1 2 3 4 5
Corriere di Gela | La Gela che vorrei ma che non ho
Edizione online del Periodico settimanale di Attualità, Politica, Cultura, Sport a diffusione comprensoriale in edicola ogni sabato
notizia del 30/01/2010 messa in rete alle 19:15:10
La Gela che vorrei ma che non ho

“Tu non eri nei pensieri miei… ma crescerò con te”. Iniziava proprio così una famosa canzone della cantante Raffaella Cavalli, presentata un paio di anni addietro al Festival di Sanremo. E sulla base di queste bellissime parole, inizia la mia riflessione su una città che ho amato e che amo ancora, ma che di suo ha rivelato poco o nulla. Si, parlo proprio di lei, Gela, colonia greca di eroici antenati. Ma qui arriva il dubbio. La Gela che sognavo io era quella del dialogo, del lavoro, delle certezze, dei nuovi professionisti, dei figli che potevano crescere senza scappare in terre lontane. La Gela che volevo io era quella senza ammaccature, ruffianate, ricerca di consensi, paure, emozioni nascoste, senza grilli per la testa, capace di vedere il mondo e di sentirsi figlia della sua epoca. Ora, di questa mia città, di questo comune che aspira a trasformarsi in provincia, non restano che fogli sparsi per terra, annunci pubblicitari e i soliti, vecchi problemi di ogni giorno. Il problema dell’acqua che spesso non scorre dai rubinetti delle nostre case, della crisi che colpisce le aziende, delle strade da migliorare, dei cantieri lasciati a metà, dei cinema chiusi da anni, delle strutture fatiscenti, della politica che non sa di “politica”, della biblioteca che visiti solo quando hai la fortuna di trovarla aperta, della spazzatura che riempie i quartieri, dei diplomati e dei laureati che devono prepararsi le valigie perché di “travagghiu” non se ne vede neppure l’ombra, dei disabili che nessuno guarda, del mendicante che ti chiede un euro per mangiare, del diverso che non ha nome e identità ma viene umiliato e calunniato, dell’anziano che deve vivere peggio di un barbone o del padre di famiglia che si dispera perché non può comprare il pane ai propri figli e tenta il suicidio. E tutti a dire “non è colpa mia”, “e non posso farci niente” o “così va il mondo”.
E la povera Gela continua a trascinarsi nell’oblio dei perché senza risposta, in un caos che non ha verità assolute, forse perché, come diceva lo scrittore Luigi Pirandello, “esiste solo ciò che noi crediamo possa esistere”. Tuttavia, sento di ringraziarla lo stesso, perché mi ha regalato l’alba e il tramonto, una spiaggia e un mare stupendi che avrebbero meritato più cure, degli amici bellissimi, dei formatori straordinari, una bella piazza, delle serate magnifiche, una carriera significativa e tanta gioia nel cuore. Ho ancora la forza di affermare, dopo tanti anni, che questo paese è mio, che ho tentato in tutti i modi di migliorarlo e di capirlo, che le sue infinite stranezze mi hanno comunque colpito e che ogni giorno vissuto accanto a lui è stato comunque importante. Gela non si lascia (non se lo meriterebbe!), ma con un sincero arrivederci che ha il profumo della sua storia e della sua profondità umana e sociale.


Autore : Marco Di Dio

» Altri articoli di Marco Di Dio
In Edicola
Newsletter
Registrati alla Newsletter Gratuita del Corriere di Gela per ricevere le ultime notizie direttamente sul vostro indirizzo di posta elettronica.

La mia Email è
 
Iscrivimi
cancellami
Cerca
Cerca le notizie nel nostro archivio.

Cerca  
 
 
Informa un Amico Informa un Amico
Stampa la Notizia Stampa la Notizia
Commenta la Notizia Commenta la Notizia
 
㯰yright 2003 - 2025 Corriere di Gela. Tutti i diritti riservati. Powered by venturagiuseppe.it
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120