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Corriere di Gela | Conferenza di Silvio Di Fede/Leopardi amava Silvia, ma non solo
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notizia del 31/03/2012 messa in rete alle 15:10:40
Conferenza di Silvio Di Fede/Leopardi amava Silvia, ma non solo

Uomini che odiano le donne. Femmine contro maschi, maschi contro femmine. Eppure, di quest’ultime, l’uomo se ne innamora. Da sempre. Beatrice era la donna ideale di Dante, Petrarca amava persino i capelli d’oro di Laura, Boccaccio s’infiammava d’amore per Fiammetta. E Giacomo Leopardi? Amava Silvia, ma non solo.

Mercoledì 28 marzo presso l’educatorio Regina Margherita si è svolto l’evento culturale intitolato “Le donne sfuggenti nella poesia di Giacomo Leopardi”, organizzato dal prof. di letteratura italiana Silvio Di Fede e dalla prof.ssa di greco e latino Lina Orlando, ex docenti del Liceo Classico “Eschilo” di Gela. «E’ grande l’amore – afferma l’insegnante Orlando, aprendo la conferenza – che il prof. Di Fede nutre nei confronti di Leopardi. Ogni autore della letteratura italiana ha in sé qualcosa di grande, ma in questa manifestazione saranno i versi di Leopardi, simbolo del Romanticismo, ad emozionarci».

Di Fede ha ripercorso la vita, gli ideali, le opere e ha reso noto l’amore che il poeta recanatese ha sentito crescere verso più di una donna. “Leopardi – dice il professore – con quella sua atmosfera che sa di libri, di ritratti fanciulleschi, è in grado di entrare nel sangue, anche se non ha uno stile stilnovistico né petrarchesco. Non so per quale preciso motivo io lo abbia scelto. Forse perché – continua – la componente giovanile che lui identifica soprattutto nelle donne, è ciò che più mi manca della scuola”. Il prof. Di Fede, infatti, durante la conferenza ha ribadito la sua nostalgia per la vita scolastica, lasciata due anni fa quando è andato in pensione.

Nel 1817, anno in cui le opere di Leopardi risentono di un “pessimismo individuale”, arriva in casa sua la cugina Gertrude “che possiamo considerare il primo amore di Leopardi – continua Di Fede. Gertrude è una donna esperta, già impegnata sentimentalmente, che il poeta può conquistare attraverso il suo linguaggio dotto”. E’ difficile parlare della produzione letteraria di Leopardi, ancor più della sua personalità complessa. Eppure, nei momenti di pessimismo, proprio quando maturò un violento rancore verso la natura che da madre benevola divenne matrigna, vennero fuori dei componimenti di assoluta bellezza, di vera arte.

«Tra il 1819 e il 1821 – afferma Di Fede – Leopardi compone La sera del dì di festa: anche qui c’è la presenza di una donna che alla festa non si cura di lui, immersa in una natura splendida ma gelida. E mentre scrive i Piccoli Idilli, compone dieci canti. Il primo – continua – è forse quello più importante dedicato alla poetessa greca Saffo che trascinerà la sua bellezza nel mondo dei morti, cantando lo splendore della natura e la bruttezza dell’esistenza». Sono tanti gli aneddoti della vita di Leopardi che nella conferenza sono stati raccontati. Dalle lettere inviate agli amici e ai familiari, fino ai suoi pensieri più intimi scritti nello Zibaldone. Nell’estate del 1828, il poeta racconta al fratello di avere una relazione con una donna. Vivevano insieme, senza parlare d’amore, in un’amicizia serena, eppure Leopardi sembrava esserne innamorato tanto da definirla come “un primissimo fior della vita”.

«A Silvia, composta nel 1828, è intrisa di tristezza, di amore e di dolore per la scomparsa della sua amata – prosegue Di Fede. Dopo dieci anni dalla perdita di Silvia, il cui vero nome era Teresa Fattorini, Leopardi ricorda soltanto la sua giovinezza e la sua acerba bellezza. Recanati – continua – fu l’idillio dell’anima, ma con la morte della sua donna muore anche la freschezza del poeta. Nessun fiore sulla tomba di Silvia, scriveva lo stesso Giacomo, sarebbe un oltraggio alla sua bellezza».

Gli ultimi aneddoti sentimentali di Leopardi sono stati poi raccontati attraverso la lettura dello stesso prof. Silvio Di Fede di componimenti, intervallata dalla musica di Alberto Ferro e dalla voce di Martina Psaila. Alla conferenza hanno partecipato colleghi del Liceo Classico, alunni ed ex alunni, a dimostrazione che i classici non hanno età.


Autore : Greta Smecca

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