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Corriere di Gela | Spaccio di stupefacenti come nuovo welfare
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notizia del 15/03/2009 messa in rete alle 15:04:44
Spaccio di stupefacenti come nuovo welfare

Negli ultimi mesi la cronaca giudiziaria locale è stata praticamente monopolizzata da eventi riconducibili alla detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti: come mai un simile fenomeno tende ad assumere dimensioni così ampie?
La soluzione ad un tale quesito non è così semplice da esplicare, poiché si è innanzi ad una realtà assai eterogenea, non confinabile entro schemi prestabiliti.
Soffermandoci sull'analisi degli ultimi fermi effettuati, in ordine di tempo, dalle forze dell'ordine, ci si accorge agevolmente che gli autori dei reati contestati appartengono ad una prevalente categoria sociale: si tratta, infatti, di giovani, se non addirittura giovanissimi, privi di una stabile occupazione, con una scarsa formazione scolastica; siffatta preminenza non esclude, al contempo, l'operatività di veri e propri nuclei familiari, trasformati in strutture dedite all'acquisto ed alla successiva vendita al dettaglio di ogni tipo di stupefacente.
Le difficoltà sorte nella conduzione delle indagini da parte degli investigatori deriva proprio dall'azione di individui sconosciuti agli stessi, poiché privi di precedenti specifici.
Sembra proprio che il settore delle sostanze stupefacenti attiri l'interesse di soggetti assolutamente insospettabili, e proprio per simili ragioni, difficilmente controllabili.
Il mercato, almeno in questo settore, non è minimamente scalfito da crisi di nessun genere, anzi si amplia sempre più, attraendo operatori di ogni tipo.
Nel territorio gelese la “materia prima” proviene soprattutto dalle due principali “piazze” siciliane, Catania e Palermo, a seguito di trasferimenti continui, realizzati anche mediante l'uso dei mezzi di trasporto di linea, frequentati da un numero consistente di viaggiatori abituali, all'interno dei quali è più facile mimetizzarsi, passando inosservati.
I nuovi “mercanti”, interessati ad ottenere facili guadagni, sostengono, in origine, un costo contenuto (qualche centinaio di euro) al fine di ottenere all'ingrosso (presso le zone di Librino e San Cristoforo, a Catania, e dello Zen, Brancaccio e Tommaso Natale, a Palermo) un quantitativo rilevante, da rivendere, al dettaglio, all'interno del territorio gelese.
I guadagni generati superano notevolmente i costi iniziali affrontati: la semplicità del profitto si pone come costante fondamentale, tale da convincere anche estranei al mondo criminale a tentare la sorte, investendo in un fruttuoso business.
L'assenza di qualsiasi certezza lavorativa rappresenta sicuramente una delle cause scatenanti alla base dell'evidente espansione del fenomeno, così come la sussistenza di un'ampia domanda, concentrata prevalentemente su alcuni tipi di sostanze (quelle leggere, marijuana ed hashish, insieme alla cocaina).
Il mercato delle droghe si presenta, così, alla stregua di una nuova forma di welfare sociale, in assenza di un efficace intervento pubblico in favore delle fasce di popolazione più deboli ed esposte, pronto ad attrarre veri e propri neofiti del settore, trasformati in imprenditori fai da te. Purtroppo la realtà attuale non è limitata all'esclusiva azione di singoli “avventurieri”, interessati ad ottenere un profitto sufficiente ad affrontare la quotidianità, ma si arricchisce del protagonismo della criminalità organizzata, onnipresente ed interessata al mantenimento della gestione di un affare da sempre di propria pertinenza (basti pensare che il fatturato mafioso legato al commercio di sostanze stupefacenti si aggira intorno ai 59 miliardi di euro annui).
La longa manus mafiosa, senza ostacolo alcuno, interviene, nella maggior parte dei casi, sia nella fase della vendita all'ingrosso (le zone “commerciali” catanesi e palermitane sono controllate capillarmente dalle cosche locali) che in quella dello spaccio al dettaglio, svolta da pusher eterodiretti dai boss locali, titolari del monopolio in tale settore, ed in ogni caso destinatari di ingenti somme di denaro (si tratta dell'imposizione del pizzo anche su attività illecite) versate da coloro che intendano operare autonomamente.
I recenti episodi registratisi a Gela rappresentano il risultato ultimo di condotte individuali, dunque opera di soggetti esterni alle organizzazioni criminali; in taluni casi, però, gli stessi inquirenti hanno cercato di approfondire il profilo di alcuni arrestati, sospettando un collegamento con appartenenti alle cosche locali, sempre più interessate, almeno in questo ambito, al mantenimento di un basso profilo: perseguendo l'evidente intento di usufruire dell'attività di incensurati, non conosciuti dalle forze dell'ordine, e disposti, dietro lauto compenso, ad agire sotto forma di corrieri (effettuando spostamenti finalizzati all'acquisto di stupefacenti) o di spacciatori al dettaglio (soprattutto presso le zone della città frequentate dai giovani ed all'interno dei locali più rinomati).In definitiva l'eccezionale sequela di arresti, accomunati dalla medesima accusa, costituisce il risultato di due fattori (disagio economico e sociale ed influenza criminale) assai ardui da sconfiggere in assenza di un'efficace azione d'intervento sociale da affiancarsi a quella di carattere prettamente repressivo.


Autore : Rosario Cauchi

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