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Corriere di Gela | Ma quale crisi idrica?
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notizia del 28/08/2006 messa in rete alle 10:57:18
Ma quale crisi idrica?

Una recente ricerca, molto attendibile, ha riscontrato (su un campione di 50 Città dell’Unione Europea), che il costo medio globale dell'acqua per uso civile è attorno ai 3 euro (per metro cubo): la punta si verifica in Danimarca dove supera i 5 euro. Da noi, in Italia, il prezzo medio non tocca gli 80 centesimi: siamo, insomma, all’ultimo posto. Dovrebbe essere una notizia positiva, ma chissà perché c’è un retrogusto amaro.
Sarà per questa maledetta crisi idrica? Faticosi studi universitari mi hanno insegnato che una crisi è dettata da una richiesta maggiore della risorsa o bene rispetto alla disponibilità che se ne ha e non si è riusciti in tempo a riequilibrare il tutto: se tanto mi da tanto, allora a Gela ed in Sicilia non c'è, a rigore, una crisi idrica.
La quantità d’acqua di cui la Sicilia dispone è tale da bastare abbondandemente ad ognuno dei cinque milioni d’abitanti. Si dice che possiamo contare su una trentina d'invasi con una capacità di contenere all'incirca un miliardo di metri cubi d'acqua. Di certo, però, nessuno di essi è collaudato per la totale capacità. Le autorizzazioni variano, a quanto pare, fra il trenta ed il cinquanta per cento ed in anni poco piovosi (tutt’altro che una rarità) molte chiuse vengono aperte per riversare a mare l'esubero d'acqua rispetto a queste autorizzazioni.
E le reti di distribuzione? Vi sono invasi senza condotte e condotte senza invasi. Casualità? No, causalità semmai! Giacchè è a questo che si arriva quando la regola è procrastinare sine die il completamento delle opere, per far aumentare artificialmente i prezzi e ottenere profitti illeciti. Storia vecchia. Storia attuale.
Nella giungla di articoli, commi e lettere, le leggi sugli appalti in Sicilia sembrano capirle solo “qualcuno” che poi, dopo qualche anno, magari sarà identificato come “l'amico dell'amico”. Anche quando c'è una direttiva comunitaria recepita dal nostro ordinamento (in quanto immediatamente applicabile) attraverso una legge statale, nella nostra realtà, ovviamente, viene disattesa. Ma è poi così arduo applicare due contatori ad una diga, uno che misuri l'acqua in arrivo, l'altro che misuri l'acqua in uscita, visto che si vocifera che molta acqua viene rubata?
Le condotte idriche sono fatiscenti, anche quando sono recenti e noi gelesi, purtroppo, ne sappiamo qualcosa: si calcola che le condotte perdano per strada la metà del liquido trasportato. Quando si parla di privatizzazioni per un rinnovamento degli impianti ed una costante manutenzione, escono dall’ombra colori vivacissimi, come “verdi”, “rossi” e persino “arcobaleni”, a ricordarci con veemenza che l'acqua è un bene comune e non (come si dice oggi) “oro blu”.
Io allora, semplicemente, chiedo: un bene di chi? Ma quegli “Amici della terra” molto vigorosi a protestare contro l'inquinamento terrestre, non sono per caso anche Amici dell'acqua? Di fatto, questa è essenzialmente una questione di “razionalizzazione”: ne dovrebbero sapere qualcosa chi ricorre a questa risorsa comune per uso privato o scopo commerciale (irrigazioni agricole, utilizzi industriali, ecc.). Non è vero che ci sono due cospicue fonti d’approvvigionamento come i depuratori antinquinanti ed i dissalatori potalizzatori che funzionano come sappiamo? Allora? Dove siete Amici?
E' giusto parlare di crisi idrica allorquando si registra una totale difformità di gestione, fornitura, erogazione e distribuzione, con vistose differenze tra enti locali?
Una crisi c'è, a Gela ed in Sicilia, ma non è idrica. E’ una crisi di istituzioni, associazioni e civiltà. E’ una crisi di cultura. E dura da molto tempo, troppo tempo. Forse è davvero l'ora d’intervenire, perchè ho timore che ci sia... troppa “sete” in giro.


Autore : Filippo Guzzardi

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