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Corriere di Gela | Adas, 32 anni di impegno continuo e solidale
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notizia del 09/04/2011 messa in rete alle 14:58:58

Adas, 32 anni di impegno continuo e solidale

Donare il sangue è un grande atto di solidarietà e amore, in grado di salvare vite umane e trasformare un “addio” in un “arrivederci”. Esso diventa impegno totale e consapevole, esperienza civile e umana aperta ai bisogni del prossimo. Lo sforzo che l’Adas (Associazione Donatori Autonoma Sangue) di Gela ha compiuto in oltre 32 anni di servizio, sensibilizzando la città e il comprensorio all’importanza della donazione, ha contribuito certamente a favorire un clima di serenità e speranza per tante persone. L’associazione, costituitaa nel 1978 e operante nelle sedi di via Italia e via Appennini (dove è presente il Centro di raccolta fisso), ha cercato di dare l’esempio attraverso un’opera di volontariato basata sull’altruismo e la generosità. Questo ha consentito la diffusione di un servizio utilissimo ed indispensabile per la salute, al fine di aiutare soggetti con particolari malattie (emofilia, talassemia, leucemia, tumori, altre emopatie ecc.). Tutto ciò lo capiamo anche dalle parole del suo presidente, il dott. Felice Damaggio, che abbiamo intervistato allo scopo di comprendere ancora da più vicino il senso di questo lavoro così prezioso, affiancato dalla collaborazione di volontari e operatori sanitari e affacciato ai bisogni della collettività. – Dott. Damaggio, quali risultati ha raggiunto l’Adas durante questi mesi in termini di donazione? «Nei primi tre mesi, riferendoci alle donazioni, abbiamo conseguito dei risultati che rimangono nella norma. Rispetto al 2010, c’è una registrazione di venti sacche in meno. Non è un dato particolarmente positivo, ma non possiamo neanche definirlo del tutto negativo».

– Ritiene che oggi ci sia una maggiore disponibilità rispetto alla donazione?

«No. Ogni anno che passa notiamo purtroppo la presenza di un minor numero di persone disponibili a donare. Sono i giovani la categoria più lontana dalla donazione, e ciò per motivazioni diverse. Tra queste, possiamo citare la crisi delle famiglie, dove i ragazzi non sono adeguatamente sollecitati dai genitori, e l’uso di droghe, fenomeno che è sotto gli occhi di tutti e sul quale non si può tacere. Inoltre, ci sono errati costumi di vita. Tuttavia, non è nostro compito educare i giovani. Ci vuole un intervento globale e unitario della famiglia, della chiesa e della scuola, le quali dovrebbero sensibilizzare di più al valore di questo gesto».

– Qual è la sua percezione sul rapporto dei giovani verso la donazione?

«E’ una percezione che lascia molto a desiderare. Avremmo bisogno di nuovi donatori, giovani sui 18-19 anni, capaci di sostituire coloro che, raggiunti i limiti di età, non possono più donare. Si era creato a tal scopo una specie di premio, un viaggio in Europa per un donatore che avesse portato un’altra persona disponibile in tal senso. Ad ogni modo, aspettiamo sempre nuove persone». – A suo avviso, in oltre 32 anni di attività da parte dell’Adas, si è creata all’interno del nostro territorio una cultura della donazione?

«Certamente. Questa cultura è venuta fuori. Basti pensare che siamo passati da 1300 a 3500 sacche. Tuttavia, a Gela è diventata più “soft”. Pur essendo una grande realtà industriale, non si pone in termini di donazione ai livelli di Mazzarino e Butera, dove si ha un sistema di vita diverso».

– Il Centro di raccolta fisso di via Appennini quali vantaggi ha portato nella logistica della donazione?

«Questo centro è stato fondato con i criteri autorizzativi dell’ASP di Caltanissetta, dell’Assessorato alla Sanità di Palermo e del Presidio Ospedaliero di Gela. Esso è stato creato per fornire una strada preferenziale al donatore. Qui non si pongono problemi di parcheggio, il medico non ha urgenze di tipo ospedaliero, c’è un ambiente confortevole, colorato e igienicamente perfetto, ed inoltre non si respira l’atmosfera ospedaliera e ci si sente a casa propria».

– Come stanno rispondendo Mazzarino e Butera, dove l’Adas opera già da qualche anno? «Benissimo. Abbiamo ripreso l’attività a Mazzarino nel 2005, chiudendo l’anno con 44 donazioni, mentre nel 2010 siamo arrivati a 860. A Butera siamo partiti nello stesso anno con 70 donazioni e siamo giunti alle 360 del 210. Grazie alla direzione generale dell’ASP, Mazzarino e Riesi hanno messo a disposizione i propri poliambulatori. Gela “vivacchia” sulle 2400 donazioni. C’è poi da considerare l’aspetto territoriale. A Ragusa riusciamo a raccogliere 15.000 sacche di sangue su una popolazione di 60.000 abitanti, mentre Gela che ne conta 80.000 , raggiunge quota 2400 sacche. Questo la dice lunga sui contenuti».

– Quanti donatori sono attivi allo stato attuale?

«Al momento abbiamo circa 2400 donatori, e questi comprendono anche le città di Mazzarino e Butera».

– Quali sono i prossimi obiettivi dell’associazione?

«Non ci sono obiettivi. L’associazione opera in funzione delle esigenze dell’azienda ospedaliera, oggi unica e comprendente diversi comuni. Occorre raccogliere quante più sacche possibili, per dare adeguate risposte ai soggetti talassemici. E non è solo una questione di trasfusione, dal momento che il sangue è composto anche da altri elementi essenziali, e l’uso degli emoderivati risulta fondamentale. L’Adas, a breve, effettuerà nel pomeriggio degli screening per una maggiore tutela dei suoi donatori. E’ stato stipulato inoltre un accordo con i “Supermercati 3” di Via Cicerone e “Conad” di via Tevere, dove i donatori possono beneficiare di uno sconto del 5% presentando un apposito tesserino».


Autore : Marco Di Dio

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