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notizia del 21/11/2008 messa in rete alle 18:18:29

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Pino Marù, l’enfant prodige con la musica nel cuore
Gli anni quaranta- cinquanta sono stati i più produttivi e ricchi del panorama musicale gelese caratterizzati da una generazione che ci ha regalato nomi che hanno lasciato un segno indelebile nella nostra storia musicale; nomi che sono rimasti impressi nella memoria di tutti quelli che trascorrevano le loro serate alla Conchiglia, allora luogo di ritrovo e di intrattenimento; serate ricordate con nostalgia, in cui tra le note dei gruppi musicali che allora dominavano il Lido, nascevano i primi amori. Uno dei tanti talenti di quegli anni, punta degli Zerosei, fu Pino Marù (nella foto). Vero enfant prodige e pupilla di Giuseppe Navarra, Marù nasce con la passione per la musica dentro, che lo ha accompagnato sempre nel corso della sua vita. Inizialmente attratto dal violino, dal quale riusciva ad ottenere melodie dal tocco magico, in seguito passa agli strumenti a tastiera divenendo un maestro con la fisarmonica, anche se il suo strumento prediletto è stato sempre il pianoforte. Pino Marù – ci racconta Emanuele Scerra, suo amico ed ex componente dei Tropical Jazz Band – riusciva a suonare qualsiasi strumento musicale con una naturalezza che sconcertava. Con le sue melodie riusciva ad incantare tutti coloro che lo ascoltavano. Riusciva a suonare pezzi molto complessi come se fossero cosa da niente mostrando di possedere un’ottima tecnica. Nulla e nessuno lo poteva fermare. Oltre che ottimo musicista, Marù è stato anche un eccellente compositore. Ha iniziato a scrivere i suoi primi brani quando aveva diciotto anni, nel lontano ’44. Tra le tante, Bimba (testo dell’avvocato Alma) è stata quella che ha lasciato maggiormente il suo segno; degni di merito sono anche altri brani, tra cui Meriggio d’ottobre, Clarinetto innamorato, La gatta nera e Anna. Nei suoi brani Marù cercava sempre di armonizzare al meglio la linea melodica adattandola alle parole del testo, facendone emergere il senso e rendendo i pezzi indimenticabili. A quei tempi risale anche la sua unione con gli Zerosei che comprendeva tutti musicisti professionisti: Di Benedetto (clarinetto e sax soprano), Gennuso (batteria), Cadaudello (sax tenore), Tignino (clarinetto e sax contralto), Salinitro (tromba), Ciaramella (chitarra) e Pino Marù in cui suonava la fisarmonica (a quei tempi la Conchiglia non disponeva ancora del pianoforte). Era con questo strumento in particolare che emergevano le sue doti musicali. Quando scriveva le partiture per i componenti della sua band, ciò che ne usciva era una musica celestiale, adatta a far emergere le qualità timbriche di ognuno. Nel ’57 Pino Marù abbandona gli Zerosei (di cui non era componente fisso, ma in cui partecipava in occasione di qualche serata e veglione) e fonda una sua orchestra fissa, i Tropical Jazz Band. Il gruppo comprendeva otre che Marù (in cui suonava il pianoforte), Orazio Sammartino (tromba), Pietro Di Dio (sax tenore), Pino Federico (sax contralto e clarinetto), Emanuele Scerra (basso), e Sebastiano Restuccia (batteria). Tra i cantanti che hanno fatto parte della band, Polizzi e Pino Cammilleri. Il Tropical Jazz Band era l'orchestra che governava le serate danzanti della Conchiglia. Tra i tanti generi che presentavano nell’arco delle loro serate, il preferito dalla band era il jazz classico, senza dimenticare la musica da ballo che aveva sempre un posto privilegiato. La classe studentesca era quella che maggiormente frequentava la sala da ballo, di solito riuniti in comitive che si scatenavano in pista con il cha-cha-cha e il mambo, che allora erano ancora poco diffusi a Gela e che divennero un vero tormentone. Non mancavano anche i brani scritti da Marù. Il maestro ricorda con piacere che molte volte, alla fine delle loro serate, sentiva canticchiare le sue canzoni dai giovani che uscivano dalla Conchiglia. I Tropical Jazz Band sono stati attivi nel nostro paese per ben 15 anni: quindici anni che hanno lasciato ai componenti una vera amicizia maturata nel tempo come anche la passione per la musica che non li ha abbandonati mai. Ricordando quegli anni, Pino Marù fa notare come in passato la musica era più presente nella vita di Gela e come veniva vissuta diversamente, sia da chi apparteneva a questo mondo, studiando nell’Istituto musicale che allora rappresentava la perla di Gela, sia da chi la viveva come spettatore. L’Istituto musicale ha sfornato musicisti d’alto livello che hanno fatto strada nel corso della loro vita. Il nostro paese vantava inoltre una banda comunale costituita da cinquanta elementi. Quello che oggi manca – ci racconta il prof. Marù – è proprio l’approccio giusto da avere con la musica. Oggi si dice di essere musicisti, si svolgono gli studi regolari per acquisire il diploma in strumento, ma si fa musica tanto per fare. Noi la musica la vivevamo da dentro; nelle nostre serate suonavamo sempre dal vivo, molto spesso improvvisavamo e il risultato che ne usciva soddisfava sempre chi ci ascoltava. Oggi quelli che ritengono di essere musicisti si muniscono di basi registrate che gli facilitano il lavoro, ma il risultato cambia decisamente. Non può ritenersi musicista chi lo fa solo per guadagno: la musica la devi sentire dentro, la devi vivere, devi divertirti suonando, emozionarti ed emozionare chi ti ascolta.
Autore : Angela Quadroni
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