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Corriere di Gela | Gela, comincia l’era Irrera
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notizia del 15/06/2007 messa in rete alle 21:14:38

Gela, comincia l’era Irrera

Una nuova scommessa. Dopo Sorbello e Sanderra, tecnici giovani e con poca esperienza tra i professionisti, per la prossima stagione il presidente del Gela Angelo Tuccio ha assunto nelle vesti di allenatore Giuseppe Irrera (nella foto), nato nel 1961 a Villafranca Tirrena, in provincia di Messina, anch’egli privo d’esperienza in serie C. La dirigenza ha appurato in Irrera il possesso di qualità caratteriali e tattiche che si sposano con il progetto che s’intende proseguire, e ha vincolato il nuovo tecnico al club con un contratto biennale, evento raro nella storia del Gela. Un segno di estrema fiducia nei confronti dell’ex-giocatore del Licata, da noi raggiunto telefonicamente per carpire il suo stato d’animo e per acquisire informazioni sul suo credo tattico.
– Mister Irrera, anzitutto riepiloghiamo la sua carriera da giocatore e da allenatore.
«Da giocatore sono cresciuto nelle giovanili del Messina, poi ho militato a Trapani, in seguito sono stato uno dei protagonisti della scalata del Licata in serie B avvenuta nella seconda metà degli anni ottanta. Dopo quattro presenze nel torneo cadetto, a novembre passai subito al Modena in C1, poi altri due anni a Giarre nella stessa categoria, e infine a Savoia in C2. Da tecnico, iniziai a Villafranca in Promozione e subito portai i messinesi in Eccellenza, poi guidandoli per altri tre anni in questa categoria ottenendo rispettivamente un terzo, secondo e nono posto in classifica. Nell’arco dell’ultimo torneo con il Villafranca conquistai però la Coppa Italia Dilettanti Siciliana riservata alle società d’Eccellenza e Promozione. Poi un anno a Milazzo in D (11°), la stagione successiva a Giarre in Eccellenza (4°), e infine allenatore in seconda ad Acireale, coadiuvando Costantini, e gli ultimi tre anni alla guida della “primavera” del Catania».
– Quali sono i fattori che l’hanno indotta ad accettare la piazza di Gela?
«Sicuramente ha inciso notevolmente il colloquio avuto con il presidente, dal quale sono emerse in modo nitido le grandi ambizioni di questa società. E poi la tifoseria: quando giocavo a Licata conoscevo bene il calore dei sostenitori gelesi, e negli ultimi anni l’entusiasmo non è scemato. E’ chiaro che s’aspettassero un nome eclatante, qualcuno dotato di maggiore esperienza e in grado di fornire maggiori garanzie per un salto di categoria. Ma io ho scelto appositamente d’allenare per tre stagioni le belle speranze del Catania, perché il settore giovanile è un ottimo punto di partenza per un allenatore. La mia esperienza è stata accumulata tra i giovani, ed è pur sempre rilevante. Nella passata stagione ricevetti l’offerta dell’Igea, ma ho dovuto declinare anche per problemi burocratici, mentre negli ultimi giorni oltre al Gela mi hanno contattato Catanzaro ed Andria. Ho preferito però il club siciliano perché ho avuto il piacere di fare un discorso globale e ben accurato con il presidente, ho sottoscritto un biennale e quindi posso avviare un progetto a lunga scadenza, in armonia e serenità con la dirigenza».
– Dunque la società le ha esplicitamente chiesto un campionato di vertice…
«Sono dell’idea che gli obiettivi vanno sempre perseguiti gradualmente, partendo dalla salvezza fino alla promozione. Ammetto però che il desiderio unanime consiste nel migliorare il risultato conquistato nella stagione appena conclusasi, e quindi puntare ad un campionato di vertice. Non dimentichiamo tuttavia il valore delle antagoniste, e fin quando gli organici non saranno completati la qualità e le difficoltà del torneo rimangono oscure».
– Parliamo dell’organico. Conosce qualche giocatore e ha già posto veti o condizioni su determinati elementi?
«Giocando la “primavera” del Catania il sabato, la domenica ne ho approfittato per vedere qualche partita del Gela e pertanto conosco tanti giocatori. Ci sono giovani di valore, come D’Aiello e Di Franco, che mi piacerebbe confermare perché ne ho appurato le qualità affrontandoli da avversari nei tornei giovanili. Con la società cominceremo a pianificare, ma è chiaro che desidero disporre di una rosa con il giusto mix d’elementi esperti e giovani. Premetto che confermeremo buona parte del gruppo che ha disputato i play-off, perché ottenere un risultato così importante testimonia la qualità dell’attuale organico. Chi indosserà la maglia del Gela si prepari a lavorare dal primo all’ultimo giorno, perché solo il lavoro e la fatica ti garantiscono i risultati. Io certi traguardi li ho raggiunti, sia da giocatore che da allenatore, solo in questa maniera, sacrificandomi e dando l’anima. La dirigenza è seria, preparata, e merita il massimo impegno da parte nostra».
– Dal punto di vista tattico, come intende schierare l’undici in campo? Predilige un modulo o varia la disposizione tattica in base al gruppo che ha tra le mani?
«Ho in mente qualcosa di particolare per il Gela. Per ora non intendo svelare il modulo, ma noterete un gioco molto propositivo ed offensivo, come piace al presidente Tuccio. Posso solo assicurarvi che scenderemo sempre in campo con la difesa a zona».
– Dalla sua esperienza con il Catania il Gela potrebbe trarne benefici nei rapporti con il club etneo?
«Credo proprio di sì. Già abbiamo intavolato con il presidente un discorso di tal natura, e mi è apparso entusiasta dell’idea. Ci sarà uno scambio di giocatori, e pertanto qualche giovane talento del Catania potrebbe essere valorizzato dal Gela. Permettimi di ringraziare la società rossoblu per quello che mi ha dato negli ultimi anni, ho instaurato con il Catania un legame forte e importante, grazie all’affetto e alla stima del presidente Pulvirenti e del dg Lo Monaco, e ho raccolto la grande soddisfazione di far partecipare la formazione “primavera”, dopo ben venticinque anni, ai play-off del campionato nazionale di categoria».
– In sintesi, Irrera si autodefinisce un tecnico “aziendalista”, che si adegua alle esigenze economiche del club, oppure esigente, pretendendo giocatori costosi per poter conquistare il salto di categoria?
«Se un allenatore ha qualità ed è capace, può ottenere il risultato anche senza pretendere giocatori prediletti o particolarmente costosi per il club. Ma se vogliamo perseguire traguardi ambiziosi, occorrono ovviamente i giocatori di valore, e quindi la società dovrà in ogni caso sacrificarsi economicamente, senza indebitarsi, per puntare alla C1».


Autore : Paolo Cordaro

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