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notizia del 17/05/2003 messa in rete alle 13:30:04
Visita a Portella delle Ginestre per i soci dell’Archeo di Gela
Attraverso un tripudio di gialle macchie di ginestra a perdita d’occhio, che si stagliavano nette fra i ripidi pendii rocciosi del monte Jato, ad una trentina di chilometri da Palermo, un nutrito gruppo gelese dell’Archeoclub, diretto dal prof. Nuccio Mulé , ha concluso domenica scorsa la sua attività, che riprenderà dopo la parentesi estiva.
La visita dei gelesi comprendeva una visita al museo civico Jetino di San Cipirello, all’Agorà, al teatro costruito alla fine del IV secolo a. C., su un pendio, folto di verde vegetazione, sul modello del teatro di Dionisio ad Atene.
I soci dell’Archeo di Gela sono stati ricevuti dal dott. Paolo Franzella, presidente dell’Archeoclub di San Cipirrello, che ha guidato il gruppo fra gli incantevoli scenari che circondano Piana dei Greci ribattezzata Piana degli Albanesi, perché nel 1488 fu fondata da un nucleo di greco-albanesi rifugiatasi in Italia dopo la morte del principe di Albani Giorgio Castriota Scanderberg.
I riti religiosi ed i costumi, nonché la parlata, continuano a convivere a tutt’oggi; e nessuno si scandalizza di vedere appesi ai balconi delle case i drappi della bandiera con l’aquila a due teste di matrice albanese. La visita a Portella delle Ginestre, dove nell’ultimo dopoguerra si é consumata una delle pagine più vergognose e criminali della storia del feudo locale contro il popolo inerme dei lavoratori là riunito per celebrare la festa del 1° Maggio, ha suscitato una sentita commozione. I cippi con i nomi e la data dell’eccidio, le bandiere che garrivano al lieve vento, contrastavano con la purezza della natura circostante e gli involontari testimoni: i reperti archeologici che avevano resistito al tempo ed ai freddi delle tramontane.
Giancarlo Picchioni dell’Archeo di Gela ha coordinato i movimenti conviviali integrandoli con informazioni di carattere storico e religioso, con riferimento alle funzioni dei riti che si svolgono in quelle chiese cattoliche e greco ortodosse.
Quando il sole già calava sul lago di Piana degli Albanesi, ed i chiaroscuri dei monti circostanti si preparavano alla notte, con i profumi intensi e persistenti delle erbe e delle fioriture multicolori, il Monte Jato, che si era offerto con tutto il suo incantesimo agli ospiti gelesi, ritornava al suo perenne dialogo con il firmamento e con una lieve nebbia che si insinuava, timida, fra le sue gole: così lontane dalla costa eschilea e dalla piana già arsa.
Autore : Federico Hoefer
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