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Corriere di Gela | L’Ammiraglio Maugeri di Gela. Traditore o fedele servitore?
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notizia del 28/08/2007 messa in rete alle 11:04:45
L’Ammiraglio Maugeri di Gela. Traditore o fedele servitore?

Dopo aver scritto su “Patton e l’astrattu” nel Corriere di Gela dello scorso 21 luglio 2007, l’oggetto della mia curiosità questa volta non è più lo schifiltoso Patton ma il conterraneo ammiraglio Francesco Maugeri. Il mio punto di partenza è stato il libro di Alfio Caruso “Arrivano i nostri, 10 luglio 1943: gli Alleati sbarcano in Sicilia”, in cui l’autore riferisce su delle riunioni segrete, preliminari allo sbarco, tenute a Gela presso una villa di Capo Soprano di proprietà dell’Ammiraglio Maugeri, acquisita nel 1940 dal Principe Pignatelli Aragona Cortes. Secondo Caruso, in quella villa operava una sorta di cellula “deviata” dei servizi segreti militari italiani, legata alla massoneria, che comunicava con gli inglesi a Malta tramite una stazione radio.
Ammetterete che la storia è intrigante, e infatti meriterebbe qualche ricerca più seria di quella che riesco a fare sui libri o navigando a tempo perso su internet. Con questo breve articolo mi permetto dunque di sollecitare i cultori di storia patria a impegnare il loro prezioso tempo per avviare tale ricerca. Peraltro credo che alcuni di essi impiegherebbero così meglio il loro tempo, anziché occuparsi di raccogliere foto su “come eravamo” o scagliarsi contro dei bellissimi ficus e un abbeveratoio posto in mezzo a un vicolo. Avete notato com’era bella la nostra piazza durante la diretta di W l’Italia?
Entro nel merito. Subito dopo il 1945, scoppia una lunga polemica giornalistica, promossa da ambienti di destra, con l'obiettivo di dimostrare che la nostra sconfitta militare era stata provocata dal tradimento. Pur di non ammettere che il Duce e il Fuhrer avessero sbagliato i piani, accusavano sia Supermarina, sia i singoli comandanti di aver venduto, per denaro o per ideologia, segreti militari navali all'Inghilterra o agli USA. Il «caso» più clamoroso di quella dimenticata polemica fu quello relativo all'ammiraglio Francesco Maugeri, morto ottantenne nel 1978.
Ma chi era Francesco Maugeri? Siciliano di Gela, classe 1898, aveva preso parte alla battaglia di Capo Matapan del marzo 1941, come capitano di vascello dell'incrociatore pesante Bolzano. Tale battaglia fu la più grande sconfitta navale nella storia della Regia Marina, Gianni Rocca, nel suo “Fucilate gli Ammiragli” (Mondadori) chiamò l’episodio la “Caporetto del mare”. Le proporzioni del disastro ammontarono a più di 2300 morti, oltre ottocento prigionieri, una corazzata danneggiata, tre incrociatori pesanti e due cacciatorpediniere affondati. I fattori che resero possibile il successo britannico a Matapan, furono in sostanza gli stessi che assicurarono in molte altre occasioni la superiorità della Royal Navy sulla Regia Marina: l’abilità di decrittare i messaggi trasmessi in codice mediante l’apparecchio Enigma; l’aviazione di Marina (Fleet Air Arm) e il migliore collegamento con l’arma aerea (Royal Air Force); il radar; l’abilità di combattere efficacemente nell’oscurità.
Francesco Maugeri fu uno dei più giovani guardiamarina italiani: a soli 19 anni comandava già una squadriglia di 11 idrovolanti, si era addestrato con il mitico De Pinedo, e per le azioni compiute nel corso della prima guerra mondiale, ricevette due medaglie d'argento e una di bronzo. La sua carriera in Marina, rapida e brillante, lo portò nel 1939 al comando dell'incrociatore Bande Nere, nave ammiraglia della Scuola Navale e nel ‘41 al delicatissimo incarico di capo del reparto informazioni dello Stato Maggiore della Marina, il SIS (Servizio informazioni segrete).
A capo del SIS, Maugeri organizzò la più vasta e solida rete di spionaggio e controspionaggio della Marina, con basi segrete a Malta, in Turchia. in Spagna, nell'Africa del Nord. Nel 1947 Maugeri diviene Capo di Stato Maggiore della Marina e nel 1948 un giornale di ispirazione fascista Io accusò di «aver tradito l'Italia per lucro».
Lo spunto per l'attacco calunnioso viene fornito da una infelice frase dell'estensore di un libro comparso negli Stati Uniti (From the ashes of disgrace, «Dalle ceneri della disfatta» scritto sulla base delle memorie dell'Ammiraglio) e dal fatto che Maugeri era stato decorato dagli americani il 4 luglio 1948 per “servizi resi al governo degli Stati Uniti in qualità di capo del Servizio informazioni navali come comandante della base navale di La Spezia e in qualità di capo di Stato Maggiore della Marina durante e dopo la seconda guerra mondiale” e con una motivazione che tra l'altro diceva: «Il presidente degli Stati Uniti ha conferito la Legione al Merito, grado di Commendatore, all'ammiraglio Francesco Maugeri per straordinaria fedeltà e condotta eccezionalmente meritevole nel compimento di straordinari servizi».
Maugeri presentò querela per diffamazione. Il giornale fascista si difese asserendo, in sostanza, che episodi come la battaglia di Capo Matapan non potevano essere dovuti che ad un tradimento e che la motivazione della Legione al Merito concessa all'ammiraglio ne era la prova scritta: la «straordinaria fedeltà», la «condotta eccezionalmente meritevole gli «straordinari servizi» quale capo del SIS durante la guerra che altro erano se non «intelligenza con il nemico?».
I giudici di primo grado respinsero la tesi e condannarono il diffamatore con una sentenza poi confermata in appello e della quale Maugeri si ritenne soddisfatto. Ma tre mesi più tardi l'ammiraglio constatò che i magistrati d'appello, occupandosi dell'accusa mossagli di «aver tradito l'Italia facendo opera di spionaggio», avevano accettato le argomentazioni del giornale fascista scrivendo testualmente «... il collegio deve riconoscere che sussistono le prove per ritenere che il Maugeri, anche anteriormente all'8 settembre 1943, aveva intelligenza con le Potenze allora nemiche».
Solo i giudici della Procura Militare ristabilirono la verità: Maugeri era rimasto capo dei SIS e nell'incarico di comandante della base di La Spezia per ordine dei suoi superiori, anche dopo l'8 settembre; il governo degli Stati Uniti aveva precisato, con discrezione ma con fermezza, quali e quanto nobili erano state le sue intenzioni nel decorare Maugeri; l'ammiraglio era stato a conoscenza dei più delicati segreti della Marina e, se avesse voluto tradire, sarebbe bastata una sua parola sulla temutissima organizzazione dei mezzi d'assalto navale ( i famosi «maiali» e «barchini» siluranti che invece funzionò per sette anni e con molti successi dal 1936 al 1943), infine le frasi incriminate della Legione al Merito («fedeltà», «straordinari servizi»,«condotta eccezionalmente meritevole») erano la formula di rito dettata nel 1792 da G. Washington nell'istituire quell'onorificenza. Solo nel novembre 1950, mentre fioccavano le interpellanze parlamentari di esponenti della destra contro Maugeri, i giudici della Procura Militare. dichiararono «non doversi promuovere alcuna azione nei confronti di Maugeri per mancanza di ogni elemento di prova in ordine dei fatti»; quindi se i segreti più gelosi sulle nostre operazioni navali nel corso della guerra erano stati penetrati ciò era avvenuto dall'esterno della marina. Fu decisiva la testimonianza dell'ammiraglio Sansonetti: «Tutte le volte in cui lo spostamento di unità navali era a conoscenza soltanto di pochi e alti ufficiali compreso Il SIS, esso rimaneva perfettamente segreto». Tuttavia poiché continuava il silenzio degli inglesi, per anni in Italia la tesi del presunto tradimento della Marina ebbe seguaci. In buona e malafede la Marina continuò a subire un lungo calvario anche nelle persone dei suoi comandanti.
Dopo il biennio come Capo di stato maggiore della Marina (1947/48) l’Amm. Maugeri, fu sempre difeso da Randolfo Pacciardi, Ministro della Difesa dal 1948 al 1953, esponente politico che contribuì in maniera decisiva al processo di rafforzamento e ammodernamento delle Forze Armate. Il Ministro infatti, noncurante delle polemiche e delle accuse, nominò l’Ammiraglio come rappresentante dell’Italia presso il Consiglio Atlantico, allorché si avviarono nel 1948 i negoziati per l'alleanza atlantica (la Nato).
Questo è in sintesi quello che sono riuscito a scovare sull’Ammiraglio gelese, e credo che ci siano elementi a iosa per rivalutare la figura di questo conterraneo che con la sua storia personale rafforza enormemente la vocazione marittima della nostra città. Il prossimo anno ricorre il trentennale della sua scomparsa e per commemorarlo nella sua città natale mi pare giusto proporre l’organizzazione di qualche evento di studio. E considerato il personaggio mi auguro che esso sia ospitato anche dalla Capitaneria di Porto. Sia mai però che a qualcuno venisse in mente di erigere un altro monumento come quello per Aldisio. Altre statue nane su alti piedistalli non ne vorremmo. Neppure al lungomare.


Autore : Giuseppe Clementino

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