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Corriere di Gela | Intervista all’epidemiologo del Cnr, prof. Bianchi
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notizia del 12/09/2009 messa in rete alle 12:50:13

Intervista all’epidemiologo del Cnr, prof. Bianchi

E’ accertato che c’è "un reale rischio arsenico" a Gela, Niscemi e Butera. Per questo motivo, dopo le polemiche seguite alla pubblicazione dello studio Sebiomag, il team di ricercatori coordinato dal dott. Fabrizio Bianchi (nella foto), epidemiolgo del Cnr, ha deciso di scrivere direttamente ai cittadini dei tre comuni per informarli e avvertirli che le ricerche devono andare avanti per capirne di più. Non si può restare insensibili di fronte ai casi di bimbi malformati nati negli ultimi anni nella nostra città, con un tasso pressoché doppio rispetto al dato regionale (2%). Che dire poi del centro abitato gelese – come ha denunciato la Commissione consiliare ambiente di recente – che si ritrova con idrocarburi aromatici cinque volte superiori al limite massimo consentito, polveri sottili 12 volte superiori alla norma. Sotto accusa pure il traffico automobilistico, sfuggito sempre ad un monitoraggio serio, ma anche il petrolchimico che ha inquinato per oltre cinquant’anni con il silenzio colpevole delle classi dirigenti e politiche locali. E’ cosa nota ormai il fenomeno dell’inquinamento della catena alimentare, della presenza di trialometani nell’acqua, di inquinamento elettromagnetico.
Di fronte a questo degrado ambientale ed ai potenziali pericoli per la salute delle popolazioni, si invocano interventi mirati, che puntino sulle bonifiche ambientali, su massicci investimenti tali da creare da un lato nuovi posti di lavoro e dall’altro sviluppo sostenibile sul nostro territorio. Sembrerebbe che la Regione si stia muovendo in questa direzione, ma occorrono tempi celeri ed un impegno serio.
Con il quadro conoscitivo oggi disponibile, l’area di Gela – scrive il dott. Bianchi nella sua lettera aperta diffusa una settimana fa – “ha una formidabile opportunità per voltare pagina, iniziando dal risanamento ambientale e dalla prevenzione delle malattie e traguardandosi in una grande opera di bonifica.
Questo non significa dimenticare le ferite del passato, ma usarle proficuamente per progettare un futuro migliore pensando alle nuove generazioni. Un percorso di questo tipo può anche consentire uno sviluppo significativo in termini sociali, culturali e occupazionali. I ricercatori che con me hanno lavorato, sono disponibili a dare il loro contributo per l’avanzamento delle conoscenze”. Che si aspetta? Il gruppo dei ricercatori ha dato la disponibilità ad iniziare da subito una seconda fase di indagine, come ci dichiara Bianchi nell’intervista che segue, definita “Sebiomag 2”, con un protocollo più mirato, contando sull’adesione degli interessati, sul supporto della stessa struttura regionale che si occupa delle aree a rischio e delle amministrazioni locali. Ma vediamo cosa altro ha detto il dott. Fabrizio Bianchi.
– A conclusione del la vostra ricerca avevate messo pure in conto che ci sarebbero state delle critiche e delle polemiche?
“Le polemiche ci sono sempre in Italia. Non è un problema. Ce ne sono state di leggere e di altre molto forti. Mi dispiacciono solo quelle che non valorizzano le cose fatte e che non tengono conto delle potenzialità che uno studio siffatto possiede e che mette in luce tante possibilità per Gela guardando non solo al passato ma anche al futuro. Mi riferisco a possibilità di attrarre finanziamenti per le bonifiche, la formazione e per creare lavoro”.
– Le accuse più frequenti che abbiamo raccolto all’indomani della pubblicazione dello studio Sebiomag è stata quella secondo cui i dati da voi registrati sono incompleti, che non c’è stata omogeneità nella scelta del campione e che si è creato un certo allarmismo sulle popolazioni. Cosa risponde lei?
“Sono totalmente infondate. Chi le fa non conosce il campionamento. I casi di volontari sono stati separati da quelli scelti casualmente. Coloro che hanno rinunciato sono stati rimpiazzati da altri dello stesso sesso, età e tratti casualmente”. – Lo studio Sebiomag ha fatto emergere una situazione preoccupante per l’arsenico nel 20% dei soggetti presi a campione. Estendendo questa percentuale alla popolazione si ipotizzerebbero circa 16 – 20 mila persone con presenza di arsenico nei tessuti. Voi prudentemente affermate che la stima sarebbe di almeno 13 mila persone. Vuole essere più preciso?
“Nel formulare una stima sulla popolazione esposta all’arsenico, si deve tener conto del dimensionamento del campione come quando si fanno le previsioni elettorali. Quindi la stima prudenziale è quella di alcune migliaia, 10-13 mila persone e non di 20-32 mila come è stato riportato dalla stampa. Ciò che conta non è il numero alto o basso, ma è necessario prendersi carico di questo fenomeno. In realtà i soggetti con valori molto elevati sono il 5%, valore che traslato sulla popolazione dice solo che ci sarebbero centinaia di persone con tassi molto alti di arsenico. A me preoccupano già decine di persone e figuriamoci se non son preoccupato di centinaia o di migliaia”. – Lei ha affermato che è necessario ripetere le analisi di urine e sangue sugli stessi soggetti trattati nel precedente studio, annunciando anche, a partire da settembre, la disponibilità di tutto il suo staff di ricercatori e collaboratori. Allo stato c’è stato qualche ente che vi ha già commissionato questo lavoro urgente e indifferibile?
“La risposta la articoliamo su due livelli.
1. Sul protocollo con cui fare la seconda parte di questo studio, chiamiamolo Sebiomag 2, ci stiamo già lavorando. Stiamo valutando se intervenire sulle urine e/o il sangue, limitandoci a soggetti che non abbiano mangiato pesce negli ultimi tre-quattro giorni prima del prelievo. Insomma ci sono tante varianti. Io ora vengo da Dublino dove c’è stato il congresso mondiale di epidemiologia ambientale ed ho parlato con la professoressa Water del Karolinska Institute di Stoccolma , considerata la numero uno al mondo sugli studi sull’arsenico. Probabilmente con lei attiveremo una collaborazione in quanto è molto interessata su Gela.
2. Abbiamo avuto la piena disponibilità dall’Ufficio Speciale aree ad elevato rischio ambientale della Regione siciliana diretto dal dottor Antonio Cuspilici a prendersi carico anche di Sebiomag 2. In più ci sono da parte delle amministrazioni locali ossia dall’ex sindaco onorevole Crocetta e dal presidente della Provincia Federico pieno interesse ed impegno a continuare lo studio Sebiomag. Credo che non ci saranno problemi e che il tutto venga presto formalizzato. Subito dopo troveremo il protocollo più giusto per dare delle risposte sull’arsenico più su qualche altro metallo, che in alcuni soggetti avevamo trovato alterato”.
– Dopo la pubblicazione dei dati, è vero che anche qualche altra città, come Taranto, vi ha chiesto di effettuare lo stesso studio sulle popolazioni?
“Taranto si è mossa alla pari di Gela e forse di più. C’è stata molta preoccupazione nelle popolazioni, tra le associazioni ambientaliste e le Agenzie dell’ambiente nella Puglia, soprattutto per la presenza di diossine ma anche di arsenico. Noi siamo stati chiamati e siamo già intervenuti. Ci saranno comunque degli sviluppi futuri”.
– Al di là degli studi di approfondimento, qual è a suo giudizio l’intervento più urgente da fare a Gela?
“Ho bisogno di sapere il ciclo dell’arsenico che può essere assimilato in diverso modo da diverse fonti. Le ipotesi in campo in questo momento sono a maglia larga. C’è bisogno di stringere questa maglia per sapere quanto arsenico organico e inorganico c’è, perché questo rischio potrebbe ricomporsi o modificarsi In questo momento preferisco essere prudente e dico che c’è da capire la situazione. Poi da questo ne conseguono gli interventi che potrebbero riguardare sia le matrici ambientali che alimentari. E’ bene non trarre delle conclusioni definitive”.


Autore : Nello Lombardo

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