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Corriere di Gela | Test universitari di accesso: ma servono davvero?
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notizia del 18/09/2009 messa in rete alle 20:45:16
Test universitari di accesso: ma servono davvero?

Dopo gli esami di maturità conclusi a giugno, centinaia di studenti gelesi hanno dovuto far chiarezza sul loro futuro prossimo e prendere una decisione che, in ogni caso, cambia la vita. Stiamo parlando di quel bivio che porta a due strade differenti, una porta verso un improbabile lavoro, l’altra alla prosecuzione degli studi, con l’iscrizione all’università.
Per coloro che hanno deciso di scegliere la seconda via, spesso la più consigliata da professori e genitori, gli impegni con libri ed esami continuerà per altri anni. Molti ragazzi hanno dovuto interrompere il divertimento estivo per riprendere a studiare prima ancora di iniziare il vero percorso universitario. Questo perchè molti corsi di laurea sono accessibili a pochi eletti, ovvero a chi riesce a superare il cosiddetto test di ammissione.

Molti studenti sono stati costretti ad recarsi fuori città anzitempo per affrontare queste prove, visto che Gela è rimasta tagliata fuori da qualsiasi ipotesi che possa anche lontamente definirsi realtà universitaria.
Centinaia di potenziali matricole gelesi hanno provato ad “entrare” nelle università italiane, dalla vicina Catania alla lontana Milano, tornando alcuni come vincitori e altri come vinti. Alcune facoltà, come Medicina e Odontoiatria, hanno previsto test selettivi; altre hanno scelto di istituire un test orientativo per valutare il livello di conoscenza e tramite dei corsi chiamati “zero” colmare le lacune in determinate discipline come Inglese o Matematica.

“Quest’anno mi sono cimentata per la seconda volta nell'impresa di superare il test d'accesso alla facoltà di medicina e chirurgia – ha detto Martina Messina, studentessa gelese – ma non reputo giusta la selezione tramite un test. Non è giusto affidare ad 80 domande di dubbia efficacia la scelta universitaria degli studenti italiani, e i motivi sono molteplici; primo fra tutti la mancanza di effettiva meritocrazia. Ogni anno si verificano episodi di collaborazione all'interno delle aule, scambio di test, di informazioni dall'esterno e quant'altro, per citare solo alcuni dei fattori che non rendono meritocratica la selezione sulla base dei test! Si dovrebbe invece puntare sulle capacità degli studenti, introducendo un criterio di selezione basato sul profitto e sul rendimento all’interno della facoltà, non come succede attualmente, appena usciti dall’aula dell’esame di maturità. In questo modo, solo chi ha realmente l'intenzione e le potenzialità per dare alla facoltà l'impegno e la dedizione che necessita, si sarà guadagnato il diritto di restare dentro”.
Questa è l’opinione di una sola studentessa, ma chiedendo in giro, questa idea è abbastanza diffusa tra i ragazzi che in questi giorni stanno fremendo per venire a conoscenza dell’esito dei test, coloro che non riusciranno ad entrare dovranno scegliere tra decine di indirizzi di studio, posticipando di un anno il sogno di entrare nelle facoltà “inaccessibili”.


Autore : Graziano Missud

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