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Corriere di Gela | Pensiero antico e moderno
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notizia del 09/07/2012 messa in rete alle 11:52:36

Pensiero antico e moderno

Dieci anni sotto le mura di Troia, due eserciti si sono misurati senza una vittoria e senza una sconfitta, lo stallo, l’impossibilità di trovare una soluzione. Due popoli, ma lo stesso pensiero, la stessa onestà, le stesse regole, l’onore e la rettitudine, la gloria basata sul rispetto del nemico che è sacro, degno, la ricerca di una vittoria gloriosa, o di una morte da eroe. Aiace e Achille da un lato, Ettore ed Enea dall’altro.

Gli stessi dei schierati a loro volta non trovavano una soluzione ad un conflitto che ormai stava logorando due popoli, due civiltà. Era e fu uno scontro impossibile, perché i due erano uno, parlavano la stessa “lingua” formulavano lo stesso modus cogitandi, e lottavano per gli stessi ideali. Il loro pensiero era semplice, schietto, diretto, le loro frasi chiare, esplicite, le comunicazioni avevano un contenuto affidabile e credibile basato sulla onestà. Una cosa è quella e non può essere nessun altra. A è A e non può essere B. In una lotta senza fine i due eserciti rischiavano lo sfinimento, la rinuncia per logoramento. Fu in quella particolare circostanza che nacque un pensiero nuovo, un modo di pensare diverso, A pur rimanendo A poteva anche essere B, forse rimanendo A poteva essere B, ma poteva non essere A ed essere solo B.

I greci potevano essere ripartiti, e lasciare il cavallo sulla spiaggia per implorare la clemenza degli dei, ma poteva anche essere falso, un trucco, un doppiogioco, come in realtà fu. Ulisse incarnò l’uomo nuovo, la meta-comunicazione, il dubbio, la menzogna, la costernazione dei troiani dinanzi ad una nuova e diversa possibilità della mente umana. A cosa credere? Ansia , sgomento, paura, il terrore si impadronì dei troiani. Cassandra ancora una volta non fu creduta. L’uomo nuovo fa il doppiogioco, dice e mente, parla e falsifica, è amico o nemico? Infine si dimostrerà vincente ed il cavallo fu introdotto nella città portando distruzione e morte, la fine di Troia e della sua millenaria civiltà. La fine del pensiero semplice, dell’onore e della rettitudine, la fine della chiarezza. Non c’era più posto per gli antichi eroi, ne per Aiace che si suicidò, ne per Achille ucciso da un inetto, ne per Ettore che non poteva vincere, ognuno andò incontro al proprio destino, per fare spazio a Ulisse, l’uomo moderno, che introdusse nuove regole, che parlando falsificava, parlando inquietava.

Ma poteva il nuovo pensiero vincere e stravincere? Poteva fare a meno di tutto il mondo di prima, poteva reggere da solo il consorzio umano? Non poteva, l’uomo ha bisogno di regole certe, deve potersi fidare, senza regole è il caos e l’umanità si distrugge e si estingue, per cui il nuovo necessita del vecchio, menzogna e sincerità vanno spulciate volta per volta, Ulisse non poteva vincere senza Filottete sotto le mura di Troia e la menzogna e l’inganno alla lunga non portano da nessuna parte. La nostra civiltà occidentale nasce con il pensiero di Ulisse, ma conserva nel cuore gli antichi eroi della Grecia.


Autore : Francesco Lauria - medico chirurgo,specialista in Psichiatria

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