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notizia del 21/01/2008 messa in rete alle 10:52:27
Paradossi ambientali
Un argomento tabù di alcuni partiti è rappresentato dai rapporti tra la politica e l’Eni, chiarire i quali vale quanto la conoscenza dei rapporti tra politica e mafia. Di tanto in tanto qualcuno, con ciclica periodicità, implora giustamente che in questa città occorre fare chiarezza sui rapporti tra politica e mafia, mentre tralascia quelli tra politica ed Eni. Si potrebbe obiettare ma perché i rapporti tra politica ed Eni sono sullo stesso livello dei rapporti tra mafia e politica? I rapporti tra i due livelli sono sullo stesso piano perché entrambi per i cittadini gelesi hanno avuto conseguenze devastanti: arretratezza culturale, depauperamento del territorio, pessima qualità della vita, una lunga lista di morti. La classe politica locale nella lotta contro il crimine mafioso in questi utili anni ha ingaggiato una battaglia che sta incominciando a dare ora i suoi frutti, mentre sui problemi ambientali della città che incidono pesantemente sulla salute dei cittadini, non si registra lo stesso slancio e lo stesso impegno, con grave nocumento per il territorio, sempre più devastato dal “mostro”.
Ho appreso da poco che lo stabilimento petrolchimico doveva essere costruito nella zona del Dirillo, cioè lontano dalla cit-tà, mentre poi per insipienza e lascività dell’allora classe dirigente della città, dietro le promesse di favori e posti di lavoro, è stato realizzato a stretto contatto di gomito con la città. Certamente se lo stabilimento avesse avuto una certa distanza dal territorio urbano molti cittadini non si sarebbero ammalati e tanti altri non sarebbero neppure morti.
Un paradosso inaccettabile è rappresentato dall’atteggiamento di qualche autorevole politico che in qualche momento della propria carriera ha pure richiesto un risarcimento danni con manifesti per mille miliardi all’Eni, mentre adesso, al potere da quasi cinque, non è nemmeno interessato a che l’amministrazione comunale si costituisca parte civile nei processi ambientali contro dirigenti e funzionari del petrolchimico, ritenuti responsabili del disastro ambientale.
Un altro paradosso è che alcuni livelli altissimi della politica locale e regionale sono dipendenti Eni e non sembra che abbiano mai avuto comportamenti antieninisti a salvaguardia degli interessi ambientali ed economici della città.
Un altro paradosso è che la città non ha mai beneficiato di interventi infrastrutturali con il contributo dell’Eni, se si esclude la fontana all’ingresso della statale per Catania. Il problema della rete idrica della nostra città sarebbe stato sicuramente risolto se l’Eni avesse messo a disposizione progettualità e finanza.
Un altro paradosso è che in alcuni reparti del petrolchimico la gran parte dei lavoratori assegnati si sono ammalati e sono morti, senza che i rappresentanti dei lavoratori abbiano mosso ciglio per mettere in sicurezza gli impianti ed i lavoratori.
Un altro paradosso è che in questa città si brucia pet-coke, prodotto derivato dal petrolio, per fare funzionare la centrale termoelettrica, vale a dire materiale altamente nocivo per il suo alto tasso di zolfo che in altre parti è vietato.
Un altro paradosso è che tutti i politici hanno la consapevolezza della gravità dei problemi ambientali ed al tempo stesso ci si divide nel rivendicare tavoli tecnici per la bonifica, senza pensare invece ad unirisi in azioni bipartisan.
Ma come porre rimedio a questa escalation di incongruenze? Semplicemente mandando a casa i politici di comodo dell’Eni: compagni ed amici alle provinciali l’occasione è propizia, incomiciamo da qui!
Autore : Paolo Cafà - Consigliere Comunale di DeS
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