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Corriere di Gela | L’Adas cresce, ma non mancano le difficoltà
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notizia del 05/03/2007 messa in rete alle 13:43:27

L’Adas cresce, ma non mancano le difficoltà

Le donazioni di sangue in Italia sono ancora insufficienti a coprire il fabbisogno e si registrano inoltre notevoli differenze tra regione e regione. Il fenomeno si accentua e diventa critico specialmente durante il periodo estivo. A fronte dei risultati positivi fino ad oggi conseguiti, per accrescere la consapevolezza dell’esistenza del problema e stimolare quell’atto di solidarietà costituito dal dono del sangue, il Ministero della Salute ma anche a livello di Regione si fa qualcosa per inculcare nella gente la cultura della donazione del sangue.
A Gela in prima linea è l’Adas che ha sperimentato con successo il porta a porta delle donazioni con la presidenza di Felice Damaggio. Purtroppo con il varo di una leggina regionale con l’introduzione della cosiddetta prestrasfusione, c’è stato un leggero calo di donazioni. Incontriamo ancora una volta il dottor Damaggio presso la sede dell’Adas dopve gli abbiamo posto alcune domande sulla situazioni della raccolta a Gela.
– Dottor Damaggio, quando a Gela raggiungeremo l’autosufficienza in tema di fabbisogno di sangue?
“Quando in momenti particolari come nel corso di incidenti stradali o in presenza di emorragie e necessitano grandi quantità di sacche di sangue dello stesso gruppo potendo rispondere con le sole forze nostre, allora quello è il momento in cui possiamo dire di essere autosufficienti”.
– Quei tempi sono lontani?
“Dipendesse da noi, già avremmo dovuto esserci, ma il territorio attraverso i suoi spaccati è ancora non molto sensibile alla donazione del sangue”.
– E dire che lei ha inaugurato il porta a porta andando a prelevare il sangue direttamente nella fabbrica, nelle scuole, negli studi professionali, ottenendo un forte incremento della raccolta delle sacche di sangue. Ma le aspettative erano forse di un migliore risultato?
“Le aspettative del porta a porta sono quelle attese. Ogni anno c’è un aumento. Siamo passati da zero dell’anno duemila a 1276 del 2006. Le persone donano più nelle raccolte esterne. Il problema è l’ospedale dove le persone sono restie ad andare a donare il loro sangue. Ciò perché l’ospedale non è un luogo ameno, perché ci sono dei tempi burocratici lunghi, perchè c’è difficoltà a trovare il parcheggio, di domenica e festività non funziona come centro trasfusionale. Motivazioni, queste, che portano ad un rallentamento della donazione. Nella raccolta esterna l’incremento anno per anno invece continua ad aumentare”.
– Non si potrebbe avviare un dialogo con l’azienda ai fini di una più efficiente organizzazione tra Adas e struttura ospedaliera?
“L’azienda ospedaliera è stata sempre disponibile. Solo che ci rendiamo conto che spostare un centro trasfusionale da un piano all’altro o creare strutture finalizzate al centro trasfusionale, chiaramente cozza con il sistema ospedaliero che ha i suoi tempi organizzativi. Con la bacchetta magica non si fa niente”.
– Le donazioni in maggior misura da dove provengono?
“Direi dai ceti medio bassi. La borghesia medio alta, forse troppo impegnata, è meno sensibile alla donazione del sangue. Ciò non significa che andiamo piano. Lei sa che siamo entrati nei club services, dove ci sono diversi donatori. Non dimentichiamoci che il 50% dei consiglieri comunali è donatore. Sono casi isolati però. Se noi andiamo nel mondo della scuola, i docenti sono restii alla donazione. I ragazzi lo sono molto di meno. Se i ragazzi vedessero i docenti donare allora probabilmente la fila sarebbe superiore. L’esempio deve venire sempre dall’alto”.
– Dottor Damaggio, esiste proprio una cultura della donazione? Perché una città come Ragusa è all’avanguardia e Gela no?
“Non parliamo solo di Gela, ma i termini globali, della Sicilia in generale. Mentre Ragusa è la mosca bianca in termini di quantità donate, Gela come il resto della Sicilia batte un po’ il passo. La città di Ragusa in un anno raccoglie circa 15 mila sacche di sangue, la provincia di Caltanissetta con i suoi 22 comuni di contro ne raccoglie appena 10 mila”.
– E’ proprio importante la promozione e la pubblicizzazione di tutte le iniziative legate alla donazione del sangue?
“Lei ha toccato un tasto dolente. Noi potremmo fare tantissime cose, ma siamo frenati dall’economia. La provincia e il Comune ci danno la pacca sulle spalle, ci dicono bravi però all’atto pratico per via dei loro bilanci magri ci mettono sul tappeto. Ci danno poco o nulla e la promozione, nonché la pubblicità con manifesti e redazionali televisivi e giornalistici ricade tutta su di noi”. – Quali sono le vostre aspettative per l’anno i corso in termini di raccolta di sacche?
“Ad inizio ano diciamo sempre che vorremmo incrementare almeno del dieci per cento. Nel 2005 le donazioni sono state 3097, nel 2006 sono state di 3174. Quindi un incremento del 2,5 per cento. Allora ci sono due aspetti. In quei sei-sette anni abbiamo sempre aumentato ed è l’aspetto positivo. Gli aumenti avrebbero dovuto essere consistenti ed invece non lo sono stati. C’è una grossissima motivazione perché il 16 maggio è uscita una legge in Sicilia, che obbliga coloro i quali devono donare per la prima volta, di sottoporsi ad un prelievo preliminare. Questo prelievo viene analizzato e dopo 5-6 giorni, a risultati acquisiti, questa persona viene definita idonea o meno. Sotto certi aspetti il controllo sanitario è un fatto positivo però le analisi avvengono tra Gela, Ragusa ed altri centri con un sistema complesso”.
– Quali sono gli aspetti negativi dell’introduzione di questa legge?
“Le faccio un esempio perché si capisca in che cosa sta l’intoppo. Noi andiamo nelle scuole per il prelievo predo nazione. Quaranta ragazzi si accostano a questo prelievo. I risultati dopo 5-6 giorni ci dicono quanti sono gli idonei e quanti non lo sono. Su quaranta supponiamo che trenta siano idonei. Noi ritorniamo nella scuola dopo dieci giorni perchè a risultato acquisito sappiamo che dobbiamo andare a fare la donazione. A quel punto ci sono ragazzi che nel frattempo hanno preso un raffreddore, le ragazze sono entrate in ciclo mestruale. Tutto ciò non permette la donazione. Noi non possiamo dopo quindici giorni tornare nelle scuole perché ciò costituisce un disturbo”.
– Continuerete a organizzare spettacoli con riconoscimenti ai donatori e consegne di targhe? “Certo lo faremo. Quest’anno abbiamo avuto un fermo non per colpa nostra. La giornata del donatore l’abbiamo fatta al Comune, ma non abbiamo organizzato quel gran momento ludico di grande divertimento perché la sala Multiusi di macchitella non è agibile. Purtroppo dobbiamo fare i conti con queste cose. Ogni tanto facciamo altre iniziative che hanno naturalmente dei costi. – Cosa chiedete alla politica perché la vostra azione venga premiata ed appoggiata?
“Non solo alla politica ma a tutti coloro che sono responsabili nella città, parlo degli amministratori, scuole chiesa. Tutti dovrebbero pensare non solo alle spese inutili o futili che spesso vediamo, ma pensare alle cose necessarie. Se sentite Adas, affermo, guardatela con un occhio particolare. Se dona lo studente doni anche il docente. Se dona il prete, doni anche il parrocchiano”.
– Quale è il programma dell’Adas a breve scadenza?
“C’è il quotidiano che consiste nella raccolta normale di sacche, poi c’è un sogno che è più di un sogno, quasi una realtà. Pensiamo entro quest’anno di aprire un centro di raccolta fisso in stretta collaborazione sanitaria con l’ospedale di Gela. Qui il donatore potrà accedere senza problematiche di tempi e di parcheggi, sempre nella sicurezza sanitaria perchè l’ambiente ospedaliero ci sarà molto vicino. Ci prenderà per mano e ci condurrà in una esperienza che tutti gli altri hanno fatto. A Ragusa la gente non va all’ospedale a donare ma al centro fisso dell’Avis. A Caltanissetta va al centro fisso dell’Adas. L’esperienza ha dimostrato che questi centri fissi riescono a dare risposte di gran lunga superiore. Noi vogliamo fare lo stesso nel migliore dei modi con tutte le garanzie sanitarie di natura organizzativa da dare al donatore”.
– E chi finanzierà questa struttura anche dal punto di vista gestionale?
“Ci rivolgeremo a degli imprenditori con i quali già siamo in contatto, all’Eni e ad altre grandi strutture per avere un aiuto per l’acquisto di apparecchiature e tecnologia d’avanguardia in modo che il centro nasca con le ultime innovazioni tecnologiche”.


Autore : Nello Lombardo

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