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Corriere di Gela | L’ex chiesa San Rocco, un tesoro abbandonato
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notizia del 22/04/2007 messa in rete alle 15:13:59
L’ex chiesa San Rocco, un tesoro abbandonato

Ho deciso di trascorrere le ferie di Pasqua a Gela, e sono certo che troverò ancora l’ex Chiesa di San Rocco (sconsacrata) con le pareti sgretolate, semicadenti e l’ingresso murato con mattoni in cotto. Quand’ero piccolo (circa 86 anni fa) andavo con mia madre a sentire la messa in quella chiesa, specialmente nel mese di agosto, per la festa di S. Rocco e, in quella occasione, si vendevano per devozione i “lanzareddi”.
La chiesa rimase aperta fino allo scoppio del secondo conflitto mondiale e, sopra l’ingresso a sesto acuto, sporgeva un grande orologio a tre facce, che porgeva le ore al cittadini.
Poi l’abbandono, la chiusura della chiesa, la “sparizione” dell’orologio (l’ex sindaco Salpietro lo fece cercare, ma inutilmente…)
Dal compianto mons. Federico, persona di grande cultura, seppi che i locali della chiesa erano privati, ma non si trovavano gli eredi: tutti volatilizzati.
L’ex chiesa di S. Rocco, chiusa da tanti anni, è senza padrone e resterà semidiroccata chissà per quanti secoli.
Le varie amministrazioni comunali che si sono succedute non si sono mai interessate di questo problema. E’ strano!
Tanti solerti sindaci, Giunte e Assessori non hanno mai alzato il dito su questo quesito e dare una spiegazione.
Perché non ristrutturare i locali dell’ex chiesa che sono lungo il corso, a due passi dalla piazza principale della città e utilizzarli come edificio scolastico, come museo, come uffici comunali, università, o altro?
Quel grande locale è come un tesoro abbandonato, che potrebbe essere utile come un bene culturale. Il Comune dovrebbe interessarsi a valutare un progetto organico di recupero di questo immobile, purché finalizzato a un utilizzo che consenta una fruibilità pubblica e connesso allo sviluppo e alla promozione di carattere culturale a beneficio della cittadinanza.
L’interno della ex chiesa è, invece, diventato il paradiso dei topi, dei ragni e delle lucertole. Insomma, a Gela è come nel “Gattopardo”: si ha l’impressione che tutto cambi, perché tutto resti come prima.


Autore : Gino Alabiso

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