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Corriere di Gela | Lungomare, piaga del decoro pubblico ben lontana dall’essere sanata
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notizia del 20/09/2010 messa in rete alle 13:20:23
Lungomare, piaga del decoro pubblico ben lontana dall’essere sanata

Il lungomare gelese che, almeno teoricamente, dovrebbe costituire la risorsa essenziale di una città circondata da spiagge e acqua, anche a conclusione dell'ennesima, calda, estate, presenta condizioni veramente difficili da commentare.

L'assessore alla Polizia Municipale, con deleghe alla Viabilità Pubblica e alla Protezione Civile, Orazio Rinelli, più di un mese fa aveva provveduto allo sgombero delle bancarelle gestite da alcuni artigiani migranti collocate proprio lungo il tratto stradale che costeggia l'ex lido “Eden”.

La decisione veniva giustifica facendo leva su “impellenti esigenze di decoro pubblico”.

Troppo grave lo stato di degrado cagionato, soprattutto all'interno della folta vegetazione che circonda l'ex lido, dalla presenza di attività commerciali gestite da artigiani non residenti in città e, di conseguenza, costretti ad utilizzare quell'area per qualsiasi esigenza.

Ma lo spostamento non ha risolto il problema, anzi. Il tratto lasciato libero dagli ambulanti, infatti, soprattutto aldilà del parapetto che separa la vegetazione dal marciapiede, è, al momento, un'estesa discarica a cielo aperto.

Una breve visita, anche se sarebbe sufficiente un'attenta visone dall'esterno, ti immette all'interno di uno scenario irreale.

Tra erbacce e tronchi, non mancano resti di ogni tipo: dalle batterie esauste delle automobili agli scatoloni di qualsiasi grandezza, spesso ridotti a semplice poltiglia dall'acqua piovana. Materassi e cuscini ingialliti, immondizia, escrementi animali e umani, sono queste le caratteristiche salienti di un sottobosco separato da pub e ristoranti solo da una ridotta striscia di asfalto.

Andati via gli ambulanti, restano i problemi.

La lunga fila di cartoni abbandonati inizia dall'area antistante quello che una volta era il lido “Eden” ed oggi, invece, ha acquisito tutti i connotati di un rudere abbandonato all'incuria, per terminare solo in prossimità di un locale pubblico attualmente in funzione.

Il resto è solo distruzione, disordine e rifiuti.

Questa volta, però, gli ambulanti pakistani, bengalesi o cingalesi, poco hanno a che vedere con un degrado che più che a parole dovrebbe essere contrastato con i fatti.

Intanto, quelli che venivano ritenuti esclusiva causa dei problemi igienici di quel pezzo di lungomare, continuano a lavorare a cento metri di distanza: tra ruderi, immondizia ed una novità, grossi contenitori di olio da cucina sistemati quasi sulla spiaggia.


Autore : Rosario Cauchi

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