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Corriere di Gela | Prostituzione, tra vecchi e nuovi metodi
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notizia del 12/09/2009 messa in rete alle 12:51:05
Prostituzione, tra vecchi e nuovi metodi

Qualche settimana addietro il capoluogo nisseno, alla stregua di un puritano borgo di provincia degli anni '50, è stato scosso da un'imbarazzante notizia: alcuni uomini sono stati sorpresi all'interno di un'abitazione mentre erano in attesa di avere rapporti sessuali con una prostituta colombiana, operante non solo a Caltanissetta ma anche a Catania; la casa di appuntamenti è venuta alla luce a seguito di appostamenti condotti da esponenti delle forze dell'ordine, in grado di individuare diversi affezionati clienti, tra i quali taluni noti professionisti del luogo.
L'operazione svolta ha solo apparentemente sorpreso l'opinione pubblica, più attenta in verità a cercare di svelare l'identità dei frequentatori dell' “alcova” piuttosto che a interrogarsi sulle profonde motivazioni di un'ancestrale attività.
Il dubbio essenziale scaturente da “scoperte” di questo genere è, però, di carattere prettamente sociologico: ci si può veramente meravigliare dell'esistenza di prassi legate ad una tradizione praticamente millenaria?
La risposta immediata, prodotta da una breve indagine in materia, non può che assumere connotati negativi; sorprendersi innanzi all'emersione di luoghi nei quali si concedono, dietro pagamento, prestazioni sessuali, significherebbe confermare un proprio volontario distacco dalla quotidianità. Gela, a sua volta, non può dirsi immune dalla proliferazione di un “mestiere”, in molti casi assai remunerativo a fronte di un'ingente domanda.
Non sembra più riscontrabile, perlomeno in città, un controllo capillare della locale criminalità organizzata sul settore, qualche decennio addietro di sua esclusiva pertinenza, sostituito da quello di clan stranieri, composti in prevalenza da cittadini nigeriani ed albanesi, veri protagonisti dello sfruttamento di donne, spesso molto giovani, costrette a stazionare lungo la strada statale 117, Gela-Catania, senza trascurare il rafforzamento dell'iniziativa individuale, costante in questi ultimi anni, indotta dal disagio economico e, spesso, dalla volontà di mantenere uno stile di vita elevato. Quest'ultimo aspetto, poco analizzato dagli esperti, forse più propensi verso le connessioni tra criminalità e prostituzione, non deve, in realtà, trascurarsi, costituendo una chiara inversione di tendenza.
Non bisogna del resto compiere sforzi eccessivi per prenderne atto: internet offre una vasta gamma di pratiche dimostrazioni, idonee, a loro volta, a smascherare la subdola incoerenza delle politiche governative in materia; un sito di annunci molto frequentato, kijiji.it, di proprietà dell'olandese Marktplaats B.V., oltre a disporre di un'ampia bacheca virtuale destinata ad ospitare annunci dei più svariati ambiti, dalle offerte di lavoro alla vendita di animali, ricomprende un'apposita sezione, quella degli incontri, occupata da messaggi ed inviti, accompagnati da relative foto, inseriti da donne, giovani ma non solo, dall'esplicito contenuto.
La provincia nissena, e Gela con essa, non manca di riservare “opportunità” in favore dei frequentatori del sito interessati ad incontri con le inserzioniste, disponibili senza alcuna limitazione oraria; attualmente, prima del periodico aggiornamento, accedendo al relativo link, si possono rintracciare almeno una decina di annunci, fra questi taluni anonimi ed altri correlati da immagini, con in testa quelli di una giovane transessuale.
Ma internet si pone solo quale apice di una più vasta impalcatura, supportata, inoltre, dai più tradizionali mezzi d'informazione, ovvero i quotidiani, divenuti, specialmente nel corso degli ultimi anni, contenitori di inserzioni esplicitamente sessuali, inoltrate dietro pagamento di tariffe fisse. Basti compiere una breve riflessione, richiamandosi proprio alla vicenda della scoperta della casa di appuntamenti di Caltanissetta: la notizia, accompagnata da una dettagliata cronaca dei fatti, è stata pubblicata sull'edizione nissena del quotidiano “La Sicilia”, di proprietà della Domenico Sanfilippo Editore s.p.a., che nelle pagine regionali concede, contestualmente, vasto spazio a molteplici annunci erotico-sessuali, concentrati sotto la sezione “incontri telefonici e privati”, inesauribili fonti di finanziamento, la cui pubblicazione è subordinata al versamento di una somma in denaro pari a 4,00 euro per parola.
La domanda, a questo punto, non può che sorgere spontanea: perché meravigliarsi quando l'offerta di sesso a pagamento è proporzionale alla domanda, sostenuta con molteplici strumenti? Il legislatore nazionale, a sua volta, appare assai impreparato nel perseguimento delle soluzioni più idonee alla “repressione” del fenomeno: sia la storica legge Merlin del 1958 che le proposte formulate in materia dal neo Ministro delle Pari Opportunità, Mara Carfagna, infatti, si interessano esclusivamente di salvaguardare il “decoro pubblico”, sanzionando, indifferentemente, sfruttate e sfruttatori, qualora le rispettive condotte si concretizzino in un luogo pubblico (le strade comunali, provinciali, statali), omettendo ogni riferimento al fenomeno della prostituzione entro dimore private, allo stato attuale prevalente.
La preponderante confusione contribuisce esclusivamente allo straripamento della “professione”, con principali protagoniste donne migranti, spesso costrette dal bisogno economico a svendere il loro corpo; Gela non può dirsi esente neanche in questo caso: tutti ricorderanno gli eventi del 2006, anno nel quale venne scoperto una sorta di “mercato” del piacere con base all'interno della Villa Comunale, ove donne, prevalentemente romene, dipendenti presso locali famiglie con l'incarico di badanti o colf, cercavano di arrotondare le pingui entrate contrattando con i principali frequentatori del giardino, ossia i pensionati, minime prestazioni, palpeggiamenti, semplici carezze.
Dopo il clamore suscitato dalla scoperta le luci mediatiche si sono, però, affievolite: ed ancora oggi è possibile, recandosi nel medesimo “luogo del delitto”, imbattersi, soprattutto nel corso delle ore pomeridiane, in scene che poco lasciano all'immaginazione.
Simili transazioni, inoltre, si ripetono in determinati giorni della settimana anche in prossimità di Viale Mediterraneo, paradossalmente a poche decine di metri dal Palazzo di Giustizia: appare chiara, in questo caso, una spontaneità distante da un qualsiasi controllo occulto; molte giovani donne, in prevalenza dell'est europeo, si dichiarano disponibili innanzi agli avventori a fornire servizi di ogni tipo, dall'assistenza domestica fino a prestazioni più intime.
Altro scenario cittadino assai movimentato è quello della Stazione ferroviaria, divenuta, da pochi mesi, meta di incontri, accertati dagli stessi residenti della zona, tra diverse donne, intente a permanere per lunghe ore innanzi alla struttura, e uomini interessati ad avvicinarle magari con il pretesto di ottenere una qualche “informazione”. Perché sorprendersi allora?


Autore : Rosario Cauchi

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