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Corriere di Gela | I cento vicoli del centro storico
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notizia del 22/04/2003 messa in rete alle 11:28:21
I cento vicoli del centro storico

A cura dell’associazione culturale Euclide Gelese, la prof.ssa Rosetta Maganuco, introdotta dal presidente prof. Rocco Sbirziola e dal pubblicista Renzo Guglielmino – ha tenuto una interessante conversazione sul tema “ I 107 vicoli del centro storico murato”, nella ex chiesetta di San Biagio.
“Le amministrazioni comunali, che si sono succedute dagli anni cinquanta in poi – ha esordito l’oratrice – hanno facilmente rilasciato concessioni edilizie nel centro storico, fa-cendo abbattere antichi palazzi, chiudendo inoltre gli occhi su quanto abusivamente veniva costruito di moderno”.
In tal modo veniva completamente distrutto ciò che Federico II aveva fatto costruire nel 1233. Sono anche scomparse le antiche mura di fortificazione che circondavano l’abitato gelese (il castro) fino al 1800 circa, che difendevano gli abitanti dalle incursioni della pirateria barbaresca, così frequente nel passato.
Sono rimasti alcuni vicoli, che “narrano” la storia della nostra città dal periodo medioevale in poi. Oggi li chiamiamo cortili, ma in effetti i cortili sono porzioni di aree destinate a dare luce e aria agli ambienti interni.

Ma quale fu la funzione nel tempo tanto lontano? Quella di difendere dalle incursioni saracene le famiglie riunite, che si chiudevano ogni sera in apposite “saracinesche”. All’origine si accedeva nei vicoli tramite un arco, costruito con pietra mineraria (giugiolena). Alcuni archi chiudevano interi quartieri, come quello che immette in Piazza Roma, antico quartiere dei cavalleggeri.
Anche le porte della città venivano chiuse la sera; quelle più note furono: porta Vittoria, porta Caltagirone, porta Marina e porta del Salvatore.
In molti vicoli si svolgevano lavori artigianali, o agricoli, come la battitura del grano, vi si asciugava il cotone, vi giocavano i ragazzini, si faceva l’estratto di pomodoro. C’erano anche delle botole, con passaggi sotterranei, per uscire fuori dalle mura in caso di pericolo.
Nell’interno del vicoli fioriva sempre un pergolato ed esistevano grandi rapporti sociali. E poiché Terranova fu distrutta dai pirati una decina di volte, e la sera i vicoli erano al buio, il podestà E. Rosso inaugurò a Terranova, nel 1825, la prima illuminazione notturna ad olio.
La città era suddivisa in due grossi quartieri: quello Nord era abitato da famiglie di agricoltori, quello Sud risiedevano le famiglie dei pescatori.
La Maganuco ha, infine, elencato le varie ubicazioni di ben 107 vicoli del centro storico murato (con relative strutture), che sono arrivate fino ai nostri giorni, accompagnando l’infativabile ed attento studio con diapositive a colori.


Autore : Gino Alabiso

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