guscio in cui li vedo rintanati. Conosco tutto quello che succede in città grazie all’abbonamento al vostro giornale che mi arriva tutte le settimane. Tante associazioni, tante attività separate aventi lo scopo della ricerca della propria immagine o di vivere la sensazione di essere diversi dall’ambiente in cui vivono, ma volentieri ne traggono i vantaggi economici solo per se stessi. Più che portatori di contributi positivi verso un progetto comune che proietti la città e soprattutto i giovani nel futuro mi sembrano dei “carbonari” veri e propri».

– Cionondimeno, lei ritiene che Gela possa avere un futuro sportivo di medio-alto prestigio?
«Per settimane sul Corriere di Gela non si è fatto altro che parlare di impegni presi e/o non mantenuti sul Gela Calcio tra il sindaco ed il presidente Tuccio. Fino a qualche anno fa, fare sport a Gela significava “ciucciare“ soldi alle casse comunali, magari guadagnandoci. Oggi mi auguro che quella generazione di dirigenti sportivi scompaia, che vada definitivamente in pensione. Come dicevo prima, la classe medio-alta, sia economica sia culturale, del paese deve “investire” di più ed esporsi in prima persona. Gela ha dei luoghi incantevoli ed un clima mite che permettono di fare sport all’aperto tutto l’anno. A Gela non servono strutture particolari. Servono iniziative che coinvolgano la città ma sopratutto servono supporti alle iniziative di quanti, portatori di innovazione e di impegni, si sentono abbandonati a se stessi o addirittura ostacolati da quanti istituzionalmente dovrebbero essere promotori e portatori di idee. Inoltre Gela per anni ha avuto un patrimonio umano giovanile in quantità e qualità invidiabili da qualunque altro paese. Se in passato è mancato l’utilizzo corretto di questa energia mi auguro che adesso ci sia una inversione di marcia e si possa lasciare il giusto spazio a chi ha voglia di lavorare per il bene comune e la salute».

– Siamo a fine dell'intervista. Ringraziamenti?
«Prima di tutto, il pensiero va ai miei genitori che da anni mi seguono dall’alto, dandomi forza e determinazione. Ringrazio ovviamente mia moglie Gabriella, fautrice di molti successi; mio fratello Salvatore che da anni mi accompagna in queste avventure condividendo gioie e dolori; Guglielmo Zagarini, che credendo in me ha sponsorizzato le mie prime avventurre; infine – ma non ultimo – Giuseppe Veletti, per avermi permesso sempre di condividere con i gelesi i miei risultati».

Nel momento in cui il Corriere va in stampa, in giunta a Reggio Emilia stanno valutando la richiesta dell'assessore allo sport della cittadina emiliana intesa a proporre Antonio Tallarita cittadino dell'anno. Suggeriamo a chi di dovere di pensarci un po' su anche a Gela. In ogni caso, l'impresa di Antonio Tallarita, per quanto arrivi da lontano, rimane un grande spot per questa città. Basterebbe solo crederci, in fondo.


Autore : Filippo Guzzardi

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I Vostri commenti
Anche i Gelesi si fanno sentire nelle notizie sportive ,grazie ad Antoni Tallaria.

Autore: Giuseppe Puccio
data: 12/11/2011
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