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Corriere di Gela | Legalità, una parola troppo spesso abusata
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notizia del 17/03/2008 messa in rete alle 12:33:08
Legalità, una parola troppo spesso abusata

Oggi è di moda parlare di legalità, e l’argomento si propone a spunti di riflessione, partendo dalla premessa che accanto alla legalità intesa come lotta alla mafia, al crimine, al malaffare, c’è una legalità che riguarda invece il vivere civile, il rispetto delle regole, le pari opportunità allo studio, al lavoro, alla possibilità di curarsi.
Ma mentre la prima legalità, ed eccoci alla riflessione, è urlata, ideologizzata, enfatizzata, spettacolarizzata; la seconda invece non viene neppure considerata, anzi - diciamolo pure - viene quotidianamente tradita.
Già, perché la legalità non trionfa solo quando si sbatte dentro un criminale, si scompagina un’organizzazione mafiosa, si stronca un traffico di stupefacenti, ma vince anche quando riscuote risultati concreti nell’ordinarietà; quando cioè un cittadino - ogni cittadino - trova nella società in cui vive ed opera, quelle garanzie di lavoro, di assistenza e di solidarietà, che gli consentono di avere un’esistenza dignitosa. Ma purtroppo ci accorgiamo che così non è. I cittadini, si ha la sensazione, che da un po’ siano tornati ad essere sudditi, gravati da tasse, balzelli e gabelle di ogni genere, per avere poi in cambio scarsi servizi, cattiva sanità, vessazioni burocratiche di ogni genere, scarsa sicurezza sul lavoro e...montagne di rifiuti sotto casa.
Chiaro quindi che questa situazione disastro del nostro Paese è sinonimo di diffusa “illegalità” dove non sempre c’entrano la mafia e il crimine. Infatti, spesso, anzi tutti i giorni, abbiamo a che fare con tanti piccoli campioni di illegalità, che possono essere individuati negli uomini politici che amministrano in malo modo la cosa pubblica, nei capi condomini che gestiscono un palazzo in maniera irresponsabile, negli impiegati agli sportelli di un ente pubblico che credono di avere potere di vita o di morte sugli utenti; ed ancora: in un medico che si arricchisce sfruttando le sofferenze degli ammalati, in un giornalista che non scrive la verità, in un commerciante che specula alzando immotivamente i prezzi, in chi corrompe o ricatta forte del proprio potere; e l’elenco potrebbe allungarsi all’infinito. La legalità dovrebbe quindi essere ristabilita in ogni ambito della società neutralizzando i tanti “mafiosetti” che ci rendono la vita impossibile; isolandoli, denunciandoli, mandandoli a casa. Invece molti, troppi la fanno franca, anche in presenza di gravi reati.
Ad esempio, io penso che laddove muore un operaio per un incidente di lavoro, dietro ci siano sempre dei colpevoli e quindi delle sacche di illegalità. Ma anche quando un cittadino è costretto a concedersi in mano agli usurai o a delinquere per campare la famiglia, o addirittura a suicidarsi, c’è da riflettere.
E’ chiaro infatti che quando un uomo è costretto a fare un gesto estremo è perché non ha trovato neppure da parte delle istituzioni appoggio e comprensione; e uno Stato assente, sordo alle istanze più elementari dei cittadini, non è un buono Stato. Qualche settimana fa un tg nazionale ha dato la notizia, poi ignorata da tutti i quotidiani, secondo la quale un uomo di 63 anni, per curare la moglie gravemente malata, ha dovuto armarsi di una pistola giocattolo e a bordo della sua fuoriserie (una bicicletta) è andato in banca intenzionato a fare una rapina. Giunto allo sportello, da persona onesta qual’era, ha desistito e poi si è anche costituito. Ebbene, per lui nessuna indulgenza, nessuna incomprensione.
E’ stato arrestato e magari ora vedrà i suoi guai. E sono davvero tante le persone perbene che passano inenarrabili traversie giudiziarie, mentre incalliti delinquenti uccidono e sono a piede libero, pronti ad uccidere ancora. Oggi chi ammazza, in media non sta in galera più di 6, 8 anni, ma quando ha un bravo avvocato, denari, o finge di essere matto, può anche non scontare un solo giorno di pena. Allora, davanti a questi fatti c’è da chiedersi, ma di quale legalità stiamo parlando? Di quale giustizia sociale? Stiamo attenti a non trasformare, per disperazione, anche i cittadini onesti in criminali; perchè è ormai sempre più diffusa nelle persone vessate, rapinate, soggette a mille abusi, l’idea di farsi giustizia con le proprie mani.
E questa non è una buona tendenza, nè il fenomeno è da sottovalutare.


Autore : Gianni Virgadaula

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